Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Niente tagli di tasse e nuove spese E le srl con sindaci o revisori Artigiani, rivolta sulla Manovra
VENEZIA Poco meno di 15 mila imprese venete, l’11 per cento delle 133 mila stimate a livello nazionale e con un’incidenza inferiore al solo 22 per cento della Lombardia, il prossimo anno saranno tenute a dotarsi di un organo di controllo collegiale o, in alternativa, di un revisore legale dei conti. La stima è della Cgia di Mestre e riguarda le nuove disposizioni della legge-delega di riforma della disciplina delle crisi d’impresa e dell’insolvenza appena approvata, che abbassa i parametri sopra i quali le società a responsabilità limitata (Srl) fino ad oggi erano obbligate a comportarsi in questo modo.
In particolare, fa presente l’associazione artigiana, sono fatte rientrare le imprese con un numero di dipendenti oltre i dieci, mentre prima la soglia da oltrepassare - oltre a quelle di patrimonio e ricavi, anch’esse ritoccate in basso – era di 50 addetti. In conclusione, per questo segmento di società si prevede una ulteriore spesa media di 3.500 euro e questo «dopo aver deciso di rinviare di un anno sia l’entrata in vigore dell’Iri, vale a dire la nuova imposta che avrebbe consentito alle società in nome collettivo di beneficiare di un’aliquota sui redditi del 24%, sia l’abolizione degli studi di settore. Ci apprestiamo così a registrare – pronostica il coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo l’ennesimo disinteresse dell’esecutivo e della maggioranza di governo nei confronti delle istanze sollevate dal mondo delle piccole e micro imprese».
Per il segretario, Renato Mason, «è indispensabile, oltre a ridurre il peso delle tasse, in particolar modo per le micro imprese, diminuire anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, continua ad aumentare e costituisce un grosso problema per moltissime attività. Non dobbiamo dimenticare che i più penalizzati da questa situazione, così come avviene per le tasse, sono le piccole e piccolissime imprese le quali, a differenza delle realtà più grandi, non dispongono di una struttura amministrativa in grado di farsi carico autonomamente di tutte queste incombenze».
Le considerazioni della Cgia giungono nel giorno in cui i quotidiani veneti riportano una pagina acquistata dalla Confartigianato regionale attraverso la quale si esortano i parlamentari ad apportare sostanziali correzioni alla bozza di manovra di bilancio che, a detta del presidente dell’associazione artigiana, Agostino Bonomo, trasmette agli artigiani «la sensazione di non essere stati ascoltati e tanto meno capiti». La categoria rivolge ai legislatori una raffica di «perché» attraverso i quali si chiede conto delle ragioni per cui le piccole imprese sono state «convogliate al regime di cassa ma senza riconoscere il diritto di dedurre le perdite», è stata rinviata la legge sull’Iri, e di altre misure come «l’obbligo della fattura elettronica» ma senza alcuna semplificazione burocratica.
«Volere è potere – prosegue Bonomo – e sono convinto che con un intenso lavoro parlamentare anche i pochi giorni che ci separano dalla approvazione definitiva siano più che sufficienti per sistemare queste storture. Soprattutto a pochi mesi da una tornata elettorale nazionale in cui le nostre valutazioni saranno legate a progetti attuabili, misurabili nell’impatto diretto sui contribuenti e nella definizione delle risorse necessarie per realizzarle, sia in termini di tempo che di fondi pubblici».