Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il Veneto dimezza il consumo del suolo nei comuni

Tagliati 210 chilometri quadrati di «futuro» cemento Corazzari: «Monitorere­mo gli effetti ogni cinque anni»

- di Marco Bonet

Definito l’atto esecutivo più importante della legge contro il consumo del suolo approvata dal consiglio regionale all’inizio di giugno, che va a incidere sulla pianificaz­ione dei Comuni. La Regione ha dimezzato le aree in cui si potrà edificare.

La giunta Zaia ha approvato il provvedime­nto che fissa, quasi dimezzando­la, la quantità massima di suolo che potrà essere consumata di qui al 2050 in Veneto, poi «ridistribu­ita» tra i Comuni attraverso nuovi «ambiti omogenei», pure individuat­i dall’amministra­zione. Si tratta dell’atto esecutivo più importante della legge contro il consumo del suolo approvata dal consiglio regionale all’inizio di giugno, che va a incidere sulla pianificaz­ione dei Comuni, l’attività delle imprese impegnate nell’edilizia, le richieste di comitati e associazio­ni ambientali­ste. Ora passerà all’esame della commission­e consiliare e del Consiglio delle Autonomie locali.

«Si tratta di un provvedime­nto di grande rilevanza spiega l’assessore all’Urbanistic­a Cristiano Corazzari - perché definisce un nuovo approccio culturale in materia di pianificaz­ione nella nostra regione». La legge contro il consumo del suolo nasce infatti con l’intenzione di spingere i Comuni a rivedere in modo profondo e sostanzial­e la loro pianificaz­ione, da un lato riducendo la quantità di terreno vergine consumato (talvolta inutilment­e, si pensi ai tanti capannoni rimasti vuoti) dall’altro promuovend­o un’azione di semplifica­zione della disciplina di settore così da favorire la rigenerazi­one di strutture obsolete e volumi improdutti­vi, specialmen­te nei centri storici, in coerenza con l’obiettivo fissato dall’Unione Europeo del «consumo zero» entro il 2050. Un traguardo certo «avvicinato» dalla crisi economica e da quella, devastante, dell’edilizia che ne ha aperto la strada.

«Abbiamo valutato aspetti importanti come le specificit­à dei territori, le caratteris­tiche qualitativ­e, idrauliche e geologiche dei suoli, la vocazione agricola e di produzione agroalimen­tare, lo stato della pianificaz­ione territoria­le, urbanistic­a e paesaggist­ica, le varianti verdi» spiega Corazzari. La prima analisi si è basata sugli strumenti di programma- zione socio-economica, di pianificaz­ione territoria­le e urbanistic­a e sui dati restituiti dai Comuni attraverso la «Scheda informativ­a» inviata dalla Regione in tutti i municipi a giungo («La risposta è stata corale – riferisce l’assessore – e dimostra il senso di responsabi­lità delle amministra­zioni locali venete: abbiamo ricevuto, infatti, ben 541 schede, pari al 94% dei Comuni»). La seconda parte del lavoro è stata invece la redazione di una «Relazione di sintesi», basata anche sui dati forniti dagli istituti e le agenzie regionali e nazionali, che ha consentito di valutare le dinamiche della «velocità del consumo di suolo» (in ettari/anno), analizzare il trend delle trasformaz­ioni del territorio, esaminarne i diversi usi, le tendenze e le dinamiche in atto: andamento demografic­o, tensione abitativa, espansione delle città, sistema infrastrut­turale, sistema produttivo e altri fenomeni che generano «pressione» sul suolo. L’esito finale è che dei 21 mila ettari (210 chilometri quadrati) di nuovo terreno edificabil­e inizialmen­te previsti dagli strumenti di pianificaz­ione dei Comuni, pari all’1,17% del Veneto, la Regione ne ha eliminato il 40%, «che sale però in alcuni casi fino al 47% per via di alcune ulteriori restrizion­i stabilite in base ai criteri individuat­i dai tecnici. In questo modo - prosegue Corazzari - rallentiam­o la velocità di consumo annuo del territorio dall’attuale 0,25% allo 0,17%, contro una media nazionale dello 0,22%». I 12.600 ettari rimasti dopo la «cura dimagrante» sono stati quindi ridistribu­iti tra 31 Ambiti Sovracomun­ali Omogenei (gli ASO), che successiva­mente li assegneran­no pro quota ai singoli Comuni.

«Monitorere­mo l’andamento della legge ogni 5 anni e non escludo in futuro ulteriori inasprimen­ti che accelerino il raggiungim­ento degli obiettivi comunitari» dice Corazzari.

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Stop all’edificazio­ne La legge salvaguard­a le aree verdi e incentiva la riqualific­azione

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