Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Marco, il presidente del Mogliano calcio «Un insospetta­bile»

Accusato di agevolare la cosca. La sua società è in liquidazio­ne

- Di Michela Nicolussi Moro

MOGLIANO (TREVISO) «Se mi dicessero di mettere la mano sul fuoco in merito all’innocenza di Marco, le metterei entrambi. La sua unica colpa è di essere troppo ingenuo, gliel’ho sempre detto». Parola di Alessandro Lunian, direttore generale e sportivo della società di calcio Union Pro di Mogliano (gioca in Eccellenza), il cui presidente Marco Gaiba, 55 anni, è da ieri agli arresti domiciliar­i con l’accusa di interposiz­ione fittizia mossa dalla Procura di Catanzaro nell’ambito della maxi operazione contro la ’ndrangheta.

Stando all’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminar­i Giulio De Gregorio, l’imprendito­re veneziano residente a Mogliano con moglie e figli è finito nell’inchiesta perché due nomi grossi dell’organizzaz­ione nel mirino degli inquirenti, Giuseppe Spagnolo e Gaetano Aloe, «finanziava­no la costituzio­ne della società AG Film srl, avente ad oggetto la ricerca, la progettazi­one, lo sviluppo, la commercial­izzazione, la distribuzi­one, l’importazio­ne e l’esportazio­ne di film in materiale plastico formalment­e riconducib­ile a Francesco Aloe e a Marco Gaiba. In particolar­e, nella fase di costituzio­ne, attribuiva­no fittiziame­nte il 51% delle azioni a Gaiba», che poi le ha cedute a Francesco Aloe. «Inoltre — aggiunge il gip — (i due) si ingerivano nella gestione amministra­tiva e commercial­e della AG Film srl quali soci occulti. Tutte le condotte erano finalizzat­e ad eludere le disposizio­ni di legge in materia di prevenzion­e e di agevolare la consorteri­a di ‘ndrangheta denominata Locale di Cirò».

«Marco non c’entra niente — insiste Lunian — se questa brutta tegola gli è caduta sulla testa è solo perchè il suo nome è stato associato a quello di una persona da lui conosciuta sul lavoro. E con la quale aveva iniziato una collaboraz­ione perché pensava di poter allargare il giro d’affari al Sud. Ma un anno fa ha capito che c’era qualcosa che non quadrava e ha mollato tutto». Gaiba, che dopo aver frequentat­o il Collegio salesiano «Astori» di Mogliano si è laureato in Ingegneria chimica a Padova, per un periodo ha lavorato con il padre Sauro (direttore tecnico del Petrolchim­ico di Marghera nel 2004 assolto nel maxiproces­so per la morte di 157 operai colpiti da tumore e scomparso nel marzo 2016), quindi ha aperto una propria azienda. La «Chemnet srl», «operante nel settore del commercio all’ingrosso di materiali di recupero non metallici — si legge nell’ordinanza degli arresti —. Dall’8 marzo 2010 al 9 gennaio 2012 la società utilizzava un’unità locale a Cirò Marina, in località Fatagò... E’ possibile ipotizzare che la Chemnet srl, il cui socio unico è formalment­e tale Marco Gaiba, sembra costituire uno schermo societario fittizio per dissimular­e la reale gestione e proprietà in capo agli Aloe, in specie a Francesco Aloe». Precisa il gip: «L’ultima impresa costituita dai fratelli Aloe per garantire alla cosca cirotana il controllo del riciclaggi­o di materie plastiche è la AG Film srl, nata nel dicembre 2011... La sede amministra­tiva dell’azienda veniva stabilita a Mogliano Veneto... in pratica nella stessa sede della Chemnet». Ora la Chemnet è in liquidazio­ne e ieri mattina è stato proprio il liquidator­e ad annunciare a Lunian l’arresto di Gaiba. «Mi ha avvertito la segretaria — conferma il direttore sportivo — io ho visto Marco l’ultima volta domenica, alla partita. In questi giorni saremmo dovuti andare insieme dal sindaco Carola Arena a parlare di un campo di calciotto da costruire dietro lo stadio e che aspettiamo da dieci anni. Marco è demoralizz­ato, è rimasto malissimo, lui ha creato una nuova società perché ci ha visto un’opportunit­à di lavorare anche al Sud. E’ stato ingenuo, mi ha mandato a dire di prendere in mano la Union Pro, perché lui ne avrà per almeno 15/20 giorni».

Gaiba, come recita l’ordinanza, «è gravato da pregiudizi penali per reati ambientali in materia di smaltiment­o rifiuti». Lo scorso marzo è finito fra i 98 indagati dalla Dda di Firenze con l’accusa di violazione delle regole sull’esportazio­ne di rifiuti plastici e indumenti usati verso Cina e Tunisia. «Non sarebbe capace di fare certe cose — assicura Lunian — ha ricevuto un’educazione molto rigida, il padre era vecchio stampo, voleva che si dedicasse solo al lavoro. Marco è stato un bravo attaccante del Mestre e di altre squadre, poi è diventato allenatore delle giovanili nel nostro club, dove giocava il figlio, e nel 2005 presidente». Dopo aver creato un vivaio forte di 24 squadre e 300 atleti dai 5 anni alla categoria Juniores, a fine settembre Gaiba ha stretto una collaboraz­ione con il settore giovanile del Venezia, di cui è molto orgoglioso.

Il direttore sportivo Voleva solo allargare il giro d’affari al Sud, ha capito che qualcosa non quadrava e ha mollato

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Marco Gaiba L’imprendito­re di Mogliano, 55 anni, da ieri mattina è agli arresti domiciliar­i nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta coordinata dalla Procura di Catanzaro

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