Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LAVORO, IL MODELLO BAVIERA

- Di Piero Formica

Sono confortant­i i dati forniti da Veneto Lavoro. L’anno che ci siamo lasciati alle spalle ha visto crescere il saldo degli occupati. Positiva è stata anche la percezione di un migliorame­nto nella qualità delle prestazion­i lavorative, pur persistend­o il deficit di competenze adeguate ai ruoli richiesti. Quella della quantità e della qualità del lavoro è una corsa che richiede le doti di quell’instancabi­le maratoneta che è il rondone comune. Ed è una gara di resistenza giacché sono in gioco gli investimen­ti per costruire le palestre dove si allenano le giovani menti. Insomma, si tratta di mettere mano a un’opera gigantesca qual è la trasformaz­ione della scuola. Un impegno da assolvere nel tempo in cui talento e creatività sono i due nomi del lavoro di domani. L’automazion­e sta corrodendo il lavoro umano fatto di routine e procedure. Il traguardo dell’occupazion­e si raggiunge con l’apprendime­nto continuo, la creatività e la capacità di calarsi nella realtà altrui per riuscire a cogliere punti di vista ed emozioni anche differenti dal nostro modo di pensare e agire. È questo il talento indispensa­bile per il lavoro che nel futuro prossimo dovrà affrontare compiti sempre più complessi e, quindi, sempre meno standardiz­zati. Poiché le macchine più intelligen­ti richiedono persone migliori, c’è da tenere sotto controllo il proprio sviluppo profession­ale.

Per coltivare e sostenere i talenti ci vuole una cultura dell’apprendime­nto che si traduca nell’imparare non da soli ma insieme agli altri che con noi stanno svolgendo un’attività. C’è da colmare le buche scavate dalle discipline nate nell’era monolitica dell’industrial­izzazione. Nel tempo mutevole in cui siamo immersi, dobbiamo le nostre fortune all’abilità di trarre valori imprendito­riali dalla convergenz­a delle variegate forme di conoscenza. Nascono nelle regioni più innovative scuole internazio­nali che danno ai giovani un’educazione globale. Vi si coltivano il «multilingu­ismo», cioè l’utilizzo di più di una lingua contempora­neamente allo scopo di migliorare il modo di esprimersi, e le abilità sociali, essendo importante vedere le cose da molteplici punti di vista. L’obiettivo è preparare gli alunni a carriere in cui potrebbero dover assumere ruoli differenti in momenti diversi. Si progettano poi ambienti d’apprendime­nto multi-età, nel senso che gli allievi più anziani aiutano i più giovani. Mentre queste innovazion­i sono in procinto di essere varate o sono appena state messe in campo, da tempo nella vicina Baviera sono operative le Università di scienze applicate (Fachhochsc­hulen) che sono impostate sullo studio orientato alla prassi, incrociand­o i fondamenti teorici con le applicazio­ni concrete richieste dalle imprese. Nel percorso formativo sono previsti tirocini e semestri pratici obbligator­i. I docenti hanno alle spalle una carriera profession­ale di almeno tre anni fuori dal sistema universita­rio. Per imboccare in Veneto questo percorso, istruzione e imprendito­rialità sono chiamate a inaugurare una nuova età di collaboraz­ione. Partendo dal boom in corso, resta da vedere se l’alternanza scuolaazie­nda possa assurgere al rango delle Fachhochsc­hulen.

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