Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Ho ucciso mio padre», «una bugia»

Parla il fratello di Carlo Frisiero, in carcere a Bologna dopo l’ammissione: «Non gli credo»

- Centin

TREVISO Rimane in carcere Carlo Frisiero, 44enne di Oderzo che sabato sera ha confessato ai carabinier­i di Bologna di aver ucciso il padre Nino Luciano, soffocando­lo, nel settembre 2016. Così ha deciso il giudice che ieri ha convalidat­o il fermo per omicidio volontario. «Non ci credo, è assurdo, non torna nulla di quello che ha raccontato - commenta sbigottito il fratello Stefano - la sua è solo una richiesta di aiuto». Ora gli atti passeranno alla procura di Treviso.

TREVISO «Mio fratello che confessa ai carabinier­i di aver ammazzato mio padre più di un anno fa? Non ci credo, è assurdo, non c’è nulla che torna nel suo racconto: Carlo ha tentato fino all’ultimo di salvarlo, c’è la chiamata al Suem registrata a provarlo, sono convinto che il suo sia un momento di follia, solo una richiesta di aiuto. Gli inquirenti devono scavare bene. A fondo».

È sbigottito, incredulo, Stefano Frisiero, artigiano di San Polo di Piave, Treviso. Da sabato notte, da quando i carabinier­i gli hanno suonato il campanello di casa per avvertirlo che il fratello Carlo era stato sottoposto a fermo per omicidio volontario e si trovava in carcere a Bologna (dove rimarrà come ha deciso ieri il giudice), ha perso il sonno. Si tormenta con mille domande a cui non sa dare risposta, ed è tornato a riaccender­e la memoria su ogni maledetta sequenza di quel 24 settembre 2016 quando è corso col cuore in gola a casa di papà Nino Luciano, a Oderzo, e si è trovato davanti i paramedici del Suem 118 che tentavano di far tornare a battere il suo vecchio cuore. Tutto inutile.

«In quel periodo io e Carlo ci dividevamo per assistere papà, che a detta dei medici era arrivato a un punto di non ritorno» racconta Stefano Frisiero . Il genitore di 77 anni, un volto conosciuto anche a Lignano e Bibione dove per anni, in estate, ha gestito dei bazar. «Carlo, che viveva con papà quando non era all’estero, quella mattina lo aveva sentito chiamare e lo aveva trovato che cadeva dalla poltrona - racconta il parente - ; si era prodigato subito chiamando il Suem, facendo arrivare un’ambulanza dal vicino pronto soccorso e facendosi dirigere al telefono per praticare le manovre rianimator­ie: c’è la telefonata registrata». Eppure il 44enne arrestato sabato sera avrebbe raccontato ai carabinier­i di Bologna, pare alternando momenti di grande lucidità a stati di disorienta­mento, che era colpa sua. Che aveva fatto ingerire al genitore con una patologia alla gola e quindi con problemi di deglutizio­ne, «un alimento comprato in farmacia reso pastoso». Forse una bevanda vitaminica, di cui però non ricordava il nome. «Una sostanza liquida a cui ho dato consistenz­a, con cui ho fatto soffocare papà» avrebbe raccontato il 44enne, forse incapace di accettare la sofferenza del pensionato.

Ma per Stefano Frisiero non c’è nulla che torna nella confession­e choc che sabato sera suo fratello ha rilasciato ai carabinier­i di Bologna Centro. «Se fosse morto soffocato perché non è emerso? I medici hanno parlato di morte naturale ed è stata archiviata come tale» fa sapere ancora Stefano Frisiero che ha incontrato il parente l’8 novembre scorso, giorno del suo compleanno. «Ci siamo incrociati a casa di papà: una stretta di mano per gli auguri, lui mi è sembrato come al solito».

In tasca, sabato sera, il fratello aveva un biglietto per Istanbul e di lì a poco avrebbe dovuto ragin giungere l’aeroporto per imbarcarsi per la Turchia. Uno dei suoi tanti viaggi all’estero «per le sue ricerche di antropolog­ia che aveva intrapreso dopo la laurea in psicologia» racconta il familiare. Ma quell’autodenunc­ia inaspettat­a - sulla quale ora dovranno essere trovati riscontri - ha cambiato ogni piano: il 44enne è stato sottoposto a fermo e portato carcere. Dove rimane. Così ha deciso ieri il gip Rita Zaccariell­o che ha convalidat­o il suo fermo. Frisiero, comparso davanti a lei in mattinata, aveva scelto la via del silenzio. «La chiave di tutto potrebbe essere a casa di papà, nei tanti manoscritt­i che Carlo ha lasciato - è convinto Stefano : non so scavare nell’indole di mio fratello ma penso che con questo suo continuo viaggiare si possa essere messo in pericolo e fosse in cerca di protezione, che con questa storia senza senso avrebbe trovato».

Un puzzle di tessere che non tornano a posto. Per la famiglia e sembra pure per gli investigat­ori. A far quadrare il cerchio starà ora alla procura di Treviso, a cui verranno trasmessi gli atti per competenza. Di certo non c’è più salma da riesumare. «Abbiamo cremato papà come da suo desiderio».

 ??  ?? In cella Carlo Frisiero, 44 anni
In cella Carlo Frisiero, 44 anni
 ??  ?? Il figlio Carlo Frisiero, ora in carcere
Il figlio Carlo Frisiero, ora in carcere
 ??  ?? Il padre Nino Luciano Frisiero
Il padre Nino Luciano Frisiero

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