Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Per me non sei Totò Riina ma il mio papà Scolpito nella mia vita»

Padova, il figlio del Capo dei Capi: «Le tue parole mi aiutavano a crescere, sei scolpito nella mia vita»

- Di Andrea Priante

«Non posso vederti, sentire la tua voce, ma se chiudo gli occhi non c’è distanza tra il mio cuore e il tuo». Sono alcune frasi che Salvuccio Riina, il figlio del boss morto giovedì notte, ha scritto sul suo blog.

PADOVA Forse se lo aspettava, Giuseppe «Salvo» Riina, quando ieri si è visto di fronte due carabinier­i. Sapeva che non lo stavano cercando per controllar­e che rispettass­e i rigidi «paletti» del regime di sorveglian­za speciale al quale è sottoposto da quando, nel 2012, si è trasferito a Padova. Perché stavolta, la «vittima» potrebbe essere lui.

I militari gli hanno notificato l’avviso dell’inchiesta per omicidio colposo aperta dalla procura di Parma in seguito alla morte di suo padre Totò, il «Capo dei Capi» di Cosa Nostra, deceduto nella notte tra giovedì e venerdì dopo una lunga malattia e - soprattutt­o - dopo che da mesi i suoi avvocati ripetevano che le sue condizioni di salute erano incompatib­ili con il regime carcerario. Un «atto dovuto», l’apertura di un fascicolo, in consideraz­ione dell’autopsia che sarà eseguita sul corpo del boss.

«Tu per me non sei Totò Riina, sei il mio papà» ha scritto il figlio sui social, poche ore prima che morisse. Salvo, 40 anni, lavora per una cooperativ­a di Padova che aiuta i bisognosi e ha scritto un libro sulla sua famiglia. Alle centinaia di messaggi di condoglian­ze, ha risposto così: «In questo giorno per me importante ma anche triste mi avete dato tanta forza e speranza. Vi ringrazio di cuore amici».

Giovedì pomeriggio, il figlio dell’uomo condannato a 26 ergastoli aveva ricevuto l’autorizzaz­ione ad andare a trovarlo, in ospedale a Parma: Totò ‘u Curtu era in coma già da qualche giorno. Ma Salvo Riina non ha avuto il tempo di raggiunger­lo.

Poche ore prima del decesso (giovedì era il compleanno del boss) suo figlio, sul blog che ha aperto da poche settimane, gli ha dedicato un lungo messaggio che ha il sapore di un addio. «Non posso tenerti per mano in questo momento papà, ma nel mio cuore sei presente in ogni momento. Non posso vederti, sentire la tua voce, ma se chiudo gli occhi non c’è distanza tra il mio cuore e il tuo, la tua voce ripercorre i miei ricordi di bambino e mi tornano in mente le tue parole», scrive Salvo. Frasi cariche di dolcezza, che contrastan­o con la crudeltà dimostrata da Totò Riina negli anni in cui era il capo indiscusso della Mafia siciliana. «Non posso più parlare con te come una volta prosegue - quando le tue parole facevano battere il mio cuore e mi aiutavano a crescere. Ma sappi che, se anche non ti tengo per mano, sei indissolub­ilmente scolpito nella mia vita. Parole che hanno un valore, un abbraccio, un’attesa e una certezza. Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà». Il messaggio si conclude con: «Ti voglio bene».

Dal suo arrivo a Padova, nel 2012, Giuseppe Salvatore Riina non ha mai infranto le regole imposte dal regime di sorveglian­za. In una intervista rilasciata al Corriere del Veneto, parlando del padre, disse: «Mi manca. In famiglia sappiamo benissimo che non uscirà mai vivo dal carcere e dal 41 bis. Uscirà “con i piedi in avanti”, perché purtroppo in Italia funziona così: tutto ciò che di brutto è accaduto va fatto pagare a Totò Riina, solo perché lui non sarà mai un pentito». Era l’aprile del 2013 e su una cosa aveva ragione: Totò Riina è morto da detenuto.

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 ??  ?? In gita a Venezia Una vecchia immagine di Totò Riina in vacanza a Venezia. All’epoca era ricercato
In gita a Venezia Una vecchia immagine di Totò Riina in vacanza a Venezia. All’epoca era ricercato

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