Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dalla difesa idrogeologica all’emergenza Pfas «Così più chiarezza e stop ai rimpalli Stato-Regione»
«Abbiamo preparato un articolato molto complesso. Con dentro tutte le competenze possibili». Parola dell’assessore all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, a proposito dell’autonomia in tema di ambiente, in un Veneto soffocato dall’inquinamento (Pm10 alle stelle e 580 siti inquinati), minacciato dalle alluvioni (in arrivo 20 milioni di fondi Ue per il bacino di laminazione di Trissino e l’ampliamento di quello di Montebello), avvelenato dai rifiuti tossici sotto la Valdastico e non solo e «mangiato» dal cemento. Sul piatto sei temi: la possibilità per la Regione di legiferare in materia di «tutela dell’ambiente e dell’ecosistema», con riferimento alla disciplina degli scarichi, all’accertamento degli illeciti amministrativi, all’irrogazione e alla riscossione delle sanzioni; il Piano di tutela delle acque con limiti allo scarico nella laguna di Venezia; il trasferimento della totalità delle funzioni sulla valutazione di impatto ambientale (Via) per le opere ubicate in Veneto, che ridurrà costi e tempi di una pratica da tre anni a 12/18 mesi, eviterà la duplicazione di procedure e permetterà di arrivare a un parere condiviso dagli enti locali interessati; la «Modernizzazione del settore pesca e dell’acquacoltura»; la funzione relativa al riconoscimento delle acque minerali naturali; il potere di individuare le misure idonee a incoraggiare e razionalizzare la raccolta, la cernita e il riciclaggio dei rifiuti, anche al fine di premiare e valorizzare l’avvio da parte dei Comuni di gestioni più virtuose.
«Manca il versante ambientale più a rischio, cioè la criticità idrogeologica — nota il professor Aldino Bondesan, docente di Geoscienze all’Università di Padova — riguarda la laguna, la gestione dei litorali, i fiumi soprattutto. Pensiamo al Piave: dall’alluvione del 1966 è stato fatto poco per metterlo in sicurezza, non si sono adottate misure idonee ad arginarne le piene. Se oggi dovesse verificarsi un’alluvione come quella di 50 anni fa, i danni sarebbero peggiori, a causa della maggior urbanizzazione. E poi c’è il tema delle frane in montagna». «E’ proprio il nodo principale da affrontare — convie- ne Bottacin — la Regione ha le competenze sulla difesa del suolo, ma i soldi li incassa e li gestisce lo Stato. Che ci corrisponde fondi vincolati a interventi decisi dal governo, non da noi. Un esempio: il denaro versato per le concessioni delle spiagge va allo Stato, ma il ripascimento delle stesse lo paga la Regione. Sul rischio idrogeologico: conosciamo la fragilità del Piave, ma da Roma sono arrivati 14 milioni per sistemare il tratto finale dell’argine sul Tagliamento e non possiamo spostarli ad altro obiettivo. Insomma, abbiamo le competenze ma non margine decisionale: ecco perchè chiediamo i 9 decimi delle imposte».
Commenta Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente: «Finalmente l’autonomia consentirà di fare chiarezza su chi deve fare cosa, evitando il solito, odioso, rimpallo di responsabilità tra Stato e Regioni. Penso ai Pfas, alla caccia, ai rifiuti. Finora Palazzo Balbi si è sempre nascosto dietro alle autorizzazioni che non arrivano da Roma, al decreto che ferma tutto, alle leggi statali che non rispettano le esigenze locali. Ora non ci saranno più scuse. A partire dallo smog: al Veneto manca un monitoraggio continuo delle emissioni industriali nell’aria e la colpa di chi è? Almeno altre cinque Regioni l’hanno avviato da tempo. E poi bisognerebbe che Palazzo Balbi subentrasse ai Comuni nella bonifica dei siti inquinati». Secondo Legambiente è bene che alcune funzioni rimangano allo Stato. «E’ il caso dei limiti agli scarichi — riflette Lazzaro — è necessario mantenere criteri uniformi in tutta Italia e relative soluzioni uguali ovunque, altrimenti si creerebbero scompensi pericolosi per l’ambiente e la salute pubblica».
E a proposito di rimpallo di responsabilità, rimangono «congelati» due progetti importanti per il Veneto. Il primo è l’idrovia che dovrebbe collegare la zona industriale di Padova a Marghera e rivestire la doppia funzione di via di trasporto e canale scolmatore. Il preliminare c’è già, si aspettano 540 milioni di euro chiesti ai ministeri di Ambiente e Trasporti. E poi da due anni è fermo a Spresiano l’impianto sperimentale per il riciclo dei pannolini inaugurato nel marzo 2015 e realizzato da Contarina spa nell’ambito del progetto Recall cofinanziato dall’Unione Europea, in collaborazione con Fater spa, il Comune di Ponte nelle Alpi e l’Istituto di Ricerca ambiente Italia. Per farlo funzionare manca un decreto, perchè la Regione non ha la competenza (ora richiesta) alla riclassificazione dei rifiuti.