Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Nuove librerie, indipendenti e in ottima salute
E-commerce Nelle ultime settimane i corrieri hanno tardato le consegne per favorire Amazon
M a le librerie indipendenti non erano morte? Non dovevano scomparire a breve? Forse qualcuno ha suonato la messa da requiem troppo presto. Per fortuna. Forse le geremiadi sulla fine dei librai erano un po’ premature. Per fortuna. O forse, semplicemente, grazie alle nicchie e alla diversificazione, i librai stanno resistendo. Di certo lo fanno bene.
Viene da pensarlo provando a varcare in questi giorni prenatalizi la soglia della nuova Libreria Tarantola a Belluno: in un capoluogo da 35mila abitanti - non esattamente una metropoli della cultura - sotto le feste si fatica persino a passare. E sì che i locali della nuova sede, che Alessandro Tarantola ha portato da Piazza Martiri a via Psaro, sono spaziosi, luminosi e belli. Ma la notizia è che Belluno raddoppia, visto che a duecento metri di distanza, in piazza Piloni, dall’iniziativa di due ex commesse proprio della Tarantola di libreria ne è nata una nuova, piccola e sofisticata: Marta Fant e Carmen De Lazzer l’hanno battezzata Le due zitelle. E i buoni segnali non si fermano qui. Sotto le feste le librerie sono piene ovunque - da Bassano, con la splendida Palazzo Roberti, alla storica Libreria Galla di Vicenza - ma le vere notizie vengono dalle nuove nate.
A Venezia ce ne sono almeno tre: la più pionieristica è la MarcoPolo, che dopo la storica sede in Calle Teatro Malibran - ora dedicata solo ai ragazzi - ha aperto nel 2015 in Campo Santa Margherita, e, ora, abbastanza clamorosamente, alla Giudecca. «Qui di librerie non ce n’erano mai state - dice il titolare Claudio Moretti - il che ci è sembrata un’ottima motivazione per aprirne una». E mentre a novembre MarcoPolo apriva i battenti vicino al Ponte Lungo, a Venezia si brindava all’inaugurazione della fumetteria di Giacomo Vella, in calle dell’Olio, e della Libreria Sullaluna, alle Fondamenta della Misericordia. «L’esperimento della Giudecca va meglio di quanto pensassimo - prosegue Moretti -. Non avevamo fatto studi di mercato. Ci abbiamo provato. Ci eravamo posti un obiettivo economico e per ora lo abbiamo sorpassato. Certo, è presto per fare bilanci. Ma i segnali sono incoraggianti».
«Sotto Natale siamo in un delirio, c’è l’assalto dei clienti. E meno male», scherza Carlotta Borghi, che con il marito Loris è alla terza generazione delle storiche Lovat, le più grandi librerie indipendenti del Nordest. E a proposito di pionieri, quella di Villorba è stata anche l’allegra rivincita della cultura in partibus infidelium: nella Marca dei capannoni tutta lavoro e fatturato, un capannone pieno di libri. «Il mercato si sta riprendendo. Questo è un bene, anche se forse è perché purtroppo tante librerie hanno chiuso, diminuendo l’offerta. Ma non è solo un fatto di quantità. Il pubblico sta cominciando a capire la differenza tra il libraio e Amazon».
Ecco, evocato il gruppo di Jeff Bezos, viene fuori il dramma che si è dipanato in queste settimane. «Quasi tutti abbiamo avuto enormi problemi di consegna. Le spedizioni erano lentissime, quando non bloccate - spiega Moretti - E sa perché? I corrieri hanno un occhio di riguardo verso Amazon. E condizioni capestro con noi». «Verissimo conferma Franco Sovilla, che con Nicoletta prosegue l’opera pluridecennale della famiglia nella storica Libreria Sovilla di Cortina d’Ampezzo Questi mesi sono stati angoscianti dal punto di vista delle spedizioni. Non era mai stato così. Noi ci difendiamo con gli illustrati e con i libri vecchi, nicchie di qualità. Ma poi non riusciamo a soddisfare gli ordini dei clienti, perché i corrieri rispondono prima di tutto ad Amazon».
Già, ma come si chiedeva Lenin: che fare? «Innanzitutto bisognerebbe impedire gli sconti eccessivi - dice Moretti - È vero che in Italia abbiamo la Legge Levi, che limita al massimo al 15% la riduzione del prezzo. Ma anche quella soglia è troppo alta. E poi bisogna aiutare le librerie indipendenti con specifiche misure». La misura del Governo Gentiloni, presentata come emendamento alla legge di bilancio del Pd, è salutata dai librai come una vera boccata d’ossigeno: le librerie indipendenti potranno ricevere ogni anno dallo Stato fino a ventimila Euro per l’affitto dei locali o le tasse. «È una cosa sacrosanta - conferma Borghi - Finalmente lo Stato riconosce che il nostro ruolo non è solo commerciale. È prima di tutto sociale, a favore della comunità».