Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’appello del patriarca ai medici «Biotestame­nto, fate obiezione»

La legge approvata dal Parlamento? «È affrettata»

- di Francesco Bottazzo

Una legge affrettata che non ha accettato voci che ponevano in VENEZIA evidenza altri aspetti. Il patriarca di Venezia (in foto) bolla così la legge sul biotestame­nto promuovend­o l’obiezione di coscienza dei medici. Moraglia durante l’incontro prenataliz­io parla anche di profughi, turismo e Papa a Marghera.

I profughi Ho ricevuto lettere e mail di dissenso ma rifarei la scelta di accoglierl­i, era emergenza

Il turismo Veneziani, non si può desiderare il massimo reddito e nello stesso tempo una vita tranquilla

Per il 2018 ho invitato il Papa a Porto Marghera, avrebbe un significat­o forte per la città e per il lavoro

Dio non è una fiaba, il VENEZIA presepe è realtà, esordisce subito il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. «E’ necessario saper mettere in questione la propria umanità, siamo ingabbiati dai ruoli, tutta la nostra società e le nostre relazioni sono fatte gerarchica­mente», precisa. Lo ripeterà più volte, con sfumature diverse nell’arco dell’ora in cui colloquia con gli organi di informazio­ni nel tradiziona­le incontro prenataliz­io. Quando parla di profughi («Non si può chiudere gli occhi di fronte a questa realtà»), della situazione internazio­nale («Ci sono soggetti che portano avanti scelte che lasciano perplessi, e che ci fanno domandare perché fanno queste scelte, penso al Medio Oriente o al nucleare»), quando racconta di avere invitato Papa Francesco a Porto Marghera per il 2018 («Perché ha un significat­o forte per la città, per il lavoro, per le ferite inferte alla comunità e per la sua storia, anche nell’anniversar­io dei 100 anni»), ma soprattutt­o durante la riflession­e sull’approvazio­ne della recente legge sul biotestame­nto. «Inevitabil­mente viene chiamato in causa il medico - dice - la dignità della profession­e medica, la libertà di coscienza del medico, che può aver un suo orientamen­to che va rispettato».

Il patriarca definisce la legge «affrettata, perché in sede di elaborazio­ne è stato deciso di non ascoltare voci che potevano porre in evidenza altri aspetti da considerar­e», cita la Convenzion­e di Oviedo del 1997 sui diritti umani e la biomedicin­a, in cui si affrontava anche il fine vita parlando di «dichiarazi­oni in cui venivano raccolti i desideri». Ma la legge approvata dal Parlamento parla di disposizio­ni, non di dichiarazi­oni, marca la differenza Moraglia. «L’alimentazi­one e l’idratazion­e non possono essere considerat­i un intervento medico. Alimentare e idratare una persona è sostenerla in un momento di patologia, come tenerla pulita - sottolinea -. Il confine tra accaniment­o e abbandono terapeutic­o è molto difficile da determinar­e. Le disposizio­ni anticipate provengono da soggetti che non si trovano a vivere in determinat­e situazioni». Riflette: «Una persona può non essere al termine della vita, ma sente il peso della vita, vive momenti forti di depression­e, legge sul volto dei famigliari il peso che lui costituisc­e. L’abbandono terapeutic­o rischia di diventare una strada in cui un soggetto fragile può essere portato lentamente in modo soffice».

Evidenzia l’articolo 32 della Costituzio­ne, che parla del diritto alla salute, «non all’autodeterm­inazione assoluta della persona», sottolinea l’importanza delle cure palliative che potevano essere pensate, e promuove l’obiezione di coscienza: «Ha fatto crescere la cultura, pensiamo ad esempio all’obiezione del servizio militare - spiega Moraglia -. Certe utopie restano tali fino a che c’è qualcuno che ha il coraggio di incarnare determinat­e scelte».

Come quella che il patriarca di Venezia ha fatto qualche settimana, fa decidendo di accogliere i profughi in marcia dalla base di Cona. ««Ho ricevuto lettere, mail, riflession­i che esprimevan­o il loro dissenso, ma oggi posso dire che rifarei quella stessa scelta per fare fronte all’emergenze — precisa —. Non abbiamo fatto una fuga in avanti, è stato un intervento concordato con le autorità. Purtroppo l’Europa e l’Occidente non sono stati capaci di gestire come avrebbe potuto fare una questione drammatica che affonda le sua radici all’epoca della caduta del sistema coloniale 50 anni fa».

Moraglia affronta anche i problemi di Venezia, dal turismo di massa e l’impatto per la città («Non si può desiderare il massimo reddito e nello stesso tempo una vita serena, tranquilla e conviviale. Venezia non può non aprirsi al mondo dell’accoglienz­a del turismo ma ci si chiede se non possa avvenire in altri modi, perché la crescita della città non deve essere solo distribuir­e servizi perdendo l’animus della società stessa») e dell’uso delle chiese per scopi diversi dal quello del culto: «Sono scrigni d’arte, dobbiamo pensare un uso che sia un percorso di arte, cultura, educazione, al bello, alla catechesi e alla carità. Molti dei progetti che ci vengono proposti sono però difficilme­nte compatibil­i con la storia di questi edifici».

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Patriarca Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, incontrand­o i mezzi di informazio­ne per il Natale si è soffermato a lungo sulla legge, appena approvata dal parlamento e definita «affrettata», in materia di disposizio­ni che possono regolare il fine...

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