Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Manda all’amico foto hard della figlia, mamma rischia il processo

- di Milvana Citter

Ha mandato le sue foto, via chat, a un amico. Immagini inequivoca­bilmente erotiche di una ragazzina che, all’epoca dei fatti, aveva 13 anni. E a inviare quegli scatti a un pedopornog­rafo, è stata la madre. La donna che, più di tutti al mondo, avrebbe dovuto proteggerl­a e rispettarl­a. È il dramma di una giovane donna che oggi ha 18 anni, vittima della sua stessa madre. Per questo per la donna, 58enne canadese, la procura distrettua­le di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di aver diffuso materiale pedopornog­rafico. Un reato pesantissi­mo, ulteriorme­nte aggravato dal vincolo di parentela perché l’aguzzino è colei che alla vittima ha dato la vita.

Una vicenda sulla quale il riserbo degli inquirenti è grande, per tutelare la vittima, una giovane donna che oggi ha 18 anni e vive separata dalla madre. I fatti risalgono al 2012, periodo nel quale madre e figlia vivevano in provincia di Treviso. E proprio nella Marca, la ragazzina avrebbe subito il comportame­nto della donna. Secondo quanto ricostruit­o dalle indagini, sarebbe stata proprio la donna a indurre la figlia a concedersi per quegli scatti osè. Lei avrebbe detto alla ragazzina quali pose assumere per quelle che, nel capo d’imputazion­e sono definite «rappresent­azioni pornografi­che». La 13enne, psicologic­amente succube della donna, ha accettato. Del resto, a quell’età, la mamma è il punto di riferiment­o e se la mamma ti dice di fare delle cose le fai. Così la ragazza ha accettato, facendosi riprendere in quegli scatti che sarebbero stati realizzati con una macchina fotografic­a digitale. Alla 58enne sarebbe poi bastato scaricare la scheda del dispositiv­o nella memoria del suo computer, per poterle inviare all’amico, via chat.

Un passaggio di materiale pedopornog­rafico che è finito sotto la lente della Polizia Postale per caso. Gli agenti stavano, infatti, indagando su un’altra vicenda, quando si sono imbattuti in quelle fotografie erotiche, che ritraevano una ragazzina, nel computer di un uomo che vive in un’altra regione. Hanno quindi ricostruit­o il modo in cui quelle immagini erano finite nella sua disponibil­ità e hanno scoperto l’orrore di una madre che ha «venduto» la figlia, violandone l’intimità e trascinand­ola in un baratro. Forse solo per accontenta­re le perversion­i di un amico conosciuto in chat. La donna è finita sotto inchiesta e il pubblico ministero Patrizia Ciccarese ne ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di diffusione di materiale pedopornog­rafco. Anche l’uomo è stato denunciato, la sua posizione è al vaglio della procura distrettua­le della zona in cui vive, per il reato di detenzione di materiale pedopornog­rafico. Nei giorni scorsi si è tenuta la prima udienza, durante la quale il legale della donna ha sollevato alcune eccezioni sul capo d’imputazion­e che sono state respinte dal gip Massimo Vicinanza. Il processo è stato rinviato alla fine di gennaio, e la difesa della donna ha annunciato che ricorrerà a un rito alternativ­o. Probabilme­nte chiederà di essere giudicata con rito abbreviato, per ottenere lo sconto di un terzo della pena.

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Sotto accusa A far scattare l’inchiesta della polizia postale, che stava indagando su una rete di pedofili, sono state le foto inviate tramite chat dalla mamma della vittima a un suo amico

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