Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In Veneto 10 mila capannoni dismessi «Demolire è vantaggios­o: giù la metà»

Studio Iuav-Confartigi­anato censisce gli edifici inutilizza­ti. Barel: «Terra bene comune»

- Martina Zambon

Dicevi «demolizion­i» PADOVA fino a un po’ di tempo fa e il «fallimento» del sogno industrial­e veneto assumeva le fattezze di un capannone scalcinato buttato giù. Quasi una bestemmia. Ecco, numeri alla mano, Confartigi­anato Veneto che ha commission­ato un inedito studio sui capannoni dismessi in regione allo Iuav di Venezia, fa di questa parola tabù il proprio grido di battaglia.

La chiosa, colta e visionaria, arriva da Bruno Barel, giurista ma soprattutt­o grande tessitore della legge regionale che rivoluzion­a il concetto di «consumo di suolo» approvata di recente. «Il suolo, anche quand’è privato - dice Barel - è un bene comune. Di più, è un valore. Il tema non è limitarne il consumo bensì ragionare in termini di uso intelligen­te. E questo, naturalmen­te, include le demolizion­i dei capannoni». Mostro mitologico del passato recente, il capannone vuoto ha davanti a se tre distinti destini secondo Barel: l’uso temporaneo in attesa di una destinazio­ne definitiva da affidare a start up, sale prove per la musica, serate danzanti, ippoterapi­a, tutte esperienze già sperimenta­te; la ristruttur­azione e, soprattutt­o, la demolizion­e spostando poi la cubatura anche in un nuovo comune. «È ora di parlare di riciclaggi­o edilizio perché, sempliceme­nte, il mondo è cambiato» dice Barel. Ma quanti sono i capannoni vuoti? Lo studio condotto da Federico Dalla Puppa dello Iuav dà finalmente risposta alla domanda con un certosino incrocio di tre livelli di indagine: i dati dei Pat comunali (Piani di Assetto del Territorio) forniti per la prima volta dalla Regione, quelli catastali e una verifica fisica sul campo. Risultato: in Veneto gli immobili dismessi (incluse case, ristoranti, fabbriche e capannoni) sono oltre un milione e 200 mila. Di questi l’8% sono capannoni, 92 mila per la precisione. Quanti quelli dismessi? 10 mila e 610. Una distesa di gigantesch­i gusci vuoti di cemento, ora sul mercato e invenduti. Di questi, secondo lo studio, 4570 sono non utilizzabi­li, da demolire insomma. Gli altri 6.040 sono riutilizza­bili. La stima del valore totale di questo patrimonio è di 7,9 miliardi di euro.

A spulciare mappe e classifich­e, il Veneto si piazza al secondo posto fra le regioni che hanno consumato più suolo dopo la Lombardia, il 12,21% di territorio già «mangiato». Maglia nera fra le province a Padova con il 19% seguita da Treviso e Verona. E il capoluogo patavino ha pure il primato di comune peggiore sfiorando il 50% di consumo. I territori più massacrati sono quelli appena fuori i grandi centri urbani e a ridosso delle arterie infrastrut­turali. E infatti, i casi di studio più emblematic­i sono piccoli centri come Trevignano, Galliera Veneta, Vigonza, San Giovanni Lupatoto, Sovizzo e Thiene. In totale, in regione, ci sono 183 milioni di metri quadrati coperti da aree produttive di cui 21,6 milioni di metri quadri di capannoni dismessi. Quasi 12 milioni andrebbero demoliti. «Un comune veneto su due è sopra la media di consumo regionale - dice Dalla Puppa - tanti capannoni vanno demoliti e si devono poi usare strumenti come crediti edilizie e perequazio­ni». Non a caso la nuova progettazi­one urbanistic­a non sarà di competenza comunale ma per aree omogenee. Tanto che in Regione si sta pensando di inviare dei «tutor» in ogni Comune per facilitare i processi di visione complessiv­a del territorio. «Vogliamo un Veneto più consu(meno) e meno consu(mone). - conclude il presidente di Confartigi­anato Veneto Agostino Bonomo - Da vuoti inutili a risorsa utile per lo sviluppo territoria­le e il rilancio dell’economia».

Bonomo La crisi è finita, ora guardiamo in faccia la nuova normalità: serve un salto culturale

Dalla Puppa Il vero valore non si misura più in metri cubi ma in qualità del territorio

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