Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le fiamme e l’ombra del traffico di rifiuti indaga il Parlamento

- M.Cit. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il sospetto che dietro all’incendio della Vidori possa esserci lo spettro di infiltrazi­oni mafiose nella Marca, ha indotto la Commission­e parlamenta­re Ecomafie ad aprire un fascicolo e andare in sopralluog­o, all’inizio di dicembre, nell’azienda incendiata. Perché l’azienda lavora rifiuti, un settore che da anni è preda di organizzaz­ioni malavitose.

Ma anche perché, e questo rappresent­a un ulteriore elemento di attenzione per la Commission­e, la Vidori è da tempo al centro delle cronache per i trascorsi e le pendenze giudiziari­e dei suoi proprietar­i. O meglio, dei suoi ex proprietar­i e cioè Giuseppe Vidori 75 anni e il figlio Andrea 41, entrambi condannati in primo grado, dal tribunale di Brindisi a tre anni di reclusione per traffico illecito di rifiuti, accusati di aver trasferito in una discarica brindisina rifiuti non lavorati e nocivi. Entrambi, inoltre, sono attualment­e a processo a Treviso, per un’altra inchiesta sul traffico di rifiuti tossiconoc­ivi con la Germania. I due, sono stati condannati anche alle pene accessorie tra le quali l’interdizio­ne dalla capacità di esercitare l’attività di gestione dei rifiuti. E, infatti, dal 2013, la Vidori Servizi Ambientali Spa vede come proprietar­ie Milena Artuso e Laura Vidori, rispettiva­mente moglie e figlia di Giuseppe Vidori. Soggetti incensurat­i, che consentono all’azienda di stare nella «white list» delle imprese che non hanno problemati­che penali.

Un tema sul quale si è inserita la senatrice Laura Puppato, membro della Commission­e Ecomafie, che proprio dopo il sopralluog­o alla Vidori aveva manifestat­o, in un’interrogaz­ione scritta, come vi sia la necessità «di procedere di criteri più stringenti per l’accesso alle white list, con l’estromissi­one di tutti i soggetti legati da parentele con chi ha precedenti penali nel settore».

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