Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
IMMIGRAZIONE, DUE PIL IN CRESCITA
Sembra impossibile ma, curiosamente, il fenomeno dell’immigrazione riesce a produrre nello stesso tempo due Pil. Entrambi calcolabili e in crescita. Il primo è stato illustrato qualche giorno fa a Treviso dalla Fondazione Moressa nell’ambito della presentazione del «Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione». Sono 180 pagine di dati e di considerazioni sul ruolo economico, fiscale, contributivo, lavorativo ed imprenditoriale degli stranieri in Italia ed in Veneto. Alcune cifre sono significative: in Italia ad esempio il valore economico dell’immigrazione sfiora il 9% del Pil superando, in valore assoluto, quello di paesi come Ungheria o Croazia. In Veneto gli stranieri producono più del 10% del totale del Pil mentre sono l’11% dei contribuenti (solo di Irpef il gettito degli immigrati è stato pari lo scorso anno a 774 milioni), 240 mila sono gli occupati, 59 mila gli imprenditori e 48 mila le imprese (dal 2011 cresciute del 19%, contro il calo del 5 di quelle italiane). Lo studio calcola anche i costi – sicurezza, sanità, scuola, casa, giustizia, servizi sociali – generati dalla presenza degli immigrati per stimare in un 2% della spesa pubblica italiana il peso dell’insieme dei costi elencati. Ma c’è poi un secondo Pil, più emotivo e per nulla ragioneristico (ma non meno rilevante) indotto dalla presenza degli stranieri. E’ un Pil fatto di diffidenza, stereotipi, ostilità, xenofobia e che si quantifica nei sondaggi o addirittura alle elezioni, quando i voti corrono rabbiosamente verso forze politiche populiste e identitarie. In Italia come all’estero. Una lettura la offre la ricerca della Lega delle cooperative sociali che rileva una avvilita sensazione di peggioramento dello status sociale accompagnata da una crescente insofferenza e chiusura nei confronti dei flussi migratori. Dove solo il 45% degli intervistati rifiuta in toto il razzismo; per molti la porta è invece solo socchiusa (dipende, rispondono). In una scala di simpatia indiani e bengalesi sono in testa, rumeni e rom nettamente in coda. Di più: come vicini di casa questi ultimi sarebbero i più indesiderati, e assolutamente da evitare come fidanzato/a dei figli. Un paradosso, considerato che la comunità romena è la più numerosa in Veneto (pari ad un quarto di tutti gli stranieri, e sono pure cristiani) e considerato anche che appare surreale allontanare i romeni quando sono già ben dentro le nostre case, ricercate badanti di una popolazione invecchiata che si dimentica di avere bisogno di un’assistenza che viene da quell’Europa orientale tanto disprezzata.