Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il Veneto dimezza il consumo del suolo nei comuni
Tagliati 210 chilometri quadrati di «futuro» cemento Corazzari: «Monitoreremo gli effetti ogni cinque anni»
Definito l’atto esecutivo più importante della legge contro il consumo del suolo approvata dal consiglio regionale all’inizio di giugno, che va a incidere sulla pianificazione dei Comuni. La Regione ha dimezzato le aree in cui si potrà edificare.
La giunta Zaia ha approvato il provvedimento che fissa, quasi dimezzandola, la quantità massima di suolo che potrà essere consumata di qui al 2050 in Veneto, poi «ridistribuita» tra i Comuni attraverso nuovi «ambiti omogenei», pure individuati dall’amministrazione. Si tratta dell’atto esecutivo più importante della legge contro il consumo del suolo approvata dal consiglio regionale all’inizio di giugno, che va a incidere sulla pianificazione dei Comuni, l’attività delle imprese impegnate nell’edilizia, le richieste di comitati e associazioni ambientaliste. Ora passerà all’esame della commissione consiliare e del Consiglio delle Autonomie locali.
«Si tratta di un provvedimento di grande rilevanza spiega l’assessore all’Urbanistica Cristiano Corazzari - perché definisce un nuovo approccio culturale in materia di pianificazione nella nostra regione». La legge contro il consumo del suolo nasce infatti con l’intenzione di spingere i Comuni a rivedere in modo profondo e sostanziale la loro pianificazione, da un lato riducendo la quantità di terreno vergine consumato (talvolta inutilmente, si pensi ai tanti capannoni rimasti vuoti) dall’altro promuovendo un’azione di semplificazione della disciplina di settore così da favorire la rigenerazione di strutture obsolete e volumi improduttivi, specialmente nei centri storici, in coerenza con l’obiettivo fissato dall’Unione Europeo del «consumo zero» entro il 2050. Un traguardo certo «avvicinato» dalla crisi economica e da quella, devastante, dell’edilizia che ne ha aperto la strada.
«Abbiamo valutato aspetti importanti come le specificità dei territori, le caratteristiche qualitative, idrauliche e geologiche dei suoli, la vocazione agricola e di produzione agroalimentare, lo stato della pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica, le varianti verdi» spiega Corazzari. La prima analisi si è basata sugli strumenti di programma- zione socio-economica, di pianificazione territoriale e urbanistica e sui dati restituiti dai Comuni attraverso la «Scheda informativa» inviata dalla Regione in tutti i municipi a giungo («La risposta è stata corale – riferisce l’assessore – e dimostra il senso di responsabilità delle amministrazioni locali venete: abbiamo ricevuto, infatti, ben 541 schede, pari al 94% dei Comuni»). La seconda parte del lavoro è stata invece la redazione di una «Relazione di sintesi», basata anche sui dati forniti dagli istituti e le agenzie regionali e nazionali, che ha consentito di valutare le dinamiche della «velocità del consumo di suolo» (in ettari/anno), analizzare il trend delle trasformazioni del territorio, esaminarne i diversi usi, le tendenze e le dinamiche in atto: andamento demografico, tensione abitativa, espansione delle città, sistema infrastrutturale, sistema produttivo e altri fenomeni che generano «pressione» sul suolo. L’esito finale è che dei 21 mila ettari (210 chilometri quadrati) di nuovo terreno edificabile inizialmente previsti dagli strumenti di pianificazione dei Comuni, pari all’1,17% del Veneto, la Regione ne ha eliminato il 40%, «che sale però in alcuni casi fino al 47% per via di alcune ulteriori restrizioni stabilite in base ai criteri individuati dai tecnici. In questo modo - prosegue Corazzari - rallentiamo la velocità di consumo annuo del territorio dall’attuale 0,25% allo 0,17%, contro una media nazionale dello 0,22%». I 12.600 ettari rimasti dopo la «cura dimagrante» sono stati quindi ridistribuiti tra 31 Ambiti Sovracomunali Omogenei (gli ASO), che successivamente li assegneranno pro quota ai singoli Comuni.
«Monitoreremo l’andamento della legge ogni 5 anni e non escludo in futuro ulteriori inasprimenti che accelerino il raggiungimento degli obiettivi comunitari» dice Corazzari.