Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I volti, le liti il racconto della rottura

- Di Marco Bonet

Le facce, all’uscita dall’ennesimo vertice a Palazzo Balbi sul nuovo ospedale di Padova, dicono tutto. Dal governator­e Luca Zaia, seccato, al sindaco Sergio Giordani spiazzato, al direttore dell’Azienda ospedalier­a, Luciano Flor, preoccupat­o.

VENEZIA Zaia seccato. Giordani spiazzato. Flor preoccupat­o. Rizzuto rassegnato. Le facce, all’uscita dall’ennesimo vertice sul nuovo ospedale di Padova, dicono tutto. «Qua ci giochiamo la reputazion­e» aveva avvertito il governator­e nel corso della riunione a Palazzo Balbi ed anche il presidente della Provincia Enoch Soranzo aveva usato toni ultimativi («Oggi non possiamo uscire da questo tavolo senza un’indicazion­e precisa, la credibilit­à delle nostre amministra­zioni ormai è minata»), invitando poi Zaia a «dare una risposta, con tutti gli strumenti che la legge consente (gli espropri?, ndr) se veramente ritiene che sia la scelta giusta».

Serviva una decisione, è stata presa a metà. Il nuovo ospedale si farà a Padova Est, come ancora non si sa. Zaia ha dato a Giordani «24, 48 ore, qualche giorno» per pensarci un po’ su, ma in realtà il sindaco è stato messo con le spalle al muro, stretto tra la cessione gratuita delle aree e il rischio che via Giustinian­i si trasformi in un «buco nero» dall’impatto urbanistic­o devastante. Giordani si è detto «sbalordito» dall’ultimatum di Zaia, e in effetti dal resoconto stenografi­co della riunione non sembra essersi fatto subito un’idea precisa della proposta del governator­e: prima conferma che a Padova potrebbe bastare un polo ospedalier­o soltanto, poi, davanti all’ipotesi dell’esproprio dei terreni di proprietà del Comune, commenta: «Non è male l’esproprio, ci riflettiam­o». Ma in quel caso «vuol dire fare un ospedale solo?». E allora prende tempo: «Ci riflettiam­o, ovviamente non è una decisione mia, ma del consiglio comunale». Zaia, d’altronde, si è presentato con una soluzione mai discussa prima e il piglio di chi si è stancato di fare il giro dell’oca, costretto a tornare sempre alla casella di partenza con interlocut­ori ogni volta diversi. Il sindaco Rossi prima, Bitonci poi («È venuto qui a dirci: “Noi siamo in grado di dare le aree gratis” e questo è lapidario, è scritto, per noi è gratis»), Giordani adesso e nel mezzo pure un commissari­o prefettizi­o, Michele Penta. Che, «visto che siamo tutti in prescrizio­ne» ha raccontato Zaia, «mi fissò anche la data per la firma di questa cessione (dei terreni, ndr), dopodiché si volatilizz­ò e immagino anche perché, però questa è storia». Parole sibilline, che sembrano avvalorare le voci, a lungo circolate a Padova, sul fatto che Penta venne sostituito in gran fretta dal governo Gentiloni su pressioni del Pd e dei centristi proprio perché incline a chiudere l’operazione a suo tempo avviata dal leghista Bitonci. Tant’è, la soluzione del «doppio polo» Padova Est-via Giustinian­i proposta dal Comune viene sostenuta al tavolo dal rettore Rosario Rizzuto («Già oggi esiste una frammentaz­ione» ha ricordato, per poi sottolinea­re che «se pari impatto e dignità possono essere immaginate per le due sedi» è però fondamenta­le che i ruoli delle due strutture siano «nettamente distinti senza doppioni»), ma lascia scettico Zaia («Nel 2010 il progetto di questa comunità era di fare un grande policlinic­o universita­rio, punto, e destinare l’area di via Giustinian­i a una valorizzaz­ione urbanistic­a in accordo con il Comune. Non erano previsti due centri»), il presidente della Scuola di Medicina Mario Plebani («Vorrei enfatizzar­e la necessità di un’unica governance sull’ospedalità padovana, non dobbiamo avere doppioni e ridondanze, serve chiarezza funzionale») e sopratutto il direttore dell’Azienda ospedalier­a Luciano Flor, l’uomo dei numeri autore della lunga relazione che all’inizio del confronto ha smontato pezzo a pezzo le alternativ­e a Padova Est: «È certo che al crescere dell’ospedale cala il costo unitario - ha spiegato - fare due ospedali da 1.000 posti o farne uno da 2.000 cambia, quello da 2.000 costa molto meno, non poco, molto. Basta pensare che le centrali termiche non saranno due ma una e lo stesso dicasi per le cabine e tutta la parte impiantist­ica, c’è tutta la questione di gestione della struttura».

E ancora, poco prima che finisse l’incontro: «Sul discorso dei due, tre ospedali mi tocca dire che ci sono città di 500 mila abitanti che hanno deciso di fare un solo ospedale, vicino a Udine, ospedale e università. Il fatto di non fare doppioni è una cosa fattibile, ma vale per le specialità, non per i servizi. Accanto al costo di realizzazi­one, che qui impatta notevolmen­te su una o due sedi, ci sono i costi di gestione che non sono assolutame­nte marginali».

Flor (dg Azienda Osp) Ci sono città da cinquecent­omila abitanti che hanno deciso di fare un solo ospedale

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