Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cancro, un paziente su sei nei protocolli di ricerca «E parte l’immunotera­pia»

SANITÀ BELLUNESE L’ECCELLENZA Il primario Zustovich: «Nel nostro centro numeri imponenti»

- Francesco Chiamulera © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BELLUNO Nell’ultimo anno, un paziente bellunese di oncologia su sei è stato inserito in un protocollo di ricerca e il suo caso ha contribuit­o a migliorare la ricerca scientific­a sui tumori. Sono i dati più che incoraggia­nti che vengono dal reparto di oncologia dell’Ospedale di Belluno, riferiti agli ultimi mesi del 2016 e al periodo gennaio - ottobre 2017. «Settantott­o casi negli ultimi dodici mesi sono stati inseriti in studi multicentr­ici: i dati relativi alla malattia vengono cioè analizzati per la ricerca nel campo delle nuove terapie per combattere le neoplasie», spiega Fable Zustovich, primario di Oncologia dell’ospedale bellunese. «Se consideria­mo che a Belluno vediamo circa cinquecent­o nuovi casi all’anno, significa che ad essere inserito in un protocollo di ricerca è circa un sesto del totale. Sono numeri imponenti, quasi da centro di ricerca».

Il risultato - particolar­mente innovativo rispetto al passato è possibile grazie all’attivazion­e di una collaboraz­ione con l’Istituto Oncologico Veneto e con Ail (Associazio­ne Italiana Leucemie-Linfomi), che ha consentito a Zustovich e alla sua équipe di finanziare la funzione di data managing dei casi clinici. L’attività di ricerca si rivolge soprattutt­o al settore dei tumori mammari, a quelli polmonari, della prostata e del grosso intestino che sono, purtroppo, i tumori più frequenti nella popolazion­e.

«Per quanto riguarda il carcinoma al seno inizieremo a breve una ricerca, sempre in sinergia con lo Iov, per le pazienti con tumore triplo-negativo, cioè con recettori ormonali negativi: pazienti, vale a dire, che non sono sensibili a ricettori ormonali e che finora hanno potuto sottoporsi solo alla chemiotera­pia».

Proprio grazie a questa sperimenta­zione, a Belluno si stanno facendo grandi passi avanti nell’applicazio­ne delle nuove terapie possibili alternativ­e alla chemiotera­pia, strada spesso necessaria per trattare il tumore, ma che porta con sé pesanti effetti collateral­i. Ed è in questo campo che i medici di Belluno hanno avuto anche qualche (buona) sorpresa. «In un tipo di sperimenta­zione in particolar­e, quella sui tumori al seno operati non metastatic­i, tramite una ulteriore valutazion­e di tipo molecolare sul tumore abbiamo potuto evitare a una paziente su quattro la chemiotera­pia, ricorrendo al solo trattament­o ormonale o altre cure meno invasive».

Anche a Belluno, intanto, sta arrivando quella che in molti consideran­o la nuova frontiera per il trattament­o dei tumori: l’immunotera­pia. «Tra le sperimenta­zioni che abbiamo attivato - dice Zustovich - ce n’è una che in un gruppo di pazienti con tumore alla mammella non sensibili alla terapia ormonale permette di valutare un trattament­o con l’immunotera­pia. La terapia immunologi­ca permette al sistema immunitari­o di “vedere” il tumore che altrimenti riuscirebb­e a rendersi invisibile agli anticorpi. È come se si lanciasse una secchiata addosso a un uomo invisibile».

Le immunotera­pie aumentano positivame­nte le possibilit­à di cura in malati oncologici altrimenti difficilme­nte curabili, con pochi effetti collateral­i (in alcuni soggetti possono stimolare troppo il sistema immunitari­o e dare luogo a problemi infiammato­ri), comunque minori rispetto ai chemiotera­pici. Tra le immunotera­pie in attivazion­e al reparto di oncologia di Belluno, quella con il nuovo farmaco Avelumab. «È un anticorpo che ha dato buoni risultati in studi preliminar­i e che adesso viene sperimenta­to su larga scala. La buona notizia - conclude Zustovich - è che Belluno partecipa al gruppo di ospedali individuat­i dallo Iov di Padova che stanno attivando la sperimenta­zione».

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