Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Cuore di stato» Le inchieste di Mastelloni
Il saggio Brigate Rosse, caso Dozier, Argo 16, delitto Moro: in «Cuore di Stato» l’ex giudice istruttore di Venezia ripercorre le grandi inchieste italiane
Le pagine più drammatiche della Storia veneta e italiana. Il Superclan (l’organizzazione clandestina costituita dal veneziano Corrado Simioni, i cui componenti poi confluirono nella scuola di lingue Hyperion di Parigi), la nascita delle Brigate Rosse, l’assassinio di Aldo Moro, il sequestro Dozier, l’Argo 16. Nomi scolpiti nella memoria, sui quali da decenni si interrogano storici e appassionati. Fatti sui quali si ritrova ora a riflettere il magistrato Carlo Mastelloni, che per quindici anni è stato giudice istruttore svolgendo indagini delicatissime a Venezia, specie sul fronte del terrorismo interno e internazionale.
Lo fa in Cuore di Stato (Mondadori, 296 pagine, 20 euro) un libro che racconta alcune delle inchieste più importanti degli anni della Prima Repubblica, quando il «mondo era diviso in due blocchi». Lo fa da una prospettiva inedita, quella di chi quelle indagini le ha condotte, spesso interrogando i protagonisti, e che oggi rivela scenari inediti e intrighi che coinvolsero politica e criminalità. Mastelloni le definisce le «oscurità» sulle quali «le Istituzioni prevalsero pur con il pesantissimo carico di contraddizioni che le caratterizzava». Misfatti dai quali il giudice ricava un messaggio che pare destinato ai giovani magistrati di oggi: «Per raggiungere verità scomode tenute nascoste dal potere o dai singoli poteri criminali, bisogna, oltre che lavorare sodo, pensare sempre che il crimine in cui ci si imbatte può rappresentare la punta di un iceberg, il semplice sintomo di un fenomeno ben più vasto». Mai dimenticarlo. Perché il «cuore dello Stato» non è soltanto ciò che varie organizzazioni eversive di estrema sinistra individuarono come l’obiettivo da colpire, ma anche il luogo in cui si annida(va)no aspetti occulti del potere politico.
Il libro mescola vicende giudiziarie a ricordi personali, brevi ritratti come quello di un altro «storico» magistrato legato a Venezia: «Carlo Nordio era solito chiudersi nella sua stanza dalle 14 alle 15 per mangiare una mozzarella contenuta in una specie di gavetta. Ha quasi sempre avuto l’abitudine di pranzare solo, raramente accompagnandosi ai colleghi. Si trovò ben presto in rotta di collisione con il dirigente e lasciò l’ufficio...». Anche Mastelloni ha pagato la propria intransigenza. Come quando denunciò Cossiga nell’ambito dell’intricata vicenda legata alla manomissione dei nastri delle audizioni della Commissione ministeriale d’inchiesta sulle deviazioni del Sifar. Come finì? «Da quel giorno del 1991, quando denunciai Cossiga, ho dovuto attendere il 2006 per ottenere un incarico semidirettivo e diventare procuratore aggiunto a Venezia. È stata una quarantena lunga ma che comunque ho ritenuto non evitabile ben conoscendo i meccanismi di espulsione di cui si avvale il ceto politico talora collegato ad ambienti giudiziari. Sì, proprio il mio ambiente».
C’è tanto Veneto, nel libro del giudice. Si torna con la memoria al caso di James Lee Dozier, il generale americano sequestrato dalle Brigate Rosse a Verona, il 17 dicembre 1981. «Nel corso di una imponente serie di perquisizioni (…) fu catturato Ruggero Voli- nia che condusse i Nocs a Padova in via Pindemonte favorendo l’irruzione degli agenti nel covo e la liberazione dell’ufficiale». Per Mastelloni la gestione del rapimento dimostrò a tutti il declino delle Br: «Nel sequestro Dozier gli errori tattici e militari furono clamorosi e da attribuirsi a una struttura ormai indebolita in termini di qualità e quantità».
C’è poi la vicenda dell’aereo chiamato «Argo 16» e precipitato il 23 novembre del 1973 a Porto Marghera, che veniva impiegato dalla Gladio (l’organizzazione paramilitare clandestina italiana promossa dalla Nato) «sia per il trasferimento di elementi civili da addestrare ad Alghero sia per il trasporto di armamenti da interrare nei depositi». La caduta venne inizialmente ascritta a una causa tecnica. Fu proprio Mastelloni ad aprire una nuova inchiesta nel 1987: «Erano emersi indizi che indicavano come causa della caduta del velivolo in sosta all’aeroporto di Tessera un sabotaggio degli israeliani». Gli indagati (tra i quali ufficiali del Sid) furono tutti assolti ma il giudice ancora oggi rivendica il lavoro fatto, sostenendo che «il governo italiano agì sotto enormi pressioni» e che il movente fosse di tipo ritorsivo, per la liberazione «in nome della ragion di Stato» di due terroristi palestinesi sospettati di aver preso parte all’eccidio di Monaco del 1972. Cuore di Stato serve anche a decifrare «lo scontro e l’incontro» - così li chiama il giudice - tra le Istituzioni, «rappresentate anche dalle forze repressive, e i fenomeni di criminalità politica». Perché la Storia del nostro Paese è stata anche questo: «Alludo a infiltrazioni, tentate o compiute, e alle interferenze dei servizi di sicurezza di Paesi “amici” pur nel contesto di accordi propri al periodo della guerra fredda».