Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LAVORO, IL MODELLO BAVIERA
Sono confortanti i dati forniti da Veneto Lavoro. L’anno che ci siamo lasciati alle spalle ha visto crescere il saldo degli occupati. Positiva è stata anche la percezione di un miglioramento nella qualità delle prestazioni lavorative, pur persistendo il deficit di competenze adeguate ai ruoli richiesti. Quella della quantità e della qualità del lavoro è una corsa che richiede le doti di quell’instancabile maratoneta che è il rondone comune. Ed è una gara di resistenza giacché sono in gioco gli investimenti per costruire le palestre dove si allenano le giovani menti. Insomma, si tratta di mettere mano a un’opera gigantesca qual è la trasformazione della scuola. Un impegno da assolvere nel tempo in cui talento e creatività sono i due nomi del lavoro di domani. L’automazione sta corrodendo il lavoro umano fatto di routine e procedure. Il traguardo dell’occupazione si raggiunge con l’apprendimento continuo, la creatività e la capacità di calarsi nella realtà altrui per riuscire a cogliere punti di vista ed emozioni anche differenti dal nostro modo di pensare e agire. È questo il talento indispensabile per il lavoro che nel futuro prossimo dovrà affrontare compiti sempre più complessi e, quindi, sempre meno standardizzati. Poiché le macchine più intelligenti richiedono persone migliori, c’è da tenere sotto controllo il proprio sviluppo professionale.
Per coltivare e sostenere i talenti ci vuole una cultura dell’apprendimento che si traduca nell’imparare non da soli ma insieme agli altri che con noi stanno svolgendo un’attività. C’è da colmare le buche scavate dalle discipline nate nell’era monolitica dell’industrializzazione. Nel tempo mutevole in cui siamo immersi, dobbiamo le nostre fortune all’abilità di trarre valori imprenditoriali dalla convergenza delle variegate forme di conoscenza. Nascono nelle regioni più innovative scuole internazionali che danno ai giovani un’educazione globale. Vi si coltivano il «multilinguismo», cioè l’utilizzo di più di una lingua contemporaneamente allo scopo di migliorare il modo di esprimersi, e le abilità sociali, essendo importante vedere le cose da molteplici punti di vista. L’obiettivo è preparare gli alunni a carriere in cui potrebbero dover assumere ruoli differenti in momenti diversi. Si progettano poi ambienti d’apprendimento multi-età, nel senso che gli allievi più anziani aiutano i più giovani. Mentre queste innovazioni sono in procinto di essere varate o sono appena state messe in campo, da tempo nella vicina Baviera sono operative le Università di scienze applicate (Fachhochschulen) che sono impostate sullo studio orientato alla prassi, incrociando i fondamenti teorici con le applicazioni concrete richieste dalle imprese. Nel percorso formativo sono previsti tirocini e semestri pratici obbligatori. I docenti hanno alle spalle una carriera professionale di almeno tre anni fuori dal sistema universitario. Per imboccare in Veneto questo percorso, istruzione e imprenditorialità sono chiamate a inaugurare una nuova età di collaborazione. Partendo dal boom in corso, resta da vedere se l’alternanza scuolaazienda possa assurgere al rango delle Fachhochschulen.