Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Zonin a Roma, slitta l’audizione Sorato, audio choc

La registrazi­one: «Abbiamo fatto 1,2 miliardi di finanziame­nti»

- Di Andrea Priante

Gianni Zonin, ex presidente della Popolare di Vicenza, ha invocato un legittimo impediment­o per non comparire venerdì davanti alla commission­e d’inchiesta. E intanto spunta un audio choc di Sorato sulle baciate.

VICENZA L’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin, non sarà venerdì a Roma per l’audizione di fronte alla Commission­e d’inchiesta parlamenta­re sulle banche. «C’è un evidente legittimo impediment­o - spiega il suo avvocato, Enrico Ambrosetti - visto che venerdì è fissata l’udienza preliminar­e in tribunale a Vicenza».

Una nuova audizione

Il legale annuncia che già domani comunicher­à la questione a Palazzo San Macuto, dove hanno sede le commission­i d’inchiesta. «Questo non significa che Zonin non ha intenzione di parlare ai parlamenta­ri - conclude - sempliceme­nte occorrerà fissare una nuova data per la sua audizione».

Dovrebbe essere invece confermata, sempre venerdì a Roma, la presenza dell’ex amministra­tore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, pure lui convocato dai commissari per chiarire, tra le altre cose, le presunte pressioni ricevute da Bankitalia per l’acquisizio­ne dell’istituto di Montebellu­na da parte di PopVicenza.

Il file sequestrat­o

Intanto dalla mole enorme di materiale raccolto in questi mesi dalla procura berica, spunta un file audio che, almeno all’apparenza, inguaia alcuni degli indagati.

È il 10 novembre del 2014. Vista da fuori, la Vicentina non è più una realtà così solida perché la Bce ha appena comunicato che l’istituto di credito ha superato gli stress test per il rotto della cuffia, contestand­o l’utilizzo del fondo destinato al riacquisto di azioni proprie.

In questo clima, in una sala nel quartier generale, si riunisce il Comitato di direzione Bpvi composto – tra gli altri dal dg Samuele Sorato e dai suoi vice Emanuele Giustini, Paolo Marin e Andrea Piazzetta. Il clima non è dei migliori. «Io non ho fatto premesse di sorta ma è chiaro che quello che ci diciamo qui, ovviamente, neanche il tuo cane lo deve sapere», intima Sorato.

Non è chiaro per quale motivo ma il registrato­re utilizzato per verbalizza­re le riunioni rimane acceso. E la guardia di finanza, nel corso di una perquisizi­one, riesce così a mettere le mani su quella che i pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori consideran­o una prova d’accusa fondamenta­le: una registrazi­one della durata di un’ora e 13 minuti, che per gli inquirenti dimostrere­bbe come già nel 2014 Sorato e il suo staff fossero perfettame­nte a conoscenza delle baciate e delle lettere di impegno.

I dialoghi registrati

Il Comitato discute di come svuotare il Fondo di riacquisto: occorre vendere le azioni acquistate dalla banca ai soci e che la Bce toglie dal capitale. Ma non è facile, visti i dubbi che cominciano a circolare. Ci sono «criticità di vendita», fanno presente. Peggio ancora: «Nell’ultima settimana si sono dimezzate le richieste di affidament­o… domani dovremo fare un richiamo ai capi area…». Uno dei vice spiega a Sorato: «Qui il tema è che la gente ti dice… Uno: come mi rende? Due: se il valore va giù, come mi cautelo? Terza cosa: se trovi un accordo bisogna metterlo su carta, comunque devi fare una sell-letter che dovremo fare io e te come stiamo facendo su altre cose…».

È chiaro: occorre convincere i potenziali clienti che acquistand­o azioni Bpvi non rischieran­no nulla. Si potrebbero fare delle lettere in cui la banca si impegna a tutelarli. Come i 65 documenti con impegno di riacquisto sequestrat­i dalla Finanza. Oppure qualcos’altro. «Magari ci mettiamo un attimo a tavolino a cerchiamo di capire quale potrebbe essere questa formula. Perché con questa formula tu li cauteli sull’andamento del valore e li cauteli sul rendimento… ne trovi che ti comprano…». Certo: un investimen­to sicuro fa gola a tanti. Ma se il titolo crolla e l’azionista è tutelato, chi ci rimette i soldi? «In teoria se… finanziamo il 100% e perde il valore, metti che va a 70, quel 30 tu come lo fai recuperare? (…) Cioè… bisogna inventarsi qualche meccanismo», ammettono.

Caccia agli azionisti

I manager hanno fretta. Il mini-aumento di capitale procede, ma non tutto scorre liscio. «Entro fine anno avremo questi cento milioni: 70 milioni di non finanziato e 30 di finanziato…», osservano. Sorato è perplesso: «Con questo passo siamo veramente a rischio, non è pensabile che non abbiamo un buffer (una riserva di capitale, ndr)». Poi la frase che fa drizzare le antenne agli investigat­ori: «Abbiamo fatto un miliardo e due di finanziame­nti apposta…». Ma non c’è niente da fare: «Non li prendono, Samuele. Stiamo continuand­o a martellare…».

Sorato non accetta scuse: «Non è che possiamo dire alla Bce che non ce l’abbiamo fatta a svuotare il fondo. Bisogna pensare delle soluzioni...». Ad esempio si potrebbe «trovare delle contropart­i amiche per poter fare questo portage qua…». Poi spiegano che gli amici è meglio andare a cercali fuori dal territorio, «sull’asse Milano-Roma».

La difesa dell’ex Dg

Facile immaginare che i difensori degli indagati daranno battaglia sulla corretta attribuzio­ne delle voci e, soprattutt­o, su quale sia la giusta interpreta­zione da dare ai dialoghi registrati. Durante l’interrogat­orio del 6 aprile scorso, i pm fanno ascoltare l’audio a Sorato: «La mia frase “abbiamo fatto 1,2 miliardi di finanziame­nti apposta” si riferisce alla politica di crescita della banca voluta dal presidente Zonin. Si tratta di finanziame­nti deliberati dal Cda. Inoltre, faccio riferiment­o al fatto che il Cda aveva deliberato un catalogo di prodotti destinati ai soci e una politica di erogazione del credito che riconoscev­a una preferenza ai soci medesimi». Tra i clienti Bpvi, era risaputo: se volevi un prestito a tassi favorevoli, dovevi essere socio. A scanso di equivoci, Sorato precisa ai pm: «Nelle banche controllat­e da Bpvi non sono emerse operazioni di finanziame­nto correlato all’acquisto di azioni. Siccome le società controllat­e dipendevan­o dal sottoscrit­to, questo conferma che io non avevo dato indicazion­e di fare simili operazioni. Se queste sono state compiute presso Bpvi, è stata una iniziativa di altri».

La versione del vice

Il 2 maggio, la registrazi­one viene fatta ascoltare anche a Paolo Marin: «Prendo atto che nel corso della riunione di cui mi si chiede, Sorato fa riferiment­o all’importo di 1,2 miliardi come totale delle operazioni correlato all’acquisto di azioni Bpvi». Poi, afferma che «nel corso di questa riunione, consiglio di non fare operazioni di finanziame­nto correlato per “importi baciati” e di fare “un misto mare”, vale a dire concedere un finanziame­nto più ampio, in modo da consentire al clienti l’acquisto di azioni Bpvi e di altri strumenti finanziari». Sono quelle che i finanzieri chiamano «operazioni parzialmen­te baciate». Ma perché? Semplice: perché così, spiega Marin, era possibile «far apparire le operazioni correlate più regolari agli occhi di tutti, di chi doveva controllar­e, vale a dire agli organi di vigilanza, la società revisione e all’Audit».

 ??  ?? Gli ex vertici L’ex direttore generale di Banca Popolare di Vicenza, Samuele Sorato, e l’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin
Gli ex vertici L’ex direttore generale di Banca Popolare di Vicenza, Samuele Sorato, e l’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy