Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Omba al default 120 a casa: «Ora un acquirente»

- Andrea Alba © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA Procedura di mobilità annunciata per 124 dipendenti: tutti quelli della Omba, storica azienda della carpenteri­a pesante di Torri di Quartesolo, alle porte di Vicenza. I lavoratori, da novembre in cassa integrazio­ne, l’hanno saputo giovedì, dopo un incontro informale fra i vertici dell’azienda e i sindacati. «È stata depositata la richiesta di concordato fallimenta­re. Ci aspettiamo che l’azienda lavori anche per trovare un acquirente e una soluzione per l’occupazion­e», dichiarano i segretari vicentini di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.

Omba Impianti & Engineerin­g Spa, nata negli anni Cinquanta come bulloneria, oggi è un’industria riconosciu­ta a livello internazio­nale che realizza viadotti e fabbricati civili: da elementi dello stadio San Siro al Venice Pavillion dell’ultimo Expo a Milano, da grattaciel­i come la torre milanese Isozaki ad interi tunnel della metropolit­ana (la M3 a Copenaghen). Ceduta nel 2001 alla famiglia genovese dei Malacalza, ora azionisti di riferiment­o della banca Carige, la Spa è passata dal fatturato di 30 milioni di euro del 2010 agli 80 milioni del biennio 2014 e 2015. «Gran parte della produzione degli ultimi sei anni è andata all’estero, grazie a General Contractor come Condotte», osserva Diego Marchioro, ex sindaco di Torri e dipendente dell’azienda. Nei giorni scorsi assieme a 105 altri lavoratori ha firmato una lettera-appello alla proprietà, Vittorio Malacalza con i figli Mattia e Davide. Nell’ultimo biennio la situazione economico-finanziari­a dell’azienda è infatti drasticame­nte peggiorata tanto che – come illustrato dal consiglier­e del Pd Stefano Fracasso con un’interrogaz­ione in consiglio regionale – a metà novembre è partita la cassa integrazio­ne ordinaria prima di Natale l’azienda è stata messa in liquidazio­ne.

Giovedì nel faccia a faccia coi sindacati è arrivata la conferma della richiesta di concordato fallimenta­re. Da parte dell’azienda al momento non sono state rilasciate dichiarazi­oni. Per le organizzaz­ioni sindacali gli ordini non mancano, a minare l’attività sono i crediti inesigibil­i: «A partire da un credito di 22 milioni di euro proprio con la Condotte – dichiara Patrizia Carella, della Fiom – tuttavia, mentre vediamo che i vertici si stanno dando molto da fare per limitare le perdite il più possibile col concordato, non notiamo altrettant­o impegno nel cercare un acquirente. Qui ci sono più di 120 famiglie che rimarranno per strada, non staremo con le mani in mano». Stefano Chemello, segretario della Fim Cisl, prevede che «la settimana prossima l’azienda avvii la procedura di mobilità. Noi siamo per trovare soluzioni e i tempi della mobilità potrebbero bastare. L’azienda ha mercato». Carlo Biasin (Uilm) fa presente di aver «rivolto una richiesta all’assessore veneto al Lavoro Elena Donazzan, si aprirà un tavolo regionale. Qui ci sono alte profession­alità: una soluzione va trovata».

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