Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Edilizia, è ancora crisi Allarme dei sindacati: dimezzati i lavoratori e le nuove costruzioni
Le sigle: «La ripresa economica? È molto lenta»
TREVISO Fra i comparti che hanno subito la crisi economica, l’edilizia è uno di quelli nei quali la sofferenza è stata più rapida e consistente: la forza lavoro, dal boom del 2008 con la corsa al mattone ad oggi, risulta praticamente dimezzata, così come la massa salariale che passa da 160 a 100 milioni di euro complessivi nella Marca, registrando una brusca discesa anche sui singoli stipendi.
Le costruzioni sono crollate del 60% e se l’edilizia ha tenuto botta è perché si è convertita alle ristrutturazioni, a restauri e ampliamenti: cantieri sull’esistente, insomma, e non sul nuovo a tratti arrestato, grazie anche alla maggiore sensibilità per il consumo zero del territorio. Le partite Iva del settore sono calate del 18%, da 14 mila a 11 mila unità (fra costruzioni, ingegneria civile e lavoratori specializzati). Cifre che messe in fila determinano uno scenario dai toni cupi. Tuttavia, i sindacati sottolineano che negli ultimi due anni la crescita nell’occupazione e nelle attività imprenditoriali c’è stata, anche se non si tornerà ai livelli del 2008, e assistono con ottimismo a una ripresa che deve necessariamente passare per la qualità della vita dei lavoratori.
«Il settore era finito in un vortice – sottolinea Mauro Visentin, Fillea Cgil -. Gli iscritti alla cassa edile nel 2008 erano 17.380 fra industria e artigianato; nel 2017 sono 8.720, quasi il 50 per cento in meno; le aziende nello stesso arco temporale sono passate da 3.500 a 1.758. Non vuol dire che siano spariti tutti, qualcuno si è “trasformato” con scorciatoie poco chiare. Il comparto si deve riposizionare su modalità diverse, innovative e di qualità, la crisi ha fatto sparire migliaia di posti di lavoro ma quei lavoratori ci sono, vanno recuperati perché la caduta si è fermata».
L’attenzione si sposta quindi sul controllo dei fenomeni di illegalità, che non riguarda solo il lavoro in nero. «Rispetto ai vecchi vizi del settore, che riguardano anche le false partite iva e i part time – rileva Marco Potente (Filca Cisl) - notiamo un fenomeno nuovo, contratti diversi da quelli dell’edilizia. Questo ha conseguenze economiche sulla retribuzione, che perde fino a 500 euro di salario mensile e le prestazioni della cassa edile, ma le imprese regolari si vedono rubare fette di mercato dalle irregolari».
Ci sono ancora imprese che non riescono ad agganciare il mercato ma le nuove tecnologie, come l’impiego dei droni, possono sviluppare nuove professionalità: «La scuola edile ha diversi sbocchi professionali, assorbiti dal mercato al cento per cento – chiude Gianluca Quattrale (Feneal Uil) -. Formiamo allievi preparati non solo all’edilizia tradizionale ma alle nuove tecnologie e alla sostenibilità.