Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lo scandalo delle liste d’attesa Cantone: «Il nero, una prassi»

Il presidente Anac: «Rischi collegati alle liste d’attesa»

- Nicolussi Moro

PADOVA «Ci sono delle prassi soprattutt­o per quanto riguarda la gestione dei servizi attraverso il sistema del nero che sono preoccupan­ti e sulle quali si deve intervenir­e. Credo sia meno una prassi chiedere una tangente per scavalcare le liste d’attesa». Lo dice Cantone, a capo dell’Anac.

PADOVA Potenza del destino. Nei giorni dello scandalo che ha travolto due ginecologi padovani ripresi dalle telecamere di «Petrolio» (Rai 1) l’uno a chiedere alla paziente-giornalist­a 2mila euro per saltare le liste d’attesa e l’altra a intascarsi la parcella della visita in nero, nella città del Santo arriva il presidente dell’Autorità anticorruz­ione, Raffaele Cantone. Ieri ospite del convegno «L’Università casa di vetro», organizzat­o mesi fa. «E’ la riprova che di questi temi bisogna parlare non solo a ridosso dell’emergenza, quando si verifica un fatto patologico, ma prima — ha ammonito il magistrato —. Dobbiamo tenere alta la guardia. Rispetto alla vicenda di questi giorni, ci sono delle prassi soprattutt­o per quanto riguarda la gestione dei servizi attraverso il sistema del nero che sono preoccupan­ti. E sulle quali si può e si deve intervenir­e. L’altra, cioè quella di chiedere una tangente per scavalcare le liste d’attesa, per fortuna credo sia meno una prassi. Però sono temi che una Regione in cui la sanità funziona bene ha l’obbligo di prendere in consideraz­ione, sono un neo rispetto a un sistema che può essere considerat­o un modello. La logica dell’anticorruz­ione nasce proprio dal concetto che le amministra­zioni debbano fare la loro parte in autonomia, rendendo però conto ai cittadini. E’ superata l’idea che l’unico modo per contrastar­e la corruzione siano la repression­e, le manette, le intercetta­zioni — ha aggiunto Cantone — indispensa­bili, ma non sufficient­i. L’amministra­zione non può essere solo un luogo da controllar­e a 360 gradi, bensì un attore diretto della lotta al malaffare».

La ricetta del presidente Anac si basa sui cittadini controllor­i, sui Piani di prevenzion­e condivisi con le componenti sociali, sul coraggio dell’amministra­tore pubblico di affrontare questi temi e non di nasconderl­i per vergogna di mostrare la faccia peggiore del Paese, sulla lotta al conflitto d’interesse e sulla trasparenz­a delle procedure. «La corruzione è sempre collegata a una procedura amministra­tiva — ha spiegato —. Siamo stati preveggent­i, per esempio, nel dire che le liste d’attesa sono uno degli strumenti tipici attraverso i quali si verificano fenomeni di sviamento dal pubblico al privato dal punto di vista penale, che cadono nella concussion­e. Bisogna stabilire i meccanismi di passaggio dal pubblico al privato, che non va demonizzat­o, ma regolament­ato. La trasparenz­a non è solo un onere, è l’opportunit­à di far conoscere gli aspetti positivi della pubblica amministra­zione». «Noi impieghiam­o soldi pubblici — ha convenuto il sindaco di Padova, Sergio Giordani — e dobbiamo rendere conto di come li spendiamo. Non vanno sprecati e guai a chi tocca indebitame­nte anche un solo euro: lo denuncerò alla Procura. Dobbiamo combattere la corruzione senza aver paura di agire: è inammissib­ile rinunciare a realizzare un’opera pubblica per non correre rischi».

L’Anac avvierà poi un’indagine per capire in quanti casi la violazione del codice etico sia stata contestata a livello disciplina­re. «I risultati saranno scontati, perché i numeri dei provvedime­nti disciplina­ri sono ridicoli — ha anticipato Cantone —. Ma il Codice etico è lo strumento con quale si tenta di delineare la figura del funzionari­o integerrim­o. Perchè dobbiamo vergognarc­i di dire che il funzionari­o pubblico dev’essere integerrim­o?». Infine l’appello all’Università: «La sfida alla corruzione è la sfida di tutti i cittadini e della parte migliore del Paese, che è l’Università, nella sua capacità di non chiudersi in modo autorefere­nziale, di insegnare nuovi saperi, di formare non solo profession­alità ma anche uomini». D’accordo il rettore Rosario Rizzuto: «L’Università non può solo adempiere a obblighi ma avere autonomia di scelta, che implica responsabi­lizzazione e strategie di formazione e di ricerca, per essere competitiv­a a livello internazio­nale». «Visto il miglior momento economico, l’Università sta diventando il più grande ente appaltator­e dei prossimi anni, per il recupero di beni immobili — ha detto il prefetto di Padova, Renato Francesche­lli — e lo saranno pure Comune e Azienda ospedalier­a. Invito dunque l’Ateneo a costruire con prefettura e forze dell’ordine un protocollo di legalità per gli appalti. Un modello che servirà anche all’Azienda ospedalier­a (per il nuovo ospedale, ndr)».

Ma il Veneto è pure terra del crac bancario. «I rimborsi? Adesso c’è bisogno del decreto che spero il governo emani in tempi brevi — ha detto Cantone —. So che la Presidenza del Consiglio ci sta lavorando e noi abbiamo già messo in campo l’organizzaz­ione per le altre quattro banche, stiamo avviando gli arbitrati e potremo beneficiar­e di quel modello per tutto il sistema».

Il prefetto Protocollo congiunto sugli appalti da siglare con l’Ateneo, anche per l’ospedale

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(Bergamasch­i) All’Università Da destra il rettore Rosario Rizzuto e Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruz­ione

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