Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Viaggio nel 4.0 che cambia la nostra vita
L’evento di Corriere Imprese. «La sfida delle competenze»
VERONA Dai trattori interconnessi alle lavatrici che fanno autodiagnosi dei guasti fino ai telai tessili pieni zeppi di sensori: il mondo 4.0 è già tra noi e cambierà la nostra vita. Ieri, a Verona, incontro di Corriere Imprese.
VERONA Dai trattori supertecnologici della Antonio Carraro Spa di Campodarsego (Pd), interconnessi e dialoganti ai telai tessili del gruppo Santex di Trissino (Vi) zeppi di sensori per la manutenzione preventiva. Dalle lavatrici con la Sim incorporata per l’autodiagnosi della Imesa di Cessalto (Tv), alla piattaforma Gdsp di Vodafone per far «parlare» gli oggetti. Cronache dal mondo 4.0, una rivoluzione dirompente che è già tra noi anche se molti non lo sanno o, forse, fingono di non li riguardi (oltre l’80 per cento delle imprese venete dichiara di non adottare alcuna tecnologia 4.0). Ieri pomeriggio a Verona, nella sala conferenza del Banco-Bpm di via San Cosimo a Verona, un incontro organizzato da Corriere Imprese Nordest (supplemento mensile del Corriere del Veneto e di Verona, in edicola il secondo lunedì di ogni mese) si è dato spazio alle storie imprenditoriali che stanno cavalcando l’innovazione digitale. Ma anche, e forse soprattutto, si è parlato di come quello che accade dentro le fabbriche sta cambiando e cambierà la società in cui viviamo. «Nemmeno tra i nativi digitali che incontro nelle scuole c ’è vera consapevolezza di vivere nel bel mezzo di una rivoluzione industriale - ha sottolineato nei suoi saluti il direttore del Corriere del Veneto e di Verona, Alessandro Russello - Ma il digitale non è solo macchine, trasforma la società e gli uomini». Allo stesso modo, Industria 4.0 - ovvero il piano dell’allora governo Renzi e del ministro Calenda per favorire l’adeguamento tecnologico delle nostre imprese - «non si può ridurre solo alla leva fiscale», duce Gianni Potti, presidente del Comitato nazionale di Confindustria per i servizi innovativi: «C’è molto altro - sottolinea - big data, robotica, marketing. La nuova filiera è data da valore aggiunto. Non si parla più di prodotto, ma prodotto-servizio».
Come spesso accade, l’Italia è arrivata in ritardo rispetto ad altri paesi. Per questo è utile ripassare la lezione di chi, come la Germania, ragiona sull’impatto del digitale sul sistema produttivo da molto tempo: attenzione, più che all’informatica, al «cyber physical», che viene talvolta definito «l’Internet delle cose»; la fabbrica del futuro è flessibile, si sa adattare in tempo reale al mercato. La rivoluzione è, insomma, tanto tecnologica quanto è culturale. E proprio per questo, il blocco di fatto dei bandi per i competence center, i centri sui territori che dovrebbero favorire l’incrocio tra imprese e competenze e parte integrante di Industria 4.0 al pari degli incentivi per sostituire i macchinari, «è una cosa molto grave».
Le implicazioni di trovarsi i mpreparati a f ronteggi a re l’innovazione tecnologica le suggerisce il sociologo Massimiano Bucchi: «Pensiamo al successo di Uber. È stato reso possibile perché non ci siamo fatti per tempo domande importanti su come ripensare la mobilità urbana. Allo stesso modo la fisionomia delle nostre città rischia di venire ridisegnata da società come Airbnb, Ryanair». Per non dire del grande convitato di pietra della rivoluzione digitale: le prospettive occupazionali nel mondo dei robot nelle fabbriche. Lo sottolinea Liliana Carraro, la cui azienda sta pure cavalcando alla grande il 4.0 con un piano da 20 milioni di euro di investimenti: «Si dovranno formare nuove competenze da inserire, problema dei tecnoesclusi, nuove generazioni dovranno essere istruite all’utilizzo di questi macchinari». Ma attenzione :« Anche chi lavora in settori tecnologici rischia di diventare tecno- escluso, se non si aggiorna costantemente », avverte Sara Trabucchi, responsabile delle soluzioni per la trasformazione digitale delle imprese di Vodafone (partner dell’evento organizzato ieri a Verona) che, «partendo da un focus prevalentemente con su mer,d al 2006 ha iniziato un percorso lungo e faticoso per proporsi, oggi, come partner credibile per le aziende»..
Tra tante incertezze, una cosa pare certa: il futuro è nei dati. Lo pensa Ferdinando Businaro, presidente di Santex Rimar: «Saranno loro, e non gli ingegneri, a suggerirci la macchina del domani. L’industria 5.0 sta tutta qui». «I dati sono fondamentali e spesso smentiscono impressioni empiriche - conviene Luciano Miotto, presidente di Imesa - La verità è che non sappiamo ancora come sarà il futuro, sappiamo solo che dovremo correre. Se rinunci alla tecnologia, qualcun altro l’avrà al posto tuo. E perdi il vantaggio competitivo costruito, nel nostro caso, in 49 anni».
Bucchi La fisionomia delle nostre città rischia di essere ridisegnata