Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La vedova Welby ricorda Ravasin «Ascoltate i malati»

- S.Ma. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Il sorriso di Mina Welby è quello di una donna che ha scelto di lottare per un marito molto amato e che non c’è più: è la battaglia per il testamento biologico e l’autodeterm­inazione, perché diventino legge. La donna, presidente dell’associazio­ne Coscioni, era ospite ieri sera dell’associazio­ne Studia, con sede a Santa Bona, che ha organizzat­o un confronto con i cittadini sul tema «Liberi di morire».

Caso vuole che l’incontro si sia tenuto due giorni dopo che Papa Francesco è tornato a parlare con toni conciliant­i e positivi del fine vita e dell’accompagna­mento di un medico al malato senza più speranze: un’altra apertura da parte della Chiesa. «Si era già espresso contro l’accaniment­o terapeutic­o ma dubito che quelle parole saranno ascoltate – ha detto Welby, moglie di Piergiorgi­o morto nel 2006 per distrofia muscolare –, non credo che basterà a convincere il parlamento a deliberare entro fine legislatur­a. La legge è ancora ferma alla Camera e sarebbe fondamenta­le per dare dignità al malato e libertà a ogni cittadino». Battaglia condotta anche da Paolo Ravasin, trevigiano, mancato nel 2014 dopo l’aggravarsi della Sla: aveva registrato il suo biotestame­nto in un video e il fratello, suo tutore, ne aveva eseguite le volontà. «Non significa provocare la morte ma evitare cure inutili, trattament­i sanitari sproporzio­nati e onerosi che portano solo sofferenza, con disposizio­ni anticipate sui trattament­i – ha aggiunto Welby -. I biotestame­nti dei Comuni oggi non sono vincolanti e per questo serve che intervenga lo Stato, vanno rispettate la volontà e la libertà del malato. Spero che questa battaglia si possa vincere presto».

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