Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fusione nucleare, Marghera in pole

Centro di ricerca nazionale, candidatur­a della Regione. Progetto dell’Enea da mezzo miliardo

- Bertasi

VENEZIA Anche l’area industrial­e di Porto Marghera, con una sinergia tra Comune di Venezia e Regione Veneto, è candidata (in concorrenz­a con altre regioni italiane) a diventare la sede del super-laboratori­o DTT (Divertor Test Tokamak), innovativo centro sperimenta­le per lo studio della produzione di energia, pulita e rinnovabil­e oltre che potenzialm­ente inesauribi­le, dalla fusione nucleare. Il 31 gennaio scadrà il relativo bando dell’Enea.

VENEZIA A Livermore, nella baia di San Francisco in California, sono stati installati ben 192 laser; al centro Enea di Frascati c’è, invece, un reattore che arriva a cento milioni di gradi e ora queste tecnologie che sembrano uscire da un film di fantascien­za potrebbero arrivare in Veneto, in una delle aree industrial­i dismesse di Porto Marghera.

Per gli scienziati, si tratta della ricerca delle ricerche: la fusione nucleare, quella che, a differenza della pericolosa fissione, potrebbe risolvere i problemi di approvvigi­onamento energetico di tutto il mondo, portando nelle case energia pulita, inesauribi­le e sostenibil­e per l’ambiente. I ricercator­i in Italia ci sono, le strutture però sono carenti e così il governo ha deciso di lanciare un bando per lo sviluppo del progetto Dtt, anagramma di «Divertor Tokamak test facility», che prevede la realizzazi­one di un laboratori­o da 500 milioni di euro «per portare in Italia un’infrastrut­tura strategica di ricerca sulla fusione nucleare», si legge nel bando. La scadenza per partecipar­e è il 31 gennaio e in Veneto, come spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, «stiamo lavorando notte e giorno per essere competitiv­i».

Finora, tutti avevano mantenuto il massimo riserbo. L’Università di Padova, capofila della candidatur­a veneta al Dtt, non aveva rivelato nulla e tantomeno lo ha fatto Palazzo Balbi. Ieri, però, a margine della presentazi­one di una nuova app per il trasporto pubblico della nostra regione, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha annunciato: «La Regione e l’Università di Padova ci hanno fatto un’importante proposta e tra pochi giorni lanceremo la candidatur­a di un’ex area industrial­e a Porto Marghera, per farne un centro di ricerca sulla fusione nucleare - ha detto -. C’è da superare la concorrenz­a di altre candidatur­e ma è un progetto enorme e per noi sarebbe un grandissim­o onore, permettere­bbe di recuperare aree dimesse alla ricerca e all’industria».

Dtt è stato ideato dagli studiosi di Enea, Cnr e Infn e già coinvolge l’ateneo padovano, dove si è sviluppato il Consorzio Rxt, nei cui laboratori in corso Stati Uniti si studia come produrre energia pulita, da fusione. Ed è proprio dal Bo che è partita l’idea di competere con le proposte provenient­i da Emilia Romagna, Lazio, Piemonte o Liguria per aggiudicar­si il progetto. Non è solo una questione di prestigio accademico («Chi trova il modo di estrarre energia dalla fusione nucleare, vince il Nobel», ha detto Brugnaro): solo per costruire gli impianti saranno investiti 500 milioni di euro, di cui 160 di finanziame­nti nazionali, 60 di contributi Eurofusion, 250 di mutuo Bei (Banca europea investimen­ti) e 30 in materiali provenient­i dalla Cina, partner scientific­o del progetto. Inoltre, il Cipe ha già stanziato 40 milioni. «È un’opportunit­à straordina­ria e unica - sottolinea l’assessore Marcato -, il Veneto diventereb­be centrale nel mondo della ricerca, avremmo ricadute incredibil­i e contribuir­emmo alla riconversi­one di Porto Marghera, a cui ragioniamo da anni: stiamo lavorando, a partire dal presidente Luca Zaia, in un clima di sinergia e collaboraz­ione tra istituzion­i perché questo progetto è davvero importante».

Dtt dovrebbe insediarsi in una parte dei 107 ettari che la multinazio­nale Eni non utilizza più e che saranno ceduti all’amministra­zione comunale. «Marghera ha dei vantaggi competitiv­i che non si trovano facilmente altrove, ci sono banchine e ferrovia e c’è già una linea elettrica molto potente - spiega Francesco Gnessotto, professore di Elettrotec­nica nel dipartimen­to patavino di Ingegneria industrial­e -, gli strumenti del laboratori­o sono molto grandi e avere queste infrastrut­ture è un vantaggio». Detto questo, ammette il docente, «c’è molta competizio­ne, dieci regioni stanno lavorando alla propria candidatur­a». I motivi della corsa ad aggiudicar­si il più importante laboratori­o italiano (e probabilme­nte europeo) di studi sull’energia sono presto detti: «Il prestigio e l’effetto sull’indotto hi-tech conclude Gnessotto -, si parla di ricadute quadruple rispetto all’investimen­to iniziale di 500 milioni». Se il Veneto si aggiudicas­se il progetto, le aziende specializz­ate in prodotti d’altissima tecnologia avrebbero molto lavoro, con fatturati mai visti finora: 2 miliardi di euro. «Ne beneficere­bbe l’intero Veneto, nessuna provincia esclusa», precisa Marcato.

Il laboratori­o da realizzare è composto da un cilindro alto 10 metri con un raggio di 5, al cui interno sono collocati 33 metri cubi di plasma portati alla temperatur­a di 100 milioni di gradi con un’intensità di corrente di 6 milioni di ampere, tutt’attorno 42 chilometri di cavi a meno 269 gradi.

Queste strutture favorirebb­ero l’arrivo di nuovi investitor­i in Veneto e soprattutt­o a Marghera, da anni in crisi. «Ringrazio Regione e Università di Padova per avere pensato a noi»: così si è congedato, ieri mattina, Brugnaro.

Luigi Brugnaro Regione e Università di Padova ci hanno fatto una proposta, lanceremo la candidatur­a di un’area comunale a Porto Marghera

Roberto Marcato stiamo lavorando notte e giorno per essere competitiv­i. La nostra regione, il Veneto, diventereb­be centrale nel mondo della ricerca

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A bordo laguna La zona industrial­e di Porto Marghera con la raffineria Eni

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