Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Tre attentati incendiari in un mese a Monselice Nel mirino militanti dem
C’è chi spera che i numerosi roghi a Monselice siano da imputare a qualche balordo, per non dover tirare in ballo ritorsioni legate a moventi politici. Speranza, appunto. Perché di fatto l’ipotesi che si tratti di intimidazioni ai danni di esponenti del partito democratico patavino è già forte. Della cittadina murata è nativo anche l’attuale presidente provinciale del Pd padovano Vittorio Ivis che ha ottenuto il mandato a fine novembre.
La recente cronaca riporta tre episodi ravvicinati, nella stessa strada e con modalità analoghe. L’ultimo è accaduto l’altra sera, in via San Vio, dove per la seconda volta qualcuno ha tentato di dare fuoco al portone d’ingresso dell’abitazione di Emanuele Rosi, esponente del locale circolo del Pd.
Una sorta di nuovo avvertimento dopo che il 39enne il 29 novembre aveva subito un attentato incendiario. Quella notte le fiamme gli avevano distrutto completamente il portone. Non una casa qualsiasi, ma quella in cui era affittuario - prima che il rogo la rendesse inagibile - e che è di proprietà di un altro nome noto della politica locale: Antonio Bettin, ex sindaco di
Monselice, ma esponente del centrodestra. E qui si apre il filone del giallo che riconduce a possibili ritorsioni su questioni di vicinato.
Tra i due attacchi, c’è stato un terzo attentato incendiario, il 14 dicembre nell’abitazione di Michela Berto, 49enne, attiva in parrocchia e nel volontariato e, manco a dirlo, iscritta al locale circolo del Partito Democratico.
I carabinieri stanno indagando a 360 gradi, non escludendo la pista politica, ma neanche quella del balordo piromane, dato che atti vandalici sul territorio sono numerosi e ne sono stati segnalati anche nei giorni scorsi.
La tesi per confutare la matrice politica tra i militanti del Pd è sempre la stessa: «Se fosse un attacco a noi, dovrebbero bruciare le case degli esponenti più importanti».