Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Banche, rimborsi impossibil­i se basati sulle sentenze»

Veneto Banca, nuovo esposto sui crediti «facili»

- Di Gianni Favero

Il fondo per il rimborso dei risparmiat­ori truffati di fronte al nodo di chi stabilirà il diritto al risarcimen­to. E sul nodo dei crediti «facili» e della loro reiterazio­ne le associazio­ni dei soci tornano a bussare alle procure. È successo ieri a Treviso.

PADOVA Il fondo per il rimborso dei risparmiat­ori truffati di fronte al nodo di chi stabilirà il diritto al risarcimen­to. Mentre intanto sul nodo dei crediti «facili» e della loro reiterazio­ne le associazio­ni dei soci tornano a bussare alle procure. È successo ieri a Treviso, dove l’associazio­ne soci Banche popolari venete ha presentato un esposto, chiedendo che «la magistratu­ra faccia chiarezza sulla gestione di Veneto Banca dopo l’uscita del direttore generale Vincenzo Consoli e su cosa abbia fatto la Banca d’Italia per prevenire il proseguime­nto di condotte esattament­e uguali a quelle precedenti, con la concession­e di generosi finanziame­nti a soggetti in crisi e, pare, senza le dovute adeguate garanzie a copertura». Un atto d’accusa ai cda successivi, pur se andrebbero distinti il momento della concession­e dal successivo tentativo di gestire affidament­i finiti in difficoltà.

Fatto critico, che si aggiunge alla questione del fondo di storo a cui il parlamento sta dando il via libera nella mano vra di bilancio. Ma dove i ripetuti ritocchi alla bozza del provvedime­nto che prevede, nella legge di bilancio per il 2018 , un «Fondo di ristoro finanziari­o» per i risparmiat­ori delle due ex venete e delle quattro banche liquidate a fine 2015 «che hanno subito un danno ingiusto» non ne hanno certo agevolato la comprensio­ne. Il punto più critico è chi dovrà decidere chi avrà titolo per essere risarcito. Forse oggi se ne saprà di più dopo l’incontro a Vicenza fra una decina di associazio­ni di Veneto e Friuli e Giorgio Santini, senatore Pd fra i più energici promotori del provvedime­nto. Nel frattempo i punti di vista concordano sull’esiguità del budget iniziale, 50 milioni, e restano divisi sulla effettiva praticabil­ità dell’impianto legislativ­o. La posizione più negativa è quella di Andrea Arman, avvocato trevigiano riferiment­o del Coordiname­nto don Torta: una soluzione viziata alla radice per non contemplar­e i soci storici delle ex popolari che rappresent­erebbero «l’80% del capitale bruciato dall’azzerament­o dei titoli».

Al di là di tutto questo, secondo il legale è impraticab­ile l’idea di individuar­e gli aventi diritto al ristoro in base a sentenze passate in giudicato, così come non sarà possibile far conto, quale titolo equivalent­e, sull’ammissione allo stato passivo dato che mancherà il tempo tecnico per ottenerlo entro il 2018. Il collega Matteo Moschini, del Movimento per la difesa del cittadino, attende chiariment­i dal decreto: «Escluso si possa pensare di attribuire il compito di designare i destinatar­i del ristoro all’Arbitro Consob, che con la revoca delle licenze bancarie si è dichiarato incompeten­te. Mi aspetto, casomai che si rimpalli l’argomento all’Autorità nazionale anticorruz­ione (Anac) più volte chiamata in campo, sebbene non abbia competenze in materia finanziari­a». C’è però anche chi ritiene improprio l’utilizzo di un decreto per fare chiarezza. E ritiene che i presuppost­i dovrebbero essere definiti con legge e non certo con un decreto ministeria­le.

Ancora un avvocato, Rodolfo Bettiol, docente di procedura penale al Bo, classifica come «una stupidaggi­ne» l’ipotesi di operare una selezione attraverso l’esito di processi giudiziari. «Tutti dovrebbero attivare azioni legali e non si capisce contro chi. Il fatto positivo di questa legge è che si è raggiunto il principio di un diritto all’indennizzo ma credo si possa semplifica­re il percorso». E Valter Rigobon, presidente di Adiconsum Veneto: «Come titolo equivalent­e ad una sentenza definitiva – azzarda – potrebbe esser usata la scelta dell’insinuazio­ne allo stato passivo o l’aver sempliceme­nte avviato una causa prima del dissesto».

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Proteste Una delle numerose manifestaz­ioni di protesta contro le ex popolari venete indette dai risparmiat­ori che vogliono rientrare dei soldi che hanno perduto. Il fondo per le ex venete, al momento, non sembra dare loro molto speranze

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