Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mose, la procura apre nuovi filoni d’inchiesta
«Per il Mose ci sono molti più problemi di quanto immaginassi». L0 ha detto ieri il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone. Parole sibilline, che però portano ad almeno un paio di interpretazioni. Una, confermata da fonti della procura di Venezia, è che ci sono altri filoni ancora in piedi.
VENEZIA Il «la» lo dà Raffaele Cantone. «Per il Mose ci sono molti più problemi di quanto immaginassi, ci sono anche un po’ di incertezze e di scarsa chiarezza su una serie di cose che stanno avvenendo, ma non posso dire altro - ha detto ieri il presidente dell’Autorità anticorruzione - Il commissariamento nella prima fase ha dato un segnale di discontinuità, che c’è ancora. Le difficoltà di adesso? Non tutte sono spiegabili, dobbiamo capire cosa stia davvero avvenendo». Parole sibilline, che però portano ad almeno un paio di interpretazioni. Una, confermata da fonti della procura di Venezia, è che dopo la maxiretata del 4 giugno 2014, i patteggiamenti e le condanne (e le assoluzioni) dello scorso settembre nel processo di quelli che erano rimasti, ci sono altri filoni ancora in piedi, al di là di quelli noti: cioè il processo a Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, Nicolò Buson e Mirco Voltazza, che si aprirà il prossimo 20 marzo; quello alle aziende del Mose per la responsabilità amministrativa; infine l’inchiesta «Mose6» sulla cresta sui cassoni di Chioggia, i cui atti sono stati depositati da poco. Sulle piste aperte c’è ovviamente il massimo riserbo, ma sarebbero l’esito delle numerose segnalazioni depositate in procura da vari cittadini ma soprattutto dai commissari del Consorzio Venezia Nuova dal loro arrivo a fine 2014. D’altra parte Luigi Magistro, che è andato via prima dell’estate scorsa, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola hanno sempre confermato l’invio ai magistrati penali di tutte le «magagne» trovate nel corso della loro opera di «pulizia interna»: a partire dai lavori fatti male fino ad arrivare a omissioni nei controlli, perizie modificate, rimborsi a fronte di pareri negativi e così via. Lo scoglio principale è però quello della prescrizione visto che questi fatti, anche se gravi perché relativi a reati di pubblica amministrazione, risalgono ai tempi in cui a capo del Cvn c’era Giovanni Mazzacurati, andato via nel 2013.
C’è poi il lavoro della Corte dei Conti, che già l’anno scorso ha ottenuto le condanne dell’ex governatore Giancarlo Galan, dell’ex assessore Renato Chisso e del suo segretario Enzo Casarin, dell’ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta. Ora la procura guidata da Paolo Evangelista è in attesa, a quasi due mesi dall’udienza, del verdetto dei giudici sul maxisequestro da 22 milioni a Mazzacurati, mentre l’8 febbraio è prevista l’udienza che vede imputato l’ex dirigente regionale Giovanni Artico, a cui sono stati sequestrati oltre 400 mila euro.
L’altra interpretazione pare una velata critica al governo, che ha garantito i soldi sulla carta (l’ultimo finanziamento è di 221 milioni), ma non la liquidità, tanto che le opere sono in ritardo. «Il ripristino della legalità è stata una necessità, però dobbiamo essere in grado di portare risultati ha concluso Cantone - Se la legalità non porta risultati, dà l’idea che non conviene».