Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Cancro, un paziente su sei nei protocolli di ricerca «E parte l’immunoterapia»
SANITÀ BELLUNESE L’ECCELLENZA Il primario Zustovich: «Nel nostro centro numeri imponenti»
BELLUNO Nell’ultimo anno, un paziente bellunese di oncologia su sei è stato inserito in un protocollo di ricerca e il suo caso ha contribuito a migliorare la ricerca scientifica sui tumori. Sono i dati più che incoraggianti che vengono dal reparto di oncologia dell’Ospedale di Belluno, riferiti agli ultimi mesi del 2016 e al periodo gennaio - ottobre 2017. «Settantotto casi negli ultimi dodici mesi sono stati inseriti in studi multicentrici: i dati relativi alla malattia vengono cioè analizzati per la ricerca nel campo delle nuove terapie per combattere le neoplasie», spiega Fable Zustovich, primario di Oncologia dell’ospedale bellunese. «Se consideriamo che a Belluno vediamo circa cinquecento nuovi casi all’anno, significa che ad essere inserito in un protocollo di ricerca è circa un sesto del totale. Sono numeri imponenti, quasi da centro di ricerca».
Il risultato - particolarmente innovativo rispetto al passato è possibile grazie all’attivazione di una collaborazione con l’Istituto Oncologico Veneto e con Ail (Associazione Italiana Leucemie-Linfomi), che ha consentito a Zustovich e alla sua équipe di finanziare la funzione di data managing dei casi clinici. L’attività di ricerca si rivolge soprattutto al settore dei tumori mammari, a quelli polmonari, della prostata e del grosso intestino che sono, purtroppo, i tumori più frequenti nella popolazione.
«Per quanto riguarda il carcinoma al seno inizieremo a breve una ricerca, sempre in sinergia con lo Iov, per le pazienti con tumore triplo-negativo, cioè con recettori ormonali negativi: pazienti, vale a dire, che non sono sensibili a ricettori ormonali e che finora hanno potuto sottoporsi solo alla chemioterapia».
Proprio grazie a questa sperimentazione, a Belluno si stanno facendo grandi passi avanti nell’applicazione delle nuove terapie possibili alternative alla chemioterapia, strada spesso necessaria per trattare il tumore, ma che porta con sé pesanti effetti collaterali. Ed è in questo campo che i medici di Belluno hanno avuto anche qualche (buona) sorpresa. «In un tipo di sperimentazione in particolare, quella sui tumori al seno operati non metastatici, tramite una ulteriore valutazione di tipo molecolare sul tumore abbiamo potuto evitare a una paziente su quattro la chemioterapia, ricorrendo al solo trattamento ormonale o altre cure meno invasive».
Anche a Belluno, intanto, sta arrivando quella che in molti considerano la nuova frontiera per il trattamento dei tumori: l’immunoterapia. «Tra le sperimentazioni che abbiamo attivato - dice Zustovich - ce n’è una che in un gruppo di pazienti con tumore alla mammella non sensibili alla terapia ormonale permette di valutare un trattamento con l’immunoterapia. La terapia immunologica permette al sistema immunitario di “vedere” il tumore che altrimenti riuscirebbe a rendersi invisibile agli anticorpi. È come se si lanciasse una secchiata addosso a un uomo invisibile».
Le immunoterapie aumentano positivamente le possibilità di cura in malati oncologici altrimenti difficilmente curabili, con pochi effetti collaterali (in alcuni soggetti possono stimolare troppo il sistema immunitario e dare luogo a problemi infiammatori), comunque minori rispetto ai chemioterapici. Tra le immunoterapie in attivazione al reparto di oncologia di Belluno, quella con il nuovo farmaco Avelumab. «È un anticorpo che ha dato buoni risultati in studi preliminari e che adesso viene sperimentato su larga scala. La buona notizia - conclude Zustovich - è che Belluno partecipa al gruppo di ospedali individuati dallo Iov di Padova che stanno attivando la sperimentazione».