Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Vettorel, il pm blocca la scarcerazione Il papà: «È una situazione assurda»
Resta in cella il diciottenne arrestato al G20 di Amburgo. Oggi il responso decisivo
VENEZIA Fabio Vettorel è libero. Anzi no. Forse stamattina. Rischia di diventare la storia infinita la vicenda giudiziaria del diciottenne feltrino arrestato il 7 luglio ad Amburgo — insieme alla concittadina Maria Rocco, rilasciata il 10 agosto scorso — per aver partecipato ad un corteo contro il G20. Ieri la giudice del processo che lo vede imputato per «grave disturbo alla quiete pubblica» e «attacco portato alle forze dell’ordine» in gruppo, ha accolto la nuova istanza di sospensione della custodia cautelare nel carcere minorile di Hanofersand presentata mercoledì dai difensori Gabriele Heinecke e Claudia Warnke-Timmermann. Istanza inoltrata il secondo giorno consecutivo di udienza, in cui i testi dell’accusa (tutti agenti) non hanno prodotto alcuna prova del coinvolgimento del ragazzo negli scontri con la polizia. Nessuno di loro l’ha riconosciuto tra coloro che hanno lanciato sassi contro le forze dell’ordine e dai video girati quel 7 luglio si vede Vettorel che cammina tranquillo, zainetto sulle spalle, accanto ad altri partecipanti al corteo, altrettanto calmi. E infatti oggi, dopo quattro mesi in prigione, sarebbe potuto andare a vivere con la madre Jamila Baroni, che da subito si è trasferita ad Amburgo. Per lui la giudice aveva disposto l’obbligo di firma tre volte alla settimana e una cauzione di 10mila euro.
Ma a metà pomeriggio, l’ennesimo coup de theatre: la Procura ha diramato un comunicato stampa in cui annuncia di aver presentato ricorso, chiedendo al Tribunale di Amburgo di rinviare la liberazione dell’operaio veneto al pronunciamento sull’impugnazione stessa. La risposta è attesa stamattina e Vettorel l’aspetta in cella. «Se il ricorso sarà respinto Fabio uscirà, sennò rimarrà in carcere — conferma mamma Jamila —. Ci siamo già passati il 19 agosto, con la prima istanza di sospensione della custodia cautelare accettata dal giudice ma bloccata dal ricorso della Procura. Anche in quell’occasione eravamo pronti a pagare la cauzione». «Ma stavolta la situazione è assurda — nota Roberto Vettorel, che una volta alla settimana parte da Feltre per andare a trovare il figlio in carcere —. Dopo due udienze in cui non è emerso nulla a carico di Fabio, l’impugnazione non ha alcuna logica. Ieri Jamila era andata a ritirare i soldi per pagare la cauzione, ne aveva parlato al telefono con Fabio, non pensavamo che la pm presentasse ancora ricorso. Eravamo convinti che sarebbe uscito, invece è arrivata questa doccia gelata. Ma io sono orgoglioso di lui, condivido i suoi ideali». Deluso il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, che con i colleghi di Belluno e Cesa Maggiore ha scritto una lettera al console tedesco a Roma per chiedere la scarcerazione del diciottenne. «Mai avuta risposta — rivela —. Abbiamo allora cercato di sensibilizzare i nostri parlamentari con fiaccolate e serate di musica e dibattiti organizzate insieme agli amici di Fabio, invano».
«L’opposizione della Procura si basa sul nulla — spiega l’avvocato Margherita D’Andrea, inviata come osservatore dall’«Associazione europea degli avvocati per la democrazia e i diritti umani nel mondo», collegata all’italiana «Giuristi Democratici» —. Non sussistono gli elementi per giustificare la custodia cautelare: non esiste pericolo di fuga e non sono emersi elementi indiziari. La pm basa il ricorso sulle dichiarazioni spontanee rilasciate da Vettorel all’inizio del processo, che lei interpreta, lo ha detto in aula, come un messaggio subliminale lanciato per sobillare i compagni antagonisti. Follia». Ma cosa aveva detto Fabio davanti al giudice? «Per me venire ad Amburgo è stato prima un dovere che un diritto — le sue parole — ho pensato all’iniquità che flagella oggi il pianeta. L’1% della popolazione più ricca del mondo detiene la stessa ricchezza del 99% più povero. Poi ho pensato ai fiumi della mia bella valle violentati dai tanti imprenditori che vogliono le concessioni per costruire centrali idroelettriche. Ho pensato alle montagne colpite dal turismo di massa o diventate luogo di lugubri esercitazioni militari. Dove la bellezza viene distrutta in nome del progresso».
L’avvocato Non ci sono indizi a suo carico, nei video cammina e basta