Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
MillDue, scatta il sequestro «Rogo strano»
S’indaga sul disastro della MillDue. I titolari: «Più di 10 milioni di danni»
RIESE PIO X (TREVISO) «Un incendio anomalo»: la procura ha posto sotto sequestro le strutture della MillDue distrutte dal rogo di martedì. «Almeno 10 milioni di danni, ma ripartiremo» dicono i titolari.
RIESE PIO X Le fiamme si sono sprigionate in un lampo e altrettanto rapidamente si sono propagate all’intero fabbricato, facendo implodere il tetto e distruggendo l’intera MillDue. Al momento non ci sono particolari elementi che inducano a sospettare il dolo, ma la procura vuole chiarire lo sviluppo «anomalo» del rogo. Per questo il sostituto procuratore Gabriella Cama ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti, con l’ipotesi di reato di incendio e ha disposto il sequestro dell’intero stabile arso dalle fiamme, per consentire al Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco di procedere con i campionamenti e le indagini atte ad appurare le cause.
Il giorno dopo, intanto, i camion dei vigili del fuoco sono parcheggiati vicino a pozze d’acqua. Strisce bianche e rosse delimitano l’area sotto sequestro. Un braccio meccanico scava in un groviglio di cenere e macchinari distrutti. E poi il personale dell’assicurazione, i vigili, e decine di curiosi che con l’indice indicano quei muri che stanno in piedi a malapena. «Guarda, quella era la MillDue». A distanza di 24 ore è questo lo scenario in via Balegante, con un’azienda da 48 dipendenti e un fatturato di otto milioni di euro l’anno, finita in cenere in un pomeriggio. Fortunatamente, nessun ferito: dopo lo sprint di fine anno, martedì al lavoro c’erano solo quattro persone per attività di controllo del magazzino.
E ieri, mentre si completavano le operazioni di spegnimento, la mente di Stefano e Giorgio Brescacin, titolari dell’azienda, è andata al bilancio dei danni: «Stiamo iniziando la prima stima, alcuni assicuratori ipotizzano 10-15 milioni di euro», dicono. D’altro canto, del loro stabilimento è rimasta in piedi solo la zona degli uffici. «Abbiamo chiesto alla polizia giudiziaria di poter accedere ai computer e ai nostri dati», dice Giorgio. «Vogliamo contattare i clienti, dire a tutti che ci siamo». Il suo è il volto di un imprenditore preoccupato. «Stiamo già cercando aiuto tra i nostri colleghi, inizieremo con una produzione esternalizzata e poi troveremo un altro capannone. A star fermi si muore».
E mentre i sindacati si stanno attivando per la cassa integrazione, arriva anche la solidarietà dell’amministrazione comunale. «Siamo vicini ai titolari, ai dipendenti e alle famiglie – spiega il sindaco Matteo Guidolin -, faremo il possibile per aiutarli a ripartire». Rimane un mistero l’origine del rogo. Brescacin chiude così: «Pensiamo si tratti di un corto circuito, o di un quadro elettrico o un muletto che è esploso. Purtroppo è accaduto in un posto pieno di legno, il rogo è stato immediato e violentissimo».