Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La procura chiede il giudizio per i terroristi di Rialto

Intanto la difesa di Meriem chiede l’assoluzion­e: «Processata per un tema a scuola»

- A. Zo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Hanno parlato per ore di fronte al pm Francesca Crupi un paio di settimane fa, ma non l’hanno convinta. Avevano spiegato di amare l’Italia, di aver solo fatto qualche commento sopra le righe, di essersi al massimo fatti influenzar­e da altri, ma di non essere certo quei pericolosi terroristi jihadisti che ritiene la procura di Venezia, che dal 30 marzo scorso li tiene in carcere. Ma secondo il pm Crupi, i tre kosovari che vivevano nella zona di San Marco stavano preparando un attentato a Venezia e dunque vanno processati per terrorismo internazio­nale. Per questo il magistrato ha inoltrato all’ufficio Gip la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del 27enne Arjan Babaj (il presunto capo della «cellula» e l’unico che ha deciso di non rispondere alle domande del pm), il 24enne Fisnik Bekaj e il 25enne Dake Haziraj e ora si attende la data d’udienza.

La procura ha intanto disposto ulteriori accertamen­ti su richiesta delle difese. Il difensore di Bekaj, l’avvocato Stefano Pietrobon, ha chiesto verifiche sulle esercitazi­oni al poligono di tiro (di cui era spuntata una foto dal suo cellulare) e sui trasferime­nti di denaro in Kosovo, due delle novità raccolte dagli inquirenti: a suo dire, infatti, il destinatar­io non aveva legami con la jihad. Il legale di Haziraj, l’avvocato Alessandro Compagno, ha chiesto invece di sentire ulteriori testimoni su quel presunto pestaggio di un paio di anni fa a Venezia che la procura aveva evidenziat­o per sottolinea­re la sua indole violenza. Il pm stesso sta invece aspettando la risposta a una rogatoria internazio­nale negli Stati Uniti con cui ha chiesto a Facebook alcuni dati sui profili dei tre.

Ieri si è poi celebrata la penultima udienza del processo a Meriem Rehaily, la 22enne presunta foreign fighter padovana di origini marocchine partita nel luglio del 2015 per andare a combattere in Siria, secondo la ricostruzi­one dei Ros e del pm Crupi, che un paio di settimane fa aveva chiesto una pena di 5 anni. Ieri il difensore di Meriem, l’avvocato Andrea Niero, ha chiesto l’assoluzion­e, cercando di smontare l’accusa alla giovane di Arzergrand­e (Padova) di essersi arruolata nell’Isis, finendo a Raqqa in un centro per donne. «L’arrolament­o prevede un accordo di cui in questo dibattimen­to non è emersa alcuna prova - ha detto Niero Meriem è una ragazzina senza doti particolar­i, normalissi­ma, che al massimo aveva qualche segreto in famiglia, come tutti». La giovane era già seguita dagli inquirenti per degli attacchi hacker da lei eseguiti. «Ma non c’è prova, forse qualcuno è entrato nel suo pc e l’ha usato per i suoi obiettivi - ha continuato l’avvocato - poi quale hacker lascerebbe il suo pc acceso e senza password come ha fatto lei?». Così come che sia andata in Siria a combattere. «Sono solo supposizio­ni, magari invece è scappata perché voleva salvare la sua famiglia, per esempio da Anonymous che l’aveva attaccata». Sminuiti anche quei temi in classe che la preside aveva consegnato ai carabinier­i, perché pieni di frasi pesanti contro l’Occidente. «Stava esprimendo il suo pensiero di ragazzina, non avrebbe dovuto suscitare tutta questa attenzione», ha concluso. Intanto, a Verona, un controllo della Digos ha intercetta­to alla stazione Porta Nuova, un tunisino «radicalizz­ato» dopo la detenzione in Sardegna e segnalato come «soggetto a rischio di radicalizz­azione religiosa». L’uomo è stato trasferito in un Cpr, un centro di permanenza per il rimpatrio, in attesa di essere espulso

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