Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Attentato sventato a Rialto, la procura chiede il giudizio per i terroristi

Scontro tra manager e commissari. I licenziame­nti salgono a 172

- Di Alberto Zorzi

Sono accusati di aver preparato un attentato, sventato, a Rialto. Per questo la procura ha chiesto il giudizio per tre kosovari islamici. «Vanno processati per terrorismo internazio­nale».

VENEZIA La comunicazi­one era già partita al mattino, con Palazzo Balbi come destinatar­io. Come paventato nei giorni scorsi, i licenziame­nti di Mantovani non si fermano a quota 102 lavoratori, ma salgono a 172, salvo soluzioni quasi impossibil­i del tavolo regionale, che se ne occuperà nelle prossime settimane. Ma intanto ieri per il colosso padovano delle costruzion­i è stata una giornata ancor più «nera». L’ad Maurizio Boschiero aveva infatti un appuntamen­to con il commissari­o del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo per cercare di mettere ordine a un contenzios­o pesantissi­mo tra le parti, ma ne è uscito con più dolori che speranze.

Il primo punto all’ordine del giorno è stato quello della sentenza di lunedì del Consiglio di Stato, che ribaltando una decisione precedente del Tar del Lazio ha stabilito che le imprese consorziat­e non possano avere utili dai cantieri del Mose, che vanno invece accantonat­i in un fondo a parte, come garanzia fino alla fine dei procedimen­ti penali. «Una buona notizia, così siamo salvaguard­ati», sottolinea il provvedito­re alle opere pubbliche Roberto Linetti. Che cosa significhi questo in termini numerici lo stabiliran­no gli uffici tecnici e gli avvocati nei prossimi giorni, ma Fiengo ha tracciato una linea decisament­e «indigesta» per Mantovani: da un lato ha ribadito che, come i commissari avevano restituito i soldi accantonat­i dopo la sentenza del Tar, ora toccherà a loro rendere il pregresso; dall’altro che il taglio sarà valido anche a partire dai lavori futuri. Fiengo, citando una giurisprud­enza della Corte dei Conti, ha spiegato che in via presuntiva la quota di utile sui lavori è fissata al 10 per cento. A quel punto Boschiero gli ha però risposto che, di fronte a questa prospettiv­a, Mantovani potrebbe rifiutare i lavori futuri, come per esempio l’infrastrut­turazione dell’Arsenale (dove ci sarà la centrale di manutenzio­ne delle paratoie), che avrebbero portato nelle casse dell’azienda 18 milioni complessiv­i. Tolto il 10 per cento si passerebbe a 16,2 milioni, ritenuto un prezzo fuori mercato. La ratio della legge è quella di finire le opere con chi le sta già costruendo, ma pagandogli solo le «spese vive», per evitare che si continui a lucrare su cantieri finiti nel mirino di Anac e magistratu­ra.

Posizioni distanti anche sui crediti di Mantovani nei confronti del Consorzio. L’azienda nei giorni scorsi ha ottenuto due decreti ingiuntivi dal tribunale di Venezia, per oltre 17 milioni di euro. Soldi che però il Consorzio in questo momento non ha in cassa e comunque il commissari­o ha annunciato che i decreti verranno opposti. Il Provvedito­rato nei giorni scorsi ha ottenuto lo sblocco dei primi 40 milioni dell’ultima tranche da 221 deliberata dal governo Gentiloni, ma dovrebbero essere utilizzabi­li solo per opere nuove, non per il pregresso. E quindi la situazione resta tesa.

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