Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bcc e il caso dei dipendenti licenziati Ora anche i bancari scendono in piazza
PADOVA A memoria di sindacalista, una cosa simile non si era ancora vista: diverse centinaia di bancari - non metalmeccanici, solo per citare una categoria più avvezza alle rivendicazioni di piazza -, riuniti da tutto il Veneto in una strada alla periferia di Padova per manifestare, con bandiere e fumogeni, contro i due licenziamenti individuali avviati dalla Federazione regionale delle Banche di credito cooperativo (Bcc). È accaduto ieri, davanti alla sede della Federazione medesima: dipendenti di tutte le Bcc della regione sono affluiti in città poco dopo mezzogiorno, per quella che formalmente era un’assemblea sindacale ma, nei fatti, si è trasformata in una clamorosa protesta pubblica contro i vertici del credito cooperativo veneto.
Il fatto è che, come hanno sottolineato a una voce sola i rappresentanti di tutte le sigle dei bancari (Giancarlo Pederzoli di First Cisl, Gianromolo Bazzo di Uilca, Delfo Azzolin di Fabi e Riccardo Gresele di Fisac Cgil), un provvedimento del genere non era mai stato adottato prima in Italia: il licenziamento dei due bancari - per la cronaca, si tratta di una donna e madre di 45 anni e di un uomo di 55, capofamiglia monoreddito - è stato avviato per giustificato motivo sulla base della legge Fornero. In estrema sintesi, le necessità dell’azienda si sono ridotte e non c’è più lavoro per loro. Entrambi sono ex dipendenti della malcapitata Banca Padovana, commissariata nel ‘14 e poi acquisita con un salvataggio in extremis dalla Bcc di Roma, con una novantina di esuberi nel personale. Tutti sistemati in prepensionamento o ricollocati, compresi i due dipendenti in questione, che erano stati riassunti a tempo indeterminato dalla Federazione e distaccati per due anni al Credito Trevigiano di Vedelago. Al termine del biennio, è stato avviato il licenziamento.
Giovedì pomeriggio c’è stato un confronto tra le organizzazioni sindacali e i vertici della Federazione. «Le due professionalità in questione svolgono attività proprie di una BCC strutturata - ha provato a spiegare il presidente Ilario Novella - e nella Federazione non sussistono posizioni lavorative cui possano essere adibite. Agli interessati abbiamo proposto una soluzione conciliativa della vicenda, percorribile e concreta». Percorribile? I sindacati ieri hanno utilizzato aggettivi molto diversi: «Inaccettabile. E pure vergognosa. Alla dipendente donna vorrebbero proporre un indennizzo di 12 mensilità e tanti saluti, mentre per il collega sarebbe stato reperito un posto a 180 chilometri di distanza e a stipendio ridotto. Insomma, la classica offerta per farsi rispondere di no».
La vertenza è in piena ebollizione. Per il giorno 23 novembre è fissato il tentativo (obbligatorio) di conciliazione alla Direzione provinciale del lavoro. In caso di esito negativo, a oggi assai probabile, non resterà che impugnare i licenziamenti per via giudiziaria. «In Veneto il sistema del Credito cooperativo - chiudono i sindacalisti - conta 4.400 dipendenti: possibile che due persone costituiscano un problema? Da lunedì chiederemo di riaprire la trattativa per arrivare a un accordo decente: un caso del genere non deve ripetersi mai più ».