Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E le faville del Panevin presagiscono un 2018 positivo
Pubblico diviso ad Arcade, poi tutti concordano. Zaia: «Ora l’autonomia»
ARCADE Dopo 51 anni, il Panevin di Arcade è ancora una festa di popolo, di tradizione e di auguri per un anno appena iniziato che – si spera sempre – sia migliore di quello da poco finito. La pira di nove metri accesa in piazza ha pronunciato la sua sentenza di ottimismo: le faville sono andate a sera, a ovest, quindi sarà un 2018 di fortuna e buoni raccolti. Questo dice la Marca delle campagne che ieri sera si è riunita davanti ad almeno un centinaio di falò, in tutti i Comuni dal Piave alla Pedemontana.
Ad Arcade, il Panevin più grande della provincia organizzato dagli alpini, c’era anche (come sempre) il presidente della Regione Luca Zaia accanto al sindaco Nico Presti. «Quando le faville vanno a sera, il detto dice de poenta pien caiera - ha ricordato il governatore -, che vuol dire prosperità, quello che ci vuole per uscire definitivamente dalla crisi».
Non tutti erano d’accordo, però, in piazza. Il primo soffio di vento ha fatto ipotizzare una direzione diversa, un paio di penne nere hanno scosso la testa, poco sicure. Ma se le faville vanno a mattina «ciapa el saco e va farina», ovvero i risultati del raccolto saranno scadenti. Quindi cosa sarà del 2018? Può servire sapere che in altri territori, sempre nel Trevigiano ma verso la Castellana, la tradizione recita un proverbio diametralmente opposto: «Faive a levante panoce tante, faive a ponente panoce gnente». Insomma, in un modo o nell’altro sarà un anno positivo, dipende da quale tradizione popolare si ascolta. «C’è qualcuno che fa confusione coi punti cardinali – sorride Zaia – ma vanno a sera e per noi sarà un anno prospero con un obiettivo, portare autonomia per questa Regione. E questo non vuol dire politicizzare un evento, ma ascoltare la voce dei veneti». In piazza c’erano seimila persone: la macchina della sicurezza ha schierato decine di volontari; tutte le vie d’uscita e d’entrata erano presidiate da camion o trattori antisfondamento. Circolare Gabrielli rispettata.
Ce n’erano almeno un centinaio che bruciavano nella Marca ieri sera, e altri arriveranno oggi: erano meno numerosi dell’anno scorso ma allo stesso modo molto partecipati, organizzati dalle proloco e dalle associazioni per raccogliere le comunità. Per i veneti e i trevigiani in particolare è un appuntamento a cui non mancare.
Al punto tale che ieri, all’ultimo momento, sono stati autorizzati gli ultimi due Panevin (in bilico) programmati a Vittorio Veneto, che ha acceso 11 falò. Una circostanza salutata con soddisfazione in Comune, come ha puntualizzato il vice sindaco e assessore Alessandro Turchetto: «San Nicolò prima e i Panevin ora ha spiegato a Qdpnews.it - dimostrano che tutto si può fare, bastano piccoli sforzi in più per adeguarsi. Non si tratta di questioni che impediscono, ma di produrre i documenti richiesti. Gli 11 Pavevin significano che si può fare: l’importante è un’organizzazione che permetta la sicurezza. La tradizione va coltivata nel rispetto della sicurezza e dell’ambiente». «Qualcuno si augura che le piazze si svuotino perché vuole cancellare i Panevin – ha chiuso Zaia ad Arcade, puntando il dito sulla burocrazia che ha messo in difficoltà diversi falò -. Ma i problemi non sono questi. Le tradizioni vanno rispettate e non spente».
Per noi sarà un anno positivo con un obiettivo Non voglio politicizzare l’evento, ascolto solo i veneti