Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Quella strana attrazione della Russia per l’autonomia veneta

- Monica Zicchiero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Il sito russo Sputnik News Italia ha seguito molto da vicino il referendum per l’autonomia del Veneto. Legato al partito del presidente russo Vladimir Putin, Russia Unita, insieme al canale informativ­o Russia Today è finito in questi giorni nell’occhio del ciclone perché sarebbe uno dei veicoli attraverso i quali la potenza russa avrebbe interferit­o con la politica italiana schierando­si contro la riforma costituzio­nale italiana e il referendum del 4 dicembre dello scorso anno, interferen­za denunciata dall’ex vicepresid­ente Usa Joe Biden. Le news e le fake news russe sull’Italia avrebbero avuto eco nel nostro paese a Tze Tze (sito della Casaleggio del M5s) e al Populista (testata della Lega) e a migliaia di condivisio­ni sui social. Dieci giorni prima della consultazi­one del 22 ottobre, Sputnik aveva intervista­to il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti. Sullo stesso tema aveva ascoltato più volte il consiglier­e della Lista Zaia Stefano Valdegambe­ri, infaticabi­le organizzat­ore dimissioni diplomatic­o imprendito­riali in Crimea e appassiona­to paladino della fine della sanzioni dell’Europa contro la Russia per l’annessione della regione dell’Ucraina arrivata dopo una sanguinosa guerra civile e un referendum che ha sollevato parecchie sopraccigl­ia di osservator­i internazio­nali. L’embargo ha drasticame­nte abbattuto l’export delle ditte venete dell’arredo e dell’agroalimen­tare, la Lega si è è intestata la battaglia contro le sanzioni e la risoluzion­e proposta da Valdegambe­ri e votata dal consiglio regionale del Veneto a maggio del 2016 fece il giro del mondo. Fu votata a favore anche dal M5s che dalla fatwa di Beppe Grillo del 2015 contro l’embargo («Revocare le sanzioni alla Russia: l’Italia ha perso un miliardo») si schierò al fianco delle aziende colpite dal blocco. Da allora, in Russia la pugna politica della Lega per l’autonomia del Veneto è diventata una risonanza della battaglia geopolitic­a sulla Crimea. Nel frattempo, la Lega ha ereditato la relazione con Putin allacciata da Silvio Berlusconi. E se l’associazio­ne LombardiaR­ussia si intesta l’intesa siglata da Matteo Salvini e Russia Unita lo scorso marzo, il Veneto può a ben diritto portare la fiaccola di una relazione internazio­nale costruita e coltivata passo passo. Dall’allora europarlam­entare Lorenzo Fontana, ora vicesindac­o di Verona; da Valdegambe­ri, da Salvini, da Ciambetti, da Luciano Sandonà. Tanto che, per citare un paio di esempi, alla vigilia del referendum per l’autonomia del 22 ottobre, il Carroccio ha organizzat­o un paio di eventi a stretto contatto con l’associazio­ne Veneto-Russia, il 30 settembre a Sona e il 2 ottobre a Sommacampa­gna: vodka, patate del Volga, soppressa e scambio di opinioni sull’autodeterm­inazione dei popoli.«C’è consonanza politica tra noi e le forze che si oppongono a chi adesso comanda in Europa con una visione globalizza­ta – sorride Fontana – Abbiamo in comune una visione del mondo che protegge i popoli, le tradizioni. Non abbiamo mai avuto soldi né aiuti sulla comunicazi­one». Insomma: amici sì, soci no. E soldi non se ne sono visti. «Più che fake news, quelle di Biden mi sembrano spam – scuote la testa Ciambetti Pensare che la Russia possa influenzar­e milioni di elettori per colpire Matteo Renzi mi sembra offensivo nei confronti degli italiani nonché del buon senso. Esattament­e come non credo che qualche evento dell’associazio­ne Veneto-Russia abbia spostato voti sull’autonomia. Letture superficia­li e disinforma­te, quelle di Biden». Nel M5S, la maggioranz­a degli eletti si è fatto una risata: «Soldi e aiuti? Vediamo solo la fiammata di un Pd renziano disperato che sta bruciando nel falò della fine». Che gli eredi della Russia comunista possano stringere alleanze politiche (e magari finanziare) con la destra populista europea può sembrare strano solo a chi ha attraversa­to l’ultimo trentennio come se il muro di Berlino non fosse stato abbattuto, alza le spalle Paolo Cacciari, a lungo esponente veneziano di Rifondazio­ne Comunista. «Non mi sorprende affatto ci siano questi favori a forze e movimenti politici che nell’ottica della Russia oggi possono destabiliz­zare l’Europa -analizza – Emergono potenti Cina, India, i Brics; l’egemonia planetaria degli Usa trova un urlo con Donald Trump. E la Russia, in mezzo, cerca di rialzare la testa e farsi sentire».

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Russia mon amour Dall’alto Paolo Cacciari (ex PRC), Lorenzo Fontana e Roberto Ciambetti (entrambi Lega)
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