Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Su Sofiya un mistero più grande»
Cornuda, la mamma e il patrigno: «Non può averla uccisa Pascal». Oggi l’autopsia
«Non crediamo CORNUDA (TREVISO) sia stato Pascal a uccidere Sofiya. Se quel corpo è davvero il suo, sicuramente c’è un mistero più grande dietro». Non si rassegnano il patrigno e la mamma della 43enne ucraina trovata morta dopo un mese di ricerche, e quattro settimane dopo il suicidio del compagno Pascal Albanese. Intanto oggi sarà eseguita l’autopsia sul cadavere, e cominceranno gli accertamenti sui computer sequestrati a Cornuda.
«Non parlate di Sofiya CORNUDA come di una prostituta uccisa dal compagno geloso. Se quel corpo è quello di mia figlia, il mistero è più grande». Valentyna Sidash è a Kyev, e rimarrà lì almeno fino a quando la scienza non confermerà il sospetto che il suo cuore di mamma non riesce ad accettare, e cioè che quel corpo martoriato ritrovato in un burrone ai piedi del terzo tornante del Monte Grappa, sia quello di sua figlia. «È molto provata, voglio cercare di proteggerla e le ho consigliato di rimanere lì», spiega l’ex marito Antonio Zamattia che da Taranto, dove vive, tiene i contatti con l’avvocato Francesco Zacheo. «Non vogliamo credere che sia questa la verità. Valentyna si aggrappa alla speranza disperatamente».
Per loro Sofiya è ancora scomparsa. Per gli inquirenti invece, il cadavere ritrovato per caso da un gruppo di cacciatori alla vigilia di Natale nei boschi del Bassanese, è quello della 43enne. A confermarlo sarebbe stato anche il radiologo con il quale la donna aveva una relazione da qualche settimana, che ne ha riconosciuto le scarpe. Sofiya Melnyk è morta, probabilmente uccisa dal compagno Pascal, che si è suicidato undici giorni dopo. E il movente del delitto potrebbe essere la gelosia. Ma i familiari non accettano questa ricostruzione, è ancora Zamattia a esprimere il pensiero della madre Valentyna: «Sofiya non è la donna che è stata descritta. E ci preoccupa questo continuo sottolineare che lei facesse la prostituta, che lui si sia ingelosito e l’abbia uccisa. Fine del mistero. No! Se Sofiya è stata ammazzata è perché entrambi sono finiti in qualcosa di più grande di loro». Per i familiari, quindi, esisterebbe uno scenario alternativo a quello che sembra emergere dalle indagini. E cioè che Sofiya possa aver pagato con la vita la sua decisione di spezzare un sistema che, fino ad allora, si era retto sulla complicità con Pascal. Si erano conosciuti, ricorda il patrigno, quando lei lavorava in una trattoria di Montebelluna, da poco arrivata in Italia e da poco separatasi dal marito ucraino. Il loro rapporto durava da 16 anni. Pascal la amava e accettava che nella vita della sua compagna ci fossero altri uomini, per i quali lui era «il cugino». Come la relazione, sporadica, con un imprenditore di Asolo. O quella, che durava da 9 anni, con un geologo emiliano di 70 anni, che le pagava il mutuo da 500 euro della villetta di via Jona, nella quale viveva con Pascal. Per il geologo Sofiya era «la mia compagna».
C’era una sorta di equilibrio in questa modo di vivere della coppia. Che si è spezzato a settembre quando la 43enne, per un problema al ginocchio, ha conosciuto un medico radiologo. E nulla è stato più come prima. Per lui aveva deciso di lasciare Pascal, il geologo e tutti gli altri uomini. Per lui era pronta a rinnegare il passato. E questo potrebbe aver fatto scattare qualcosa nella testa del 50enne. «Per me è impossibile che lui possa averle fatto del male – ammette Zamattia -, non è mai stato un violento. Ma è vero che la mente umana è insondabile».
Oggi pomeriggio, nel reparto di medicina legale dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, il dottor Alberto Furlanetto, incaricato dalla procura, eseguirà l’autopsia. Dovrà stabilire la causa e l’epoca della morte. Per questo sarà affiancato da un entomologo, un esperto di insetti e, in particolare, di quelli che si sviluppano nei corpi in decomposizione, elemento che per questo potrà datare con esattezza la data della morte di Sofiya e contribuire a far luce sulle modalità dell’omicidio. L’esperto in questione è Stefano Vanin, che già lavorò sul caso di Yara Gambirasio. All’esame hanno chiesto di prendere parte anche i legali della famiglia Albanese, mentre l’avvocato dei Melnyk si è riservato la nomina di un consulente.
Stamani, intanto, inizieranno anche le operazioni peritali sui cinque computer ritrovati nella casa di Pascal e Sofiya, da parte di Nicola Chemello, il perito nominato dalla procura: «Finalmente, dopo quasi due mesi, si va a guardare in quei computer – conclude Zamattia -. Sicuramente lì ci saranno le risposte a questo mistero».