Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Scioperano ospedalieri e medici di famiglia Sanità, 3 giorni di caos
VENEZIA E’ la rivolta dei medici. Proprio sotto Natale, periodo critico per influenze, polmoniti e ricoveri degli anziani, la sanità veneta rischia tre giorni blocco. Il 12 del mese scatta lo sciopero degli ospedalieri, seguito, i prossimi 13 e 14 dicembre, dalla seconda serrata degli ambulatori proclamata dai sindacati dei 3200 medici di famiglia, dopo la due giorni vissuta gli scorsi 8 e 9 novembre con non poche polemiche (le critiche del Tribunale del Malato ma soprattutto la guerra dei numeri sull’astensione, limitata al 52% dalla Regione e calcolata su una media dell’83% dai camici bianchi, che hanno denunciato le Usl per divulgazione di false informazioni). Su quest’ultimo fronte però potrebbe esserci una schiarita. Martedì mattina ci sarà l’incontro a Palazzo Balbi tra le sigle di categoria, Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale, con l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, e il direttore generale di settore, Domenico Mantoan.
«Siamo ottimisti — confessa Domenico Crisarà, segretario della Fimmg Veneto — ci sono le condizioni per arrivare ad un accordo e quindi per far rientrare lo sciopero. Non è difficile trovare l’intesa: i soldi per rilanciare le Medicine di gruppo integrate (gli ambulatori h12 o h24: ne sono stati aperti 55 sugli 86 autorizzati secondo i dottori, 70 su 86 stando a Coletto, ndr) ci sono, anche perchè risultano vincolati. La Regione ha corrisposto 25 milioni di euro, non a noi sia chiaro bensì per assumere personale e acquistare il materiale che serve, però l’intera operazione a regime ne costerà un centinaio. Sul fascicolo sanitario elettronico dovremmo essere a buon punto (Arsenal, il Consorzio delle Usl per la sanità digitale, data il debutto in primavera, ndr) e pare che da parte della Regione ci sia un’apertura anche sull’integrazione delle delibere inerenti la nostra presenza nelle case di riposo e il contratto delle Guardie mediche». Insomma, se martedì le parti raggiungeranno l’accordo su tutte le questioni in ballo — comprese l’avvio delle cure palliative h24 e nuovi letti in ospedali di comunità e strutture intermedie —, i medici di famiglia sospenderanno l’intero pacchetto di 81 giorni di protesta. Partiti il 19 settembre scorso e in calendario fino al 31 dicembre 2018. «Li sospendiamo e non li revochiamo perchè è un’apertura di credito e non ci fidiamo completamente — spiega Crisarà —. Nessuno pretende che tutti i progetti prendano corpo in 48 ore, ma ci riserviamo di vedere se davvero si realizzeranno uno dopo l’altro».
Nessuna possibilità di conciliazione invece con i medici ospedalieri. Anche perchè lo sciopero del 12 dicembre è nazionale e legato ai tagli alla sanità pubblica, allo stallo del contratto di lavoro e al «saccheggio dei fondi contrattuali», a un sempre più diffuso ricorso al precariato e al peggioramento delle condizioni di lavoro. «Quest’ultima voce ha fatto esplodere il malcontento — rivela Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao —. A fronte di carichi di lavoro che in Veneto superano le 48 a settimana invece delle canoniche 38 e senza il pagamento degli straordinari, si è diffuso un comportamento aggressivo da parte delle aziende sanitarie. C’è un clima pesante da caserma, con il ricorso improprio all’arma disciplinare come strumento di intimidazione. Il tutto aggravato dalla mancata volontà da parte di Regione e Usl di ridurre il precariato e dal blocco delle carriere». I sindacati lamentano inoltre «condizioni organizzative spesso al di sotto dei requisiti minimi di sicurezza»: reparti di Ostetricia senza il ginecologo di guardia la notte e nei festivi per carenza organica, pediatri non presenti al parto, medici dei Pronto soccorso costretti in alcuni ospedali a fare la guardia anche in altri reparti. A proposito della carenza di ospedalieri in Veneto(sono 8400, più 2000 dirigenti medici), la Regione ha avviato un tavolo con i rappresentanti di categoria per calcolare le dotazioni organiche presidio per presidio e reparto per reparto. Conclusa la prima ricognizione, dedicata ai Pronto soccorso: mancano 100 medici.