Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Parlamentarie M5s, esordio nel caos
Sito in tilt, candidati «a loro insaputa». Gli esclusi: «E adesso azioni legali»
VENEZIA Rousseau, la piattaforma attorno a cui ruota la vita del Movimento 5 Stelle e su cui gli iscritti ieri erano chiamati a votare i loro candidati per il parlamento, ha esordito nel caos: sito in tilt, candidati «a loro insaputa», «anomalie» denunciate in tutto il Veneto dagli esponenti dell’ala «ortodossa» che parlano di «caos totale», «fatti di una gravità inaudita», «votazioni eterodirette» e addirittura di «epurazione virtuale». E minacciano azioni legali.
VENEZIA «Io ho votato, con il cuore ma anche con la testa. Buon voto a tutti!». Eh, buon voto a tutti... La faceva facile ieri mattina Jacopo Berti, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione e luogotenente di Luigi Di Maio in Veneto, massimo esponente dell’ala «governista» nella nostra regione. Già pochi minuti dopo il suo cinguettio su Twitter, Rousseau, la piattaforma attorno a cui ruota la vita del Movimento e su cui gli iscritti possono votare fino a stasera i loro candidati per il parlamento, era in tilt. Il sito non si caricava e se si caricava, non funzionava. Impossibile accedervi e quindi scegliere il proprio beniamino tra i 600 pronti a fare le valige per Roma (400 sono in lizza per il Senato, 200 per la Camera).
E l’accesso è stato, paradossalmente, il problema minore (al riguardo si attendono indicazioni dallo «Staff», che già alla viglia delle Parlamentarie aveva messo in conto di poter prolungare le operazioni fino alle 14 di domani in caso di «code ai seggi»). Ben peggiori sono le «anomalie» denunciate in tutto il Veneto dagli esponenti dell’ala «ortodossa», che dietro promessa dell’anonimato - in questi giorni era sufficiente che un candidato parlasse con i giornalisti per essere messo fuori rosa - parlano di «caos totale», «fatti di una gravità inaudita», «votazioni eterodirette» e addirittura di «epurazione virtuale», perché il sospetto è che dietro i «problemi tecnici» si celi in realtà la precisa volontà di escludere dalla corsa i nomi sgraditi, ma potenzialmente vincenti, a favore di altri più deboli, ma in linea col candidato premier.
Dai vertici del Movimento, a cominciare da Berti, nessun commento, anche se c’è chi fa notare che i problemi hanno riguardato tutta Italia, non soltanto il Veneto, e pensare ad una qualunque regia è un puro esercizio di fantasia visto che i pasticci hanno coinvolto pure alcuni esponenti vicini a Di Maio. E però dal Padovano al Veneziano, dal Rodigino al Trevigiano, sono molti gli episodi che non quadrerebbero: gente con le carte in regola per la candidatura esclusa a sorpresa, come accaduto in Polesine (in realtà, tutto è accaduto «a sorpresa» visto che fino a ieri, come detto, i candidati non potevano farsi pubblicità e nessuno poteva accedere a Rousseau per dare un’occhiata a candidati, profili e curricula); gente candidata a sua insaputa, che potrebbe ritrovarsi su un treno per la capitale senza mai neppure aver comprato il biglietto, come successo nel Veneziano (tra i malcapitati anche la madre della consigliera regionale Erika Baldin); gente «mai vista ai MeetUp, alle manifestazioni, alle iniziative del Movimento - raccontano gli attivisti infuriati - a cui è stato dato il via libera alla candidatura»; ci sarebbero poi casi di «aggiustamenti in corsa» delle regole, come quello che ha permesso a Francesca Betto, pentastellata molto conosciuta a Padova (è stata consigliere comunale e a lungo in predicato di correre come sindaco), di candidarsi alla Camera anziché al Senato, come previsto dal regolamento per tutti coloro che hanno più di 40 anni. «Una decisione - spiegano dal Movimento - resa necessaria dallo squilibrio di candidati, uomini e donne, tra Senato e Camera». Altre correzioni riguarderebbero persone già candidate da altri partiti dal 2009 in poi, ma è possibile che queste vengano escluse dai controlli successivi.
Tant’è, sul piano politico, complici le dichiarazioni di Di Maio sul «potere di scrematura» che gli sarebbe riconosciuto, c’è chi pensa che queste votazioni così complicate siano in realtà un primo strumento per «fare pulizia» nel Movimento degli ortodossi (in tal senso, nelle chat che ribollono, c’è chi fa notare che Rousseau, gestito da un triumvirato di fedelissimi di Grillo e Casaleggio tra cui l’europarlamentare trevigiano David Borrelli, in ultima istanza appartiene all’associazione primigenia di Genova e rimanda alla Casaleggio & Associati). Sul piano tecnico, si vedrà come proseguirà la votazione oggi, ma c’è già chi chiede che la votazione sia invalidata e chi addirittura minaccia azioni legali, sia in sede regionale che nazionale.