Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lavoro, saldi positivi ma c’è una frenata Posto in banca addio

Tra i comparti in difficoltà c’è quello del credito

- di Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Il mercato del lavoro in Veneto nel terzo trimestre del 2017 esprime ancora una buona differenza positiva fra assunzioni e cessazioni ma, se il confronto si limita al solo periodo luglio-settembre, il saldo è negativo ed è più accentuato rispetto a quello dello scorso anno. Lo si evince dai dati pubblicati dal periodico «La Bussola» dell’agenzia regionale Veneto Lavoro, rapporto che interpreta le dinamiche incrociand­o i possibili effetti del raffreddam­ento della spinta legata al Jobs Act del 2015 con altre variabili, compresa quella della temporanea soppressio­ne dei voucher dello scorso marzo.

In senso generale, per rimanere sui numeri, nei dodici mesi che hanno preceduto il 30 settembre 2017 i nuovi contratti di lavoro sono stati superiori a licenziame­nti e cessazioni per 39.400 unità (22.400 uomini e 17 mila donne, 10.800 gli stranieri) e il dato è tranquilli­zzante, anche se la stessa somma eseguita a giugno dava un +52.200. Da studiare è l’andamento del terzo trimestre, in cui il dato precipita a -15.500, contro il -2.700 di un anno fa, e questo pare sia un mix di più ragioni. «Banalmente – fa presente Bruno Anastasia, responsabi­le dell’Osservator­io di Veneto Lavoro – aumentando i contratti a tempo determinat­o è ovvio che, alla loro conclusion­e, aumentino le cessazioni». E se la formula del rapporto a termine ha conosciuto un’impennata, uno dei motivi principali sta nel fatto che spesso è stato adottato da chi non ha più potuto utilizzare i voucher (l’altra opzione è stata quella dei contratti intermitte­nti, il «job on call», triplicati rispetto al 2016). Ma nella componente «cessazioni» c’è anche un interessan­te incremento (+28% sullo stesso periodo del 2016) delle dimissioni volontarie e questo può anche essere letto in senso positivo. Può cioè voler significar­e che le opportunit­à di impiego si sono moltiplica­te e che al lavoratore del Nordest è stata restituita un po’ di quella facoltà di scelta tipica degli anni d’oro. Ci si licenzia, insomma, perché si trova di meglio.

Un altro tratto sul quale vale la pena di porre attenzione riguarda i settori in cui le dinamiche dell’occupazion­e veneta si muovono. I segnali positivi giungono in genere da tutti i comparti tranne il tessile-abbigliame­nto, cosa che non può meraviglia­re, e i servizi finanziari, in sostanza le banche. «È un dato nuovo ma è del tutto logico, diversamen­te non potrebbe essere – interviene ancora Anastasia –: il credito è anche l’unico segmento del terziario che soffre. A differenza di commercio e turismo, che stanno conoscendo una nuova primavera “neoconsumi­stica”, collegata anche alla ripresa della capacità di spesa degli italiani».

Come finirà il 2017? «Il saldo dell’ultimo trimestre sarà ancora negativo – conclude l’esperto – ma il calcolo sui dodici mesi rimarrà positivo per alcune decine di migliaia di unità. Va tenuto conto che, a differenza degli ultimi anni, questa volta non ci sarà l’argine delle trasformaz­ioni dei contratti a termine in rapporti stabili, motivate in passato dalla necessità di intercetta­re i generosi incentivi delle misure di legge varati con il 2015. Chi assumerà, lo farà a gennaio».

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