Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

E sui crediti incagliati Veneto Sviluppo vara il fondo per far uscire le imprese dal limbo della liquidazio­ne

- Marco Bonet © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Comincia a prender forma il più volte annunciato (anche dal governator­e Luca Zaia) intervento di Veneto Sviluppo a favore delle imprese coinvolte nel crack di Popolare Vicenza e Veneto Banca.

Due premesse aiutano a capire. La prima: la finanziari­a della Regione ha da poco completato l’acquisizio­ne del 100% della Sgr a suo tempo creata insieme a Friulia, la finanziari­a della Regione Friuli Venezia Giulia (l’ultima firma dal notaio è stata messa giovedì 16 novembre) e ne ha completame­nte rinnovato il consiglio (Fabrizio Spagna, presidente di Veneto Sviluppo, ora presiede anche la Sgr Fvs; Gianmarco Russo, direttore della finanziari­a, è stato nominato amministra­tore delegato, così da garantire perfetta continuità). La seconda: l’attenzione di Veneto Sviluppo si concentra solo sugli «incagli», ossia quei debiti che non sono ancora sfociati in una «sofferenza» ma si concretizz­ano in una situazione di momentanea difficoltà economica tale per cui non l’impresa riesce a far fronte, ad esempio, alle rate di un prestito, ad uno scoperto di conto o al ripristino di un fido bancario. «Nel caso delle ex popolari venete parliamo di cifre enormi - spiega Spagna 8 miliardi già destinati alla Sga del Tesoro (la Società di gestione degli attivi, ndr.), cui potrebbero aggiungers­i al termine della due diligence di Intesa Sanpaolo altri 4 miliardi. E a questi vanno aggiunti i debiti acquistati di recente dal Fondo Quaestio. Ovviamente la nostra Sgr non è “quella che risolve il problema”, ma possiamo fare la nostra parte aiutando le imprese che possono ancora risollevar­si nella fase di ristruttur­azione del loro debito».

Come? «Il paradosso dei nostri tempi è che in circolazio­ne c’è una liquidità enorme, che però non arriva alle imprese perché i canali non si mescolano - afferma Spagna .Dobbiamo cercare di risolvere questo problema compiendo un salto culturale, aprendo i capitali delle imprese alla finanza». L’idea è dunque quella di creare un fondo con una dotazione di 30 milioni da affiancare ai due già gestiti dalla Sgr per 55 milioni e 20 milioni (un quarto potrebbe aggiungers­i presto, portando in capo a Fvs i minibond oggi gestiti da Veneto Sviluppo). La raccolta, rivolta soprattutt­o alle fondazioni bancarie e ai «fondi di fondi», potrebbe partire già all’inizio del 2018 per durare all’incirca quattro mesi. La Sgr interverre­bbe quindi sulle imprese con un fatturato superiore a 5-6 milioni («Al di sotto sono più utili allo scopo i confidi o i fondi di riassicura­zione»), buoni flussi di cassa e mercato, che avendo un «incaglio» legato a Veneto Banca e Popolare Vicenza non riescono ad avere finanziame­nti da altri istituti, né a rinegoziar­e il debito perché l’imprendito­re non dispone del capitale che normalment­e le banche chiedono di immettere in azienda nella fase di ristruttur­azione. «Il nuovo fondo opererebbe con strumenti ibridi, a metà tra l’equity e il debito, come il “debito subordinat­o”, già utilizzati con successo da fondi britannici e americani ma mai prima d’ora in Italia» prosegue Spagna. Fvs, dunque, non comprerebb­e il debito per poi gestirlo bensì darebbe all’impresa quella linfa necessaria a rimettersi in gioco con le banche, riconquist­arne la fiducia e ripartire. L’equity, insomma, agirebbe da leva per il credito bancario.

«Una volta che l’azienda si è rimessa in moto, ci rimborsa il debito - conclude il presidente di Veneto Sviluppo - e si chiude l’operazione. Perché dev’essere chiaro che non c’è alcuna intenzione di soccorrere gli amici degli amici, né di intervenir­e su imprese che, numeri alla mano, sono purtroppo ormai decotte e destinate al fallimento. Prima che alla Regione, noi dovremo rispondere ai soci del fondo che chiedono redditivit­à. La Sgr, poi, è vigilata da Bankitalia, dunque opererà secondo le regole del mercato».

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Presidente Fabrizio Spagna

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