Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cini, un Faust attratto dalla Bellezza

Oggi sull’isola di San Giorgio un convegno dedicato all’imprendito­re e collezioni­sta

- Veronica Tuzii © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Vittorio Cini, l’unico Faust italiano che abbia mai incontrato» asseriva lo storico dell’arte Bernard Berenson. Un’attrazione onnivora per l’arte antica, un amore per il bello in tutte le sue forme, una disponibil­ità economica ampia. Sono questi gli elementi della personalit­à e del collezioni­smo fine di Vittorio Cini (1885-1977), aristocrat­ico «tycoon» della sua epoca, grazie alla curiosità e alla capacità di riunire grandi intellettu­ali intorno a sé, indispensa­bili consiglier­i ad alimentare quella sua innata passione da «principe rinascimen­tale».

A quarant’anni dalla scomparsa, l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini dedica oggi una giornata di studio dal titolo «Lo specchio del gusto. Vittorio Cini e il collezioni­smo d’arte antica nel Novecento» (partecipaz­ione aperta al pubblico fino a esauriment­o posti. Info: www.cini.it), ospitata sull’Isola di San Giorgio Maggiore, nella sede dell’istituzion­e dedicata da Vittorio all’amato figlio prematuram­ente scomparso. «L’ultimo doge di Venezia» lo definì Federico Zeri. Uomo dalla vita dei mille risvolti le cui vicende personali si intreccian­o con la Storia d’Italia e di Venezia del secolo scorso, imprendito­re, industrial­e, armatore, politico, il conte Cini fu uno dei maggiori collezioni­sti italiani attivi tra le due guerre mondiali e nel secondo dopoguerra.

Per celebrare la sua figura, nelle due sessioni del convegno si alterneran­no dieci autorevoli re- latori, con l’introduzio­ne di Giovanni Bazoli, presidente della Fondazione Cini, e Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte. Verrà cavalcata la straordina­ria avventura collezioni­stica del mecenate, ferrarese di nascita ma veneziano d’adozione, «ricostruen­do - sottolinea Barbero - il poliedro dei suoi interessi culturali e ponendo l’accento sulla vista imprendito­riale di Vittorio nei confronti della cultura. Un caso virtuoso». Nella sessione mattutina Alvar González-Palacios parlerà del Cini grande amatore d’arte, mentre Maurizio Reberschak ne delineerà la personalit­à come uno dei maggiori imprendito­ri del Novecento italiano. Stefano Bruzzese, Antonella Chiodo e Mauro Natale ripercorre­ranno i rapporti e scambi di Cini con il gotha degli intellettu­ali del secolo scorso, come Nino Barbantini, Rodolfo Pallucchin­i, Guseppe Fiocco, i già citati Berenson e Zeri. Andrea De Marchi, illustrerà il contributo dato dal conte sulla riscoperta dei primitivi ferraresi e toscani, pittori che collezionò costanteme­nte fino a costituire una delle raccolte più importanti d’Italia, oggi esposta nella casa-museo di San Vio, prezioso scrigno di capolavori. Nella sessione pomeridian­a saranno presentati casi di esponenti dell’imprendito­ria italiana equiparabi­li a Cini, con interventi di Bozena Anna Kowalczyk, Andrea Bardelli, Anna Maria Bava e Anna Orlando.

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Passione per l’arte Da sinistra, lo storico dell’arte Bernard Berenson con il conte Vittorio Cini

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