Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Energia pulita e inesauribile (ma tra decenni)
Qual è la grande sfida per i ricercatori che studiano la fusione nucleare?
La fusione nucleare riproduce il processo di reazione che avviene nel Sole e nelle altre stelle, perciò si tratta di una fonte di energia potenzialmente inesauribile, rinnovabile e pulita. La grande difficoltà, con cui si stanno misurando scienziati e ricercatori, sta nel fatto che le condizioni di partenza sono enormemente differenti tra il Sole e la Terra, soprattutto in relazione alla diversità della massa: una massa solare equivale a 332.946 masse terrestri.
Cos’ha di diverso la fusione nucleare rispetto agli altri processi che producono energia?
Nella fusione nucleare cambia in misura decisiva il meccanismo di produzione del calore che, una volta trasformato in vapore, andrà ad alimentare una turbina, convertendo l’energia cinetica in elettricità.
Come si diceva sopra, viene riprodotto il «motore» delle stelle: la fusione di due nuclei leggeri di idrogeno, che produce elio e rilascia un quantitativo libero di energia.
Perché si tratta di un meccanismo «pulito»?
Per il semplice fatto che non produce anidride carbonica (i cui livelli nell’atmosfera terrestre oggi sono i più alti mai raggiunti da 3 milioni di anni a questa parte). L’elio è un gas nobile, innocuo e inerte. Infine, non vengono prodotte scorie (come avviene, invece, nelle centrali nucleari di vecchia generazione), che poi necessitano di essere smaltite.
Qual è il grande vantaggio di questo processo?
Senza dubbio, è l’enorme efficienza del meccanismo di produzione energetica. La quantità di combustibile necessario ad alimentare il processo di fusione è infinitamente inferiore rispetto alle quantità di uranio utilizzato nelle centrali a fissione nucleare. La reazione di fusione di due nuclei leggeri di idrogeno, sotto forma dei suoi due isotopi, deuterio e trizio, libera circa l’80% dell’energia contenuta nei due nuclei originari. Si tratta di una quantità di energia enorme se paragonata a quella rilasciata nei processi chimici di combustione (gas, carbone, olio) o dalla fissione dell’uranio. L’idrogeno si trova in grandi quantità nell’acqua, mentre per produrre uno dei due isotopi, il trizio, si utilizza il litio, un minerale ampiamente diffuso nella crosta terrestre e già utilizzato per realizzare le batterie di ultima generazione.
Quali sono gli elementi che rendono sicura una centrale a fusione nucleare?
Anche nella prospettiva che si dovesse verificare il peggiore degli incidenti (per esempio, un attentato ai danni della centrale), non sarà mai necessario evacuare la popolazione circostante, proprio per la ridotta quantità di combustibile utilizzato. Inoltre, non è fisicamente possibile che si verifichi una reazione a catena: qualsiasi evento imprevisto dovesse accadere, la reazione di fusione si spegne da sola.
Quanto tempo ci vorrà per vedere in funzione una centrale a fusione nucleare economicamente sostenibile?
A Cadrache (Francia), dove è stata avviata la costruzione di un impianto sperimentale di fusione, si sono dati tempo fino al 2035 per vedere in funzione il prototipo Demo, che testerà la generazione di energia elettrica in rete. Ragionevolmente, risultati stabili si avranno nella seconda metà del secolo.
(a cura di Alessandro Zuin)