Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Duemila capannoni vuoti: «Basta costruire»
Sartor: «Troppo cemento: riqualifichiamo». Record a Treviso, Casier e Villorba. Intanto partono le prime aste
Ci sono quasi duemila TREVISO capannoni dismessi, nella Marca. Duemila ex edifici produttivi, sia di piccole che di grandi dimensioni, stabilimenti che una volta erano il centro della vita economica e adesso sono cattedrali nel deserto. «Un patrimonio da riconvertire, valorizzare e strutturare lungo la grande viabilità o nelle aree più servite, perché la programmazione e pianificazione urbanistica siano sovra-comunali, su ampia scala»: parole del presidente di Confartigianato Vendemiano Sartor che analizza così i dati raccolti in collaborazione con Iuav e Regione Veneto per comprendere il fenomeno del consumo del suolo a Treviso. «Alcuni Comuni sono stati più prudenti di altri ma c’è stata un’esagerazione urbanistica nei primi anni Duemila – continua -, in cui l’euforia edilizia era spinta dall’offerta e non dalla domanda, sia per quanto riguarda i capannoni che la residenza». E oggi tutto quel mattone è fermo e improduttivo: «Dobbiamo consentire alle amministrazioni di intervenire perché il territorio non sia policentrico ma metta in campo una seria programmazione dei crediti urbanistici, di compensazione degli oneri delle lottizzazioni, delle unioni di servizi e delle aree di intervento, accorpando le zone industriali senza spreco di territorio. La riconversione di questo patrimonio, con azioni ad hoc, potrebbe portare alla creazione di un indotto pari a 7,9 miliardi. Un ottimo motivo per impegnarsi tutti per migliorare la qualità delle aree industriali, soprattutto in collaborazione con gli enti locali. Anche la demolizione dei manufatti irrecuperabili e il recupero di aree abbandonate sono un valore attraverso la nuova legge regionale».
I numeri sono talmente chiari da essere preoccupanti: il patrimonio industriale veneto è di 92 mila capannoni dei quali 10.610 dismessi; per oltre metà sono utilizzabili, già messi sul mercato e non. Ben 1.940 sono nella Marca, sugli 17 mila esistenti in provincia; senza contare altri seimila edifici non produttivi e in totale disuso. Nel Trevigiano il consumo del suolo è stimato al 16,83%; un Comune su quattro supera il 26%, 40 su 95 superano la media provinciale. Il Comune con l’incidenza maggiore è Treviso con il 39,7% (quarto in Veneto), seguono Casier (35,7%), Villorba (30,7%), San Vendemiano (28%) e poi Preganziol, Quinto, Paese, Castelfranco, Conegliano e Ponzano. «Non vuol dire che siano stati più spreconi – aggiunge Sartor -, sono anche superfici vaste e popolose. Ma ci obbligano a una riflessione profonda. Oggi i Comuni possono avere come leva finanziaria unicamente la tassazione e il riconoscimento per le realizzazioni, bisogna trovare strumenti innovativi». Confartigianato spinge quindi la «rottamazione» dei vecchi capannoni e spulciando in rete si trovano già alcuni immobili sul mercato, all’asta dopo il fallimento. Ad esempio, a Villorba il 26 marzo si tenterà di vendere, per 4,3 milioni di euro, l’ex Zago in via Torricelli, che fu un grande magazzino di commercio all’ingrosso, su un’area di 33 mila metri quadri. A Motta tre giorni prima va all’asta l’ex Italcurvi, 22 mila metri quadri a destinazione artigianale e direzionale per 1,7 milioni. A Ponte di Piave invece poche settimane prima va all’asta un capannone su un’area di 8 mila metri quadri per 913 mila euro. Tentativi di far ripartire cattedrali nel deserto, evitando nuove urbanizzazioni.