Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Se l’etichetta è fatta ad arte
Il vino parla anche attraverso la carta sulla bottiglia. Da Modigliani a Renoir, da Van Gogh alle onde gravitazionali
l vino è poesia imbottigliata». Robert Louis Stevenson aveva ragione. E se vivesse oggi, troverebbe un gradito passo avanti. Perché la sua non è più soltanto una metafora. Il vino può essere apprezzato anche prima di togliere il tappo. Basta guardarlo. Succede, quando in mano vi trovate il tratto di Gauguin. Quando Bruegel esce dai musei o dai libri di scuola e finisce improvvisamente davanti a voi sulla tavola. Quando persino un maestro contemporaneo decide di prestare la sua immaginazione al servizio di un vitigno. Le chiamano etichette artistiche: nobilitare un prodotto già fortemente simbolico e farne un oggetto che va al di là del semplice consumo. Nettare per la mente, non solo per il palato. E allora, se In vino veritas, si può anche imparare, bevendo.
Intuizione di oggi? Per nulla. Tra i pionieri di questa scelta c’è una storica azienda vinicola veneziana, la Tenuta Sant’Anna di Annone Veneto, che dagli anni ’60 ha perpetuato la particolare tradizione: le produzioni migliori incorniciate di volta in volta da capolavori di geni del pennello come Botticelli, Velazquez, Van Gogh, Renoir. Una consuetudine interrotta nel 2009 ma ripresa quest’anno, per lanciare lo spumante 2017 «Maudit»: etichetta bianca con uno schizzo di Amedeo Modigliani a raffigurare uno dei tanti volti femminili pensati dal genio livornese. La scelta dell’azienda, da qui in avanti, è quella di tornare agli omaggi grafici per suggellare le bottiglie più prestigiose e importanti nate dai filari della tenuta veneziana.
Nel goriziano, invece, per quasi quarant’anni, sono stati gli artisti a essere chiamati per omaggiare con il loro segno un prodotto davvero unico: il Vino della Pace, un originale bianco frutto dell’unione di quasi 600 vitigni provenienti da tutto il mondo e impiantati nelle terre a disposizione della Cantina Produttori Cormòns. Intuizione geniale, creare un prodotto universale che mescolasse con raffinata sapienza le uve di territori tra i più disparati, e farne il simbolo di coesistenza in armonia: la bottiglia veniva spedita ogni anno a tutti i Capi di Stato, impreziosita da etichette che ne facevano una vera e propria opera d’arte. Dal 1985 al 2012 si sono alternati nel design, tra gli altri, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Rotella, Giacomo Manzù, Fernando Botero, Dario Fo, Robert Rauschenberg, Vladimir Velickovic, Kengiro Azuma. Poi, nel 2014, è nata una nuova tradizione, il Vino della Solidarietà: un Collio doc realizzato grazie al lavoro di un gruppo di ragazzi disabili dell’associazione Anfass, alla quale va poi il ricavato della vendita. E le etichette d’arte sono tornate, legate maggiormente ad artisti del territorio come Sergio Altieri, Franco Dugo, Giorgio Valvassori: quest’anno la scelta è caduta su Ignazio Doliach.
Infine, anche la scienza può diventare veicolo estetico legato al vino. Si può parlare di relatività davanti a un buon bicchiere? Si può. Chiedere per conferma a Enoitalia, azienda di Bardolino che ha voluto festeggiare i trent’anni di produzione di Amarone facendosi un regalo particolare, grazie all’illustratrice Cristina Vannini Parenti: «Lignum vitis» è ispirato alla scoperta delle onde gravitazionali teorizzate da Albert Einstein cent’anni fa. L’etichetta è la prima in puro legno del settore vinicolo, un design definito da incisioni, pieni e vuoti, che simboleggiano il passaggio delle onde nello spazio–tempo.