Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Aumentano i rifiuti «Non lamentiamoci colpa della ripresa»
VENEZIA Ricordate la DeLorean di «Ritorno al Futuro»? Nel secondo e nel terzo capitolo della trilogia capolavoro di Robert Zemeckis, «Doc» e Marty le fanno «pieni di spazzatura» per viaggiare nel tempo e infatti è grazie a bucce di banana, gusci d’uovo e insomma, manciate di «umido», che dal 1985 balzano nel «lontano» 2015. Oggi - nel «lontanissimo» 2017 - quella fantasiosa invenzione basata sul generatore «Mr Fusion» (nella realtà un macinacaffè riadattato dagli attrezzisti del film) è realtà: «Il ciclo, qui in Veneto, è ormai completato - spiega la responsabile dell’Osservatorio rifiuti di Arpav, Lorena Franz -. I camioncini a metano della nettezza urbana raccolgono l’umido ai cancelli delle case; l’umido finisce in digestori anerobici che ne ricavano biometano; il biometano finisce nei serbatoi dei camioncini; e si ricomincia». Non solo: dall’umido i digestori ricavano anche energia elettrica e compost, che viene poi impiegato come concime in agricoltura per coltivare frutta e verdura. Cioè «futuro umido».
È, questa, solo una delle suggestioni emerse ieri dalla presentazione del report annuale di Arpav sulla gestione dei rifiuti urbani, lunga serie di dati da leggere in controluce che a dispetto dell’argomento non proprio glam dicono in realtà molto sul Veneto di oggi. Come i 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti nel 2016, con un aumento del 2,2% rispetto al 2015 (ognuno di noi butta ogni anno 456 chili di roba nel cestino). «A prima vista potrebbe sembrare un dato negativo - spiega l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin - in realtà è dovuto da un lato all’aumento dei turisti, arrivati ormai a 65 milioni di presenze, dall’altro alla ripresa economica, che comporta un aumento della produzione industriale e, di conseguenza, dei consumi delle famiglie» (più 11% per la produzione di plastica, più 6,4% per quella dei Raee, ossia smartphone, computer e tv). Non tutta la ‘monnezza, insomma, viene per nuocere.
«L’aumento è però mitigato dalla crescita della raccolta differenziata, oggi a quota 67%, con 181 Comuni su 579 che hanno addirittura superato il 76%, fissato come obiettivo per il 2020» prosegue Bottacin. E le percentuali, frutto della diffusione del «porta a porta» (specie quello «spinto», con i bidoncini) e del compostaggio domestico e di iniziative come gli empori solidali per la raccolta delle eccedenze alimentari e le eco-sagre con stoviglie biodegradabili, salgono ulteriormente se si utilizza il metodo di calcolo dell’Ispra, che aiuta il confronto con le altre Regioni (fondamentalmente vengono conteggiati pure gli scarti, qui da noi solitamente esclusi): in Veneto siamo al 72,9%, contro il 64,2% del Nord Italia e il 47,5% della media nazionale.
«È grazie a questi numeri che siamo riusciti ad impedire l’apertura del nuovo inceneritore previsto dal piano nazionale» dice Bottacin. Oggi, in Veneto, dopo la chiusura di Fusina e Ca’ del Bue sono attivi due soli termovalorizzatori, a Padova e a Schio (ci finisce il 9% delle 2,2 tonnellate di cui si diceva, diventa energia elettrica), mentre le discariche sono 10 (ci va oramai solo il 4% dei rifiuti, meno 21% dal 2015), «che comunque stiamo progressivamente chiudendo e bonificando, fermo restando che non sono consentite nuove aperture - ricorda il direttore generale di Arpav Nicola Dell’Acqua, che proviene da esperienze nella Terra dei fuochi campana - a mio avviso due discariche sarebbero sufficienti ai bisogni del Veneto». Giusto per ricordare i costi: la chiusura della discarica di Sernaglia, nel Trevigiano, è costata alla Regione 1,4 milioni.
I rischi connessi alle infiltrazioni mafiose nelle aziende del settore e al traffico di rifiuti fuori dai centri di raccolta da parte di rom e stranieri? «Il contatto con le forze dell’ordine, in particolare i carabinieri del Noe, è costante - rispondono Bottacin e Dell’Acqua - ogni incendio, ogni episodio sospetto, è puntualmente segnalato alla procura. Non abbassiamo la guardia ma non si può dire che in Veneto vi sia un’emergenza».
Bottacin Attenzione ai casi di presunta infiltrazion e ma non c’è emergenza