Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Centri commerciali cambierà la legge «Non basta la firma di un solo sindaco»
Il governatore Zaia apre all’emendamento di Confcommercio: «La norma va ritarata»
VENEZIA La proposta è di Confcommercio, la risposta (positiva) è del governatore Luca Zaia. Stop a nuovi centri commerciali. Si comincia da un emendamento di Confcommercio alla legge sul consumo di suolo: vincolante l’assenso dei comuni limitrofi prima che una amministrazione approvi un nuovo «mall».
VENEZIA Approvata all’inizio di giugno, alla nuova legge sul contenimento sul consumo di suolo va già fatto il tagliando per impedire il proliferare di centri commerciali. Parola del presidente della Regione Luca Zaia: «Bisogna tarare la legge regionale — ha detto — accogliendo l’emendamento proposto da Confcommercio per far sì che un sindaco, nell’accogliere la richiesta di insediamento di una nuova struttura, debba chiedere ai sindaci dei Comuni vicini se sono d’accordo». La modifica pone rimedio ad un bug della norma che, tra le diverse deroghe, fa salve le previsioni dei piani regolatori e considera come edificati anche i terreni incolti dove c’è solo la previsione di costruire ed è stata al centro del convegno sul consumo di suolo organizzato da Confcommercio.
«Abbiamo proposto un emendamento che chiede di coinvolgere i Comuni — ha annunciato alla platea il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon — Che decidano insieme su nuovi eventuali insediamenti, non più ciascuno per conto proprio. È arrivato il momento di cambiare registro, restituendo alle città un ruolo centrale nella vita di tutti». Anche della grande distribuzione, perché no. Anzi, ha detto Zanon, l’altra modifica necessaria della legge per evitare la definitiva desertificazione commerciale dei centri storici sarebbe una incentivazione ad hoc per i grandi marchi affinché tornino nelle città: «Se c’è una struttura da recuperare, riqualificare, lo facciano. Tornino loro nelle città e i piccoli seguiranno l’esempio». La lunga sfilza di vetrine chiuse e sporche nei salotti cittadini fa il paio col continuo assottigliamento delle aree incolte fuori città: tra il 2012 e il 2015, ogni anno è stato sottratto alla natura un metro quadro di terra per ogni abitante, pari a 466 ettari l’anno, ha fatto presente il docente di urbanistica Paolo Pileri. E tra il 2015 e il 2016, dicono i dati Confcommercio, sono stati asfaltati o edificati 563 ettari; peggio del Veneto hanno fatto solo Lombardia e Sicilia. Anche la Lombardia, prima del Veneto, ha adottato una legge per evitare che ogni ettari del paesaggio sia consumato da piloni di cemento e prefabbricati eppure l’edificato avanza.
«Il problema è che è perfetta a livello di principi — spiega Pileri — Ma non riesce ad attaccare ciò che negli ambiti urbani consolidati sta per essere costruito e che è pari al doppio di quanto è stato già realizzato.
Il problema è che i sindaci in Italia non hanno nessuna legge che li tuteli se decidono di bloccare l’edificabilità dove non serve: non una legge nazionale né questa regionale. Che però, avverte Amerigo Restucci, già rettore dello Iuav a Venezia, è una buona legge poiché pone tutte le premesse affinché, invece di macinare terreno sotto le ruspe, committenti e costruttori siano invogliati a riqualificare e riutilizzare le strutture dismesse e datate. «È un inizio — concorda Zaia — Anzi, la rincorsa prima dell’inizio perché manca la cultura. Ma scusate, chi è che vende il terreno? I privati, ma anche i Comuni. Vero, i centri commerciali stanno azzoppando i centri cittadini ma anche loro si stanno scontrando con i colossi dell’e-commerce come AliBaba». O Amazon. E per evitare che domani la spesa la facciano i droni in città commercialmente desertificate dei piccoli negozi e con gli scheletri dei centri commerciali abbandonati che si lasciano indietro disoccupazione e desolazione urbanistica, Zaia rilancia: «Si dovrebbe obbligare al ripristino agrario dei luoghi — dice — Come facciamo per le nuove cave».
Zaia Un sindaco che vuole un iper chieda ai sindaci vicini se sono d’accordo