Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

PFM, UN RITORNO A TUTTO ROCK

La band venerdì al Geox di Padova in occasione dell’uscita del primo album di inediti dopo 14 anni (senza Mussida). Il batterista Franz Di Cioccio: «Eseguiremo tutte le epoche della band. Siamo come il Barcellona nel calcio»

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«Questo disco è nel futuro, non nel passato». Franz Di Cioccio, fondatore, cantante e batterista della Premiata Forneria Marconi, certifica così «Emotional tattoos», primo album di inediti in 14 anni, primo disco inciso senza il chitarrist­a Franco Mussida che, l’anno scorso, ha deciso di uscire dalla storica band progressiv­e rock. La Pfm ha già iniziato una tournée mondiale che toccherà Stati Uniti, Giappone e Sud America, e venerdì arroverù al Gran Teatro Geox di Padova nell’unica tappa veneta (ore 21.30, www.zedlive.com). Che cosa sono i «tatuaggi emotivi» del titolo del disco?

«La materia artistica ha la capacità di dare un’emozione che si imprime nello spirito. Succede leggendo una poesia, ascoltando la “Nona” di Beethoven o osservando L’urlo di Munch: sono questi i tatuaggi emotivi». Quando è stato «tatuato» l’ultima volta?

«Proprio l’altro giorno, ad Amsterdam, durante una visita al museo Van Gogh. Da piccolo volevo fare il pittore ma invece di usare i pennelli da parte delle setole battevo con i legni sulle tele, e ho deciso di fare il batterista». Come è stato concepito «Emotional tattoos»? «È un viaggio in un mondo fatto di creatività. In questo viaggio io e Patrick (Djivas, bassista della Pfm dal 1973) siamo Ian Solo e Chewbacca, l’importante è portare l’astronave della Pfm in un mondo nuovo fatto di una diversità compositiv­a mai vista. Se ci si

lascia andare all’arte, si rischia di essere felici».

È il primo disco senza Franco Mussida. Questa assenza ha cambiato il vostro modo di lavorare? «Cambia il modo di approcciar­e la musica. Franco ha fatto

cose molto belle finché c’è stato, ora che non c’è più non cerchiamo di replicarlo né nella scrittura nel suo modo di suonare. Considero la Pfm una squadra di calcio, ovviamente il Barcellona: anche se cambiano i giocatori, il gioco proposto è sempre eccellente».

Come si è integrato nella band il chitarrist­a Marco Sfogli?

«Marco è un chitarrist­a fantastico perché non assomiglia a nessun altro. Nel suo suono ha la mediterran­eità delle sue origini e l’internazio­nalità di una tecnica pazzesca». In «Big Bang» avete come ospite Stefano Bollani, come nasce questa collaboraz­ione? «Stefano è un vero artista. Ad un suo concerto ci eravamo promessi una collaboraz­ione, così appena ho avuto in mano “Big Bang” l’ho chiamato, siamo andati alla Casa del jazz di Roma e ha eseguito 12 assoli di fila».

Come sarà costruita la scaletta del live che passerà a Padova? «Ci sarà una parte del disco nuovo, ma poi passeremo in rassegna tutte le epoche della Pfm. Essendo Ian Solo e Chewbacca... abbiamo suonato cose che voi umani nemmeno potete immaginare».

Ai vostri concerti si vedono generazion­i diverse, come mai il progressiv­e rock è così resistente al tempo? «La musica cantata, a parte i capolavori, diventa stagionale, quella suonata, se di qualità, rimane». Francesco Verni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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Da sinistra, Patrick Djivas e Franz Di Cioccio, i due membri storici della Pfm

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