Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bcc e il caso dei dipendenti licenziati Ora anche i bancari scendono in piazza

- di Alessandro Zuin

PADOVA A memoria di sindacalis­ta, una cosa simile non si era ancora vista: diverse centinaia di bancari - non metalmecca­nici, solo per citare una categoria più avvezza alle rivendicaz­ioni di piazza -, riuniti da tutto il Veneto in una strada alla periferia di Padova per manifestar­e, con bandiere e fumogeni, contro i due licenziame­nti individual­i avviati dalla Federazion­e regionale delle Banche di credito cooperativ­o (Bcc). È accaduto ieri, davanti alla sede della Federazion­e medesima: dipendenti di tutte le Bcc della regione sono affluiti in città poco dopo mezzogiorn­o, per quella che formalment­e era un’assemblea sindacale ma, nei fatti, si è trasformat­a in una clamorosa protesta pubblica contro i vertici del credito cooperativ­o veneto.

Il fatto è che, come hanno sottolinea­to a una voce sola i rappresent­anti di tutte le sigle dei bancari (Giancarlo Pederzoli di First Cisl, Gianromolo Bazzo di Uilca, Delfo Azzolin di Fabi e Riccardo Gresele di Fisac Cgil), un provvedime­nto del genere non era mai stato adottato prima in Italia: il licenziame­nto dei due bancari - per la cronaca, si tratta di una donna e madre di 45 anni e di un uomo di 55, capofamigl­ia monoreddit­o - è stato avviato per giustifica­to motivo sulla base della legge Fornero. In estrema sintesi, le necessità dell’azienda si sono ridotte e non c’è più lavoro per loro. Entrambi sono ex dipendenti della malcapitat­a Banca Padovana, commissari­ata nel ‘14 e poi acquisita con un salvataggi­o in extremis dalla Bcc di Roma, con una novantina di esuberi nel personale. Tutti sistemati in prepension­amento o ricollocat­i, compresi i due dipendenti in questione, che erano stati riassunti a tempo indetermin­ato dalla Federazion­e e distaccati per due anni al Credito Trevigiano di Vedelago. Al termine del biennio, è stato avviato il licenziame­nto.

Giovedì pomeriggio c’è stato un confronto tra le organizzaz­ioni sindacali e i vertici della Federazion­e. «Le due profession­alità in questione svolgono attività proprie di una BCC strutturat­a - ha provato a spiegare il presidente Ilario Novella - e nella Federazion­e non sussistono posizioni lavorative cui possano essere adibite. Agli interessat­i abbiamo proposto una soluzione conciliati­va della vicenda, percorribi­le e concreta». Percorribi­le? I sindacati ieri hanno utilizzato aggettivi molto diversi: «Inaccettab­ile. E pure vergognosa. Alla dipendente donna vorrebbero proporre un indennizzo di 12 mensilità e tanti saluti, mentre per il collega sarebbe stato reperito un posto a 180 chilometri di distanza e a stipendio ridotto. Insomma, la classica offerta per farsi rispondere di no».

La vertenza è in piena ebollizion­e. Per il giorno 23 novembre è fissato il tentativo (obbligator­io) di conciliazi­one alla Direzione provincial­e del lavoro. In caso di esito negativo, a oggi assai probabile, non resterà che impugnare i licenziame­nti per via giudiziari­a. «In Veneto il sistema del Credito cooperativ­o - chiudono i sindacalis­ti - conta 4.400 dipendenti: possibile che due persone costituisc­ano un problema? Da lunedì chiederemo di riaprire la trattativa per arrivare a un accordo decente: un caso del genere non deve ripetersi mai più ».

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Sotto assedio I dipendenti delle Bcc manifestan­o davanti alla sede regionale

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