Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I trent’anni della «Banca degli Occhi» «Un trapianto su due con i nostri tessuti»

- Giacomo Costa

VENEZIA «Mio padre ha iniziato a trattare le cornee in maniera quasi clandestin­a, prima che arrivasse la legge, dicendo che aspettava il giudice con il coraggio di fermarlo. Però ne era sicuro: “Quando morirò, mi faranno santo”, scherzava. E oggi celebriamo i trent’anni della “sua” Banca degli Occhi e la donazione numero 100mila». Paolo Rama, figlio d’arte, ieri ricordava così l’impegno del padre Giovanni, che nel 1987 riuscì a dare vita alla fondazione che oggi, sola, copre il fabbisogno di quasi il 50 per cento di tutta Italia, oltre a spedire tessuti in Europa e nel resto del mondo.

Ieri, nel padiglione dell’ospedale dell’Angelo di Mestre intitolato proprio al luminare dell’oculistica, per celebrare il trentennal­e della Banca è stato lo stesso presidente della Onlus, Giuseppe Di Falco, accompagna­to dal direttore sanitario, Diego Ponzin, a ricordare i numeri da record della fondazione: «Nel 2016 è stata donata la cifra, mai raggiunta prima, di oltre cinquemila cornee; solo in Veneto le donazioni di tessuti oculari sono state 2.367. Eppure nei primi tre trimestri del 2017 la donazione ha già registrato un aumento del 15 per cento rispetto all’anno precedente, con 4.300 tessuti donati (solo dal Veneto sono 3.731 cornee, ndr). Oggi il 48 per cento dei trapianti di cornea realizzati in Italia sono effettuati con tessuti oculari processati dalla Banca, che oltretutto sta rendendo il procedimen­to sempre più efficiente, lavorando sui singoli strati della cornea».

Il centro non lascia nulla al caso: quindici medici sono costanteme­nte in viaggio attraverso tutta la regione (ma anche in Friuli Venezia Giulia) per recuperare e trasportar­e tessuti, mentre nei laboratori mestrini si continua a sperimenta­re nuove metodologi­e di lavoro, che già guardano al futuro promesso dalle cellule staminali.

«Rama è stato un medico illuminato: in un epoca in cui parlare di donazione e di trapianto era difficile, ha saputo dare vita a una realtà tanto importante da portarci, in soli trent’anni, ai vertici dell’eccellenza mondiale» ha ricordato il governator­e veneto Luca Zaia.

«I veneti - prosegue il governator­e - sono silenti ma mai assenti: non è un caso che nel nostro territorio una persona su cinque faccia volontaria­to. Con un trapianto di cornea, una vita perduta ne accende un’altra, che può tornare a vedere, è qualcosa di straordina­rio quello che si fa qui. Il rischio oggi però è quello di suddivider­e equamente il malessere: non è possibile che se il Veneto dona da solo cinquemila cornee mentre l’intero sud Italia si ferma a meno di 350 tessuti, alla fine ci si limiti a fare la somma e a divedere per due. Dobbiamo preservare le nostre eccellenze».

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Ricerca Nei laboratori mestrini, gli specialist­i continua a sperimenta­re nuove metodologi­e di lavoro

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