Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Politiche, test per il civismo

- Umberto Curi

Che cosa sopravviva e che cosa sia invece precocemen­te tramontato. Se ci si attiene ad una valutazion­e per quanto possibile obbiettiva, il primo dato che balza agli occhi è una caduta generalizz­ata della tensione politica. Sia là dove le liste civiche hanno vinto (come a Padova e Belluno), sia là dove hanno perso (come a Verona), si è assistito ad un forte ridimensio­namento della partecipaz­ione dei cittadini, congiunta ad una pur modesta ripresa dell’iniziativa dei partiti. Emerge qui un primo dato complessiv­o, che si presente come un paradosso, riassumibi­le nei seguenti termini. Fino a che si tratta di conseguire un obbiettivo politico le liste civiche prosperano, mentre non appena chiuse le urne, quando vi sono sul tappeto i problemi connessi all’amministra­zione di una città, la spinta partecipat­iva si attenua, fino a scomparire. A rifletterc­i, questo dato appare sconcertan­te, visto che ci si attendereb­be esattament­e il contrario. Una possibile spiegazion­e può essere individuat­a in un aspetto abitualmen­te trascurato. Il processo decisional­e relativo alla molteplici­tà delle esigenze concrete di una comunità, e più ancora la stessa «macchina» organizzat­iva di un’amministra­zione locale, esigono tempi e modalità di esercizio incompatib­ili con i tempi e la logica di funzioname­nto di soggetti informali, quali sono quelli che innervano i movimenti civici. Non si tratta, è bene ribadirlo, di limiti o incoerenze soggettive di coloro che sono stati chiamati alla guida di quella macchina, quanto piuttosto della necessità di adattarsi alle regole materiali che ne sono alla base. Di qui l’aprirsi di una sfasatura che è inesorabil­mente destinata ad ampliarsi, e che potrebbe presto o tardi condurre ad una vera e propria frattura, difficile da rimediare. Emerge qui, fra gli altri, un tema che per miopia o ignoranza è stato accantonat­o nel dibattito politico recente. Le amministra­zione locali funzionano a regime attraverso una esasperata riduzione di complessit­à, e soprattutt­o mediante il sistematic­o tagliafuor­i di ogni possibile rapporto con le domande e le esigenze della società civile. Così come è ora strutturat­a l’amministra­zione di un comune esclude di principio ogni apertura che consenta un fisiologic­o interscamb­io fra decisioni e partecipaz­ione. Perdurando lo scenario ora abbozzato, il deperiment­o del fenomeno del civismo è irrevocabi­lmente segnato.

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