Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Treviso Capitale della Cultura italiana Ancora attesa per le dieci finaliste
Slitta la pubblicazione delle città che affronteranno l’ultima selezione
TREVISO Posticipata, forse addirittura di qualche settimana, l’indicazione delle dieci finaliste in lizza per diventare «Capitale della Cultura italiana del 2020» che era attesa per ieri. I protagonisti, però, continuano a esortare a puntare su un’unica identità fondata sulla cultura. Treviso ci spera e ha le carte in regola per giocarsela almeno nella seconda fase. In palio c’è un milione di euro stanziato dal Ministero dei Beni delle attività culturali e del turismo per finanziare un progetto ma c’è soprattutto il titolo di cui potersi fregiare e su cui puntare per il ritorno turistico (e l’innegabile indotto).
In queste ore in città sale la tensione e di pari passo aumentano le aspettative ma Marco Tamaro, direttore di Fondazione Benetton e guida del comitato scientifico a sostegno del progetto «Treviso 2020», invita tutti a non sprecare l’occasione e a cogliere da subito le opportunità contenute in quel piano. «Treviso è una città dalle molte potenzialità. Con le associazioni e le istituzioni, che sono state sentite dal comune che ha fatto da regista, credo ci sia l’opportunità di fare sistema e non una sommatoria di offerta. A prescindere dalle decisioni che arriveranno da Roma l’idea è di usare il progetto per sviluppare una nuova identità della città».
Il perimetro delle mura di Treviso può delimitare la piazza di un’area vasta, cucita dalla cultura e dall’arte, dai prodotti d’eccellenza e magari anche dagli eventi sportivi. Mettere quindi a sistema non solo il capoluogo ma anche i comuni contermini. «L’intelaiatura della città è già un museo. Treviso rappresenta la grande piazza a cui si somma la conurbazione. Fare una sintesi e avere un’unica identità. Si può fare da subito».
Nel dossier con cui Treviso punta a battere gli altri 30 concorrenti, capoluoghi di provincia e non solo, ci sono 200 eventi in programma. Festival, mostre, rassegne e eventi musicali. Un programma di altissimo livello che, anche per scaramanzia, il comune ha tenuto parzialmente segreto. Gli sfidanti in corsa sono comunque agguerriti e non solo perché sperano di ottenere il finanziamento ma anche perché hanno una loro identità da offrire: da Agrigento a Benevento, passando per Macerata, Messina, Montepulciano, Noto, Nuoro, Oristano, Parma, Prato, Ragusa, Reggio Emilia e Vibo Valentia, solo per citarne alcuni.
In palio oltre al maxi finanziamento c’è anche la stima di una dote di almeno un milione di visitatori. Ma un primo concreto risultato c’è già stato, spiegano dagli ambienti di Cà Sugana. Il comune ha allacciato i rapporti con tutti i possibili attori, dalle associazioni alle categorie economiche. Una rete di contatti e intenti che ora va capitalizzata. «Un piano di lavoro che coinvolge tutti e produrrà vantaggi indiscutibili, anche se non arrivasse a Treviso il titolo di Capitale della cultura», ha sottolineato da subito l’assessore comunale Luciano Franchin.
«Tra le istituzioni da coinvolgere – prosegue Tamaro – ci sono anche i beni della curia a cui va fatta una proposta. Dagli edifici di culto a quelli diocesani ci sono dei veri e propri tesori che vengono offerti al pubblico». Offerti ma senza essere parte integrante di un percorso che potrebbe permettere a tutti di fare un salto di qualità.
A scendere in campo, al fianco di Treviso, il presidente della Regione Luca Zaia, che siede nel comitato promotore con il sindaco, il vescovo Gardin, Luciano Benetton, tre rettori. Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno. Cultura, istituzioni, imprese, registi, scrittori, giornalisti e docenti universitari. Il salto di qualità è ad un passo, quello che serve è una cabina di regia che sia in grado di mettere tutti d’accordo. Uno snodo cruciale, un potenziale tema anche per la prossima, imminente, campagna elettorale.