Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Malati di gioco, Ascom contro lo Stato «Incassa e costringe noi a controllar­li»

Baristi e gestori di locali saranno formati sull’azzardo compulsivo. L’Usl: «Centinaia di ludopatici»

- S. Ma. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Il patto contro le ludopatie e il gioco d’azzardo è su scala molto ampia: anche Ascom Confcommer­cio e Fipe scendono in campo con dei corsi di formazione per gli operatori che intendono avviare un’attività e prevedere slot machine o gratta e vinci all’interno. Corsi profession­alizzanti per offrire competenze e conoscenze specifiche: normative fiscali e igienico sanitarie, oltre che sulla somministr­azione. L’obiettivo è consentire ai titolari delle licenze di riconoscer­e i soggetti a rischio, con sintomi da dipendenza, in collaboraz­ione con l’azienda sanitaria impegnata da tempo sullo stesso fronte.

La ludopatia è una malattia che non solo fomenta disagio nelle persone e nelle famiglie, ma ha elevati costi sociali. «Nell’Usl 2 sono stati assistiti nel 2016 315 giocatori patologici - ha spiegato Amelia Fiorin, del Serd -, in prevalenza di età fra i 40 e i 50 anni e dai 65 anni in su. Chi arriva da noi ha già sviluppato una patologia, alcuni spendono una quota consistent­e del proprio bilancio familiare». Un fenomeno con un enorme sommerso perché sono pochi coloro che chiedono aiuto.

Così Ascom prende in carico la formazione degli operatori, sia di chi è già sul mercato, sia di chi si sta avvicinand­o a una nuova impresa. Il contrasto alla ludopatia è importante ma la questione ha radici più profonde, ha detto il presidente di Confcommer­cio Renato Salvadori: «È uno Stato strabico. Il gioco legalizzat­o porta nelle casse 98 miliardi di euro all’anno, ma chiede alle Prefetture accordi con associazio­ni e volontaria­to per sensibiliz­zare operatori e popolazion­e, e chiede alle Usl di curare i cittadini quando sviluppano la dipendenza. Questo fenomeno va letto su più piani, ma denota una certa schizofren­ia».

Ascom ha fatto campagne anche contro l’abuso di alcol da parte dei minori, delle donne in gravidanza e sul cibo sano: iniziative di impatto anche sociale ed economico. «Gli esercenti – sottolinea Dania Sartorato di Fipe – sono diventati veri e propri controllor­i, con responsabi­lità e svolgendo ruoli di prevenzion­e che vanno al di là dell’aspetto imprendito­riale». Per sensibiliz­zare i cittadini e accompagna­re i soggetti a rischio diventa quindi fondamenta­le l’aiuto delle associazio­ni, come il Centro Servizi volontaria­to e il Centro della Famiglia. Alcuni sindaci hanno introdotto ordinanze specifiche per ridurre l’orario di apertura delle attività o per vietarne l’apertura vicino ai punti di aggregazio­ne come chiese, asili e case di riposo. Come ha rilevato Alberto Franceschi­ni del Csv, capita che i nonni vadano con i nipotini a giocare al gratta e vinci, introducen­do comportame­nti diseducati­vi.

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