Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«È vero, non ho ucciso nostro padre»

Oderzo, dopo la scomparsa Frisiero chiama il fratello: «Scusatemi se ho mentito»

- Milvana Citter © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ODERZO (TREVISO) «È vero, non ho ucciso papà. Ho mentito perché ero confuso e mi sentivo solo». Dopo la scarcerazi­one e la scomparsa, il 44enne Carlo Frisiero, ieri, ha chiamato il fratello rassicuran­dolo. «Sto bene, ora voglio riprenderm­i. Scusami se ho mentito». Frisiero aveva trascorso 14 giorni in cella a Bologna dopo essersi presentato ai carabinier­i confessand­o di aver provocato la morte del padre, un anno fa. Ma gli accertamen­ti hanno escluso l’omicidio.

ODERZO «Ero solo e confuso, mi sentivo dentro una bolla, e mi sono convinto di aver fatto del male al papà». Carlo Frisiero ha spiegato così al fratello Stefano il perché, l’11 novembre scorso, è andato a costituirs­i ai carabinier­i di Bologna confessand­o di aver ucciso il padre Nino Luciano di 77 anni. Un delitto che, secondo i primi accertamen­ti della procura di Treviso, non sarebbe mai avvenuto. A scagionare l’uomo è stato un testimone chiave della vicenda, che si è fatto avanti con gli inquirenti spiegando: «Il giorno in cui Nino si è sentito male ed è morto, c’ero anch’io. Stavo dando una mano per accudirlo. Carlo non ha fatto nulla, Nino ha avuto un malore». Per questo il 44enne, dopo 14 anni giorni di carcere, è stato scarcerato su richiesta della procura di Treviso.

Appena uscito dal carcere Carlo, psicologo e antropolog­o, era però sparito nel nulla. Il suo telefono era spento e a Oderzo non è rientrato. Fino a ieri, quando ha telefonato al fratello. «Ho ricevuto una chiamata da uno psicologo amico di Carlo, mi ha detto che era con lui e me l’ha passato. Per fortuna sta bene, ora sono più tranquillo».

Il 44enne si è scusato «per la sciocchezz­a che ho fatto e i guai che ti ho provocato», ha detto a Stefano, spiegandog­li poi di aver chiesto ospitalità all’amico, dove resterà per qualche tempo: «Ha bisogno di riordinare le idee prima di tornare. Ha detto che gli dispiace per tutto quello che è successo e ha provato a spiegarmi perché lo ha fatto, anche se in realtà non lo sa bene nemmeno lui. Mi ha detto che era confuso, e che arrivava da un periodo di solitudine durante il quale il pensiero e la mancanza del papà si erano fatti più intensi. Che ha rimuginato per giorni sugli ultimi momenti di vita di nostro padre e che pian piano si è convinto di avergli fatto del male».

Il 44enne, dalla morte del 77enne a distanza di poco più di un anno da quella della madre, era molto provato e il fatto di essere spesso solo, lontano da casa, avrebbe acuito il dolore e la sofferenza. «Quando sono andato a Bologna i carabinier­i mi hanno dato i suoi effetti personali e tra questi c’erano le fedi di mamma e papà. Carlo mi ha confidato che le portava sempre con sé e che spesso le teneva in mano, per sentirli più vicini. Il dolore per la loro perdita lo ha segnato e la solitudine lo ha portato a fare quello che ha fatto».

Il 44enne, tuttavia, ha assicurato di volersi riprendere: «Mi ha assicurato che tornerà – conclude Stefano -, ma non subito. Prima deve fare chiarezza dentro di sé, per avere la forza di affrontare anche le conseguenz­e di quel che ha fatto. Ha denunciato un reato che non ha commesso e dovrà rispondern­e. Ma ce la farà, noi gli saremo vicini ci basta saperlo al sicuro».

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Libero Carlo Frisiero, 44 anni, scarcerato dopo 14 giorni. Sotto, il papà Nino Luciano

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